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Reati edilizi zona sismica: quando l’appello è nullo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per reati edilizi in zona sismica. La Corte ha ritenuto i motivi di appello, in particolare quello sulla prescrizione del reato, troppo generici e privi di indicazioni specifiche. La sentenza sottolinea che la richiesta di sanatoria non equivale a ravvedimento e non garantisce le attenuanti generiche, specialmente in presenza di precedenti penali.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Costruire Senza Permessi: l’Appello Generico è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7034 del 2025, ha ribadito un principio fondamentale in materia di reati edilizi in zona sismica: un ricorso basato su motivi generici e non specifici è destinato all’inammissibilità. La decisione offre importanti spunti sulla natura dei reati edilizi, sul calcolo della prescrizione e sulla valutazione della condotta dell’imputato.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di un imprenditore. L’imputato era stato ritenuto colpevole per aver realizzato due unità immobiliari a uso abitativo in una zona classificata come sismica senza aver depositato il preavviso scritto allo Sportello unico per l’edilizia e, soprattutto, senza aver ottenuto la preventiva autorizzazione dell’Ufficio tecnico regionale. Tali omissioni integrano le contravvenzioni previste dagli articoli 93, 94 e 95 del Testo Unico dell’Edilizia (d.P.R. 380/2001).

L’imputato, condannato in primo grado al pagamento di un’ammenda, aveva proposto appello. Tuttavia, poiché la legge prevede che le sentenze di condanna alla sola pena dell’ammenda siano direttamente ricorribili per cassazione, la Corte d’Appello ha correttamente trasmesso gli atti alla Suprema Corte, qualificando l’impugnazione come ricorso.

I Motivi del Ricorso e i reati edilizi in zona sismica

La difesa dell’imputato aveva articolato il ricorso su tre punti principali:

1. Intervenuta Prescrizione: Si sosteneva che i reati fossero ormai estinti per decorrenza dei termini. Secondo la difesa, il Tribunale avrebbe errato nel calcolare il momento consumativo dei reati, che, essendo di natura permanente, si protrae fino a quando non cessa la condotta illecita. La difesa indicava come termine finale della consumazione il momento della presentazione dell’istanza di sanatoria o, al più, quello di ultimazione dei lavori.
2. Errata Commisurazione della Pena: L’imputato lamentava una pena eccessiva e la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche. A suo avviso, il giudice non avrebbe considerato positivamente la presentazione dell’istanza di sanatoria, gesto interpretato come un’autodenuncia.
3. Vizio Procedurale: Con un motivo aggiunto, la difesa contestava la trasmissione degli atti alla Cassazione, sostenendo che l’appello avrebbe dovuto essere trattato nel merito dalla Corte d’Appello.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, smontando punto per punto le argomentazioni difensive.

Genericità del Motivo sulla Prescrizione

Il motivo principale, relativo alla prescrizione, è stato giudicato “del tutto generico”. La Corte ha evidenziato come la difesa non avesse fornito alcuna indicazione precisa sulle date di completamento dell’opera o di presentazione dell’autorizzazione. Questa mancanza ha reso impossibile per i giudici valutare concretamente la fondatezza dell’eccezione. Un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere una critica specifica e puntuale alla sentenza impugnata, non limitarsi a enunciazioni di principio.

Infondatezza della Doglianza sulla Pena

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha definito il trattamento sanzionatorio “assai indulgente” e ha chiarito un aspetto cruciale: la richiesta di sanatoria non è indice automatico di ravvedimento. Spesso, essa serve unicamente a mettere l’immobile al sicuro da eventuali ordini di demolizione. Inoltre, i giudici hanno sottolineato che l’imputato era gravato da precedenti penali specifici, un fattore che “connota negativamente la sua personalità” e giustifica il diniego delle attenuanti generiche.

Correttezza della Procedura di Appello

Infine, il motivo procedurale è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte d’Appello non aveva dichiarato l’appello inammissibile, ma si era limitata ad applicare correttamente la legge (art. 568, comma 5, c.p.p.), che impone la trasmissione degli atti alla Cassazione quando l’impugnazione è proposta contro una sentenza che applica la sola pena dell’ammenda. L’inammissibilità del ricorso principale ha poi travolto, per estensione, anche i motivi nuovi.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza l’idea che la tutela del territorio, specialmente in aree a rischio sismico, è un bene giuridico di primaria importanza. La decisione della Cassazione costituisce un monito per chi intende impugnare una condanna: i motivi di ricorso devono essere specifici, dettagliati e supportati da elementi concreti. La genericità non paga e conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Inoltre, viene chiarito che le scappatoie formali, come una richiesta di sanatoria, non sono sufficienti a dimostrare un reale cambiamento di condotta e a ottenere benefici di legge, soprattutto quando il profilo dell’imputato è già segnato da precedenti specifici.

Quando si consuma un reato edilizio permanente come la costruzione senza permessi in zona sismica?
La sentenza non stabilisce una regola fissa, ma chiarisce che per contestare la durata della consumazione ai fini della prescrizione, è necessario fornire date precise e circostanziate nel ricorso. La condotta illecita, in un reato permanente, cessa quando viene meno l’offesa, ad esempio con la demolizione o con la piena regolarizzazione secondo legge.

Presentare una domanda di sanatoria edilizia garantisce la concessione delle attenuanti generiche?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che la richiesta di sanatoria non è di per sé indice di ravvedimento, in quanto può essere motivata dal semplice interesse a evitare un ordine di demolizione. La sua valutazione è a discrezione del giudice, che terrà conto di altri elementi, come la presenza di precedenti penali.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile per genericità?
Un ricorso è considerato generico, e quindi inammissibile, quando non formula una critica specifica e argomentata contro la decisione impugnata, ma si limita a riproporre le stesse tesi difensive o a lamentare errori in modo vago, senza fornire gli elementi di fatto e di diritto necessari a sostenere la propria posizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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