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Reati della stessa indole: la guida della Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale di Milano che negava l’estinzione di una pena per prescrizione. Il giudice di merito aveva omesso di valutare se il nuovo reato commesso dal condannato fosse della ‘stessa indole’ del precedente, un requisito fondamentale previsto dall’art. 172 del codice penale. La sentenza chiarisce che tale valutazione è imprescindibile e deve basarsi sui criteri oggettivi e soggettivi indicati dall’art. 101 c.p., ribadendo che la mera esistenza di una nuova condanna non basta a impedire l’effetto estintivo della pena.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reati della Stessa Indole: Quando un Nuovo Reato Impedisce l’Estinzione della Pena?

La recente sentenza n. 47387/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sul concetto di reati della stessa indole e sul suo ruolo nel determinare l’estinzione della pena per prescrizione. La Corte ha stabilito che, per negare tale estinzione a causa di una nuova condanna, il giudice deve obbligatoriamente verificare che il nuovo reato sia della medesima natura del precedente, non potendosi limitare a una mera constatazione della recidiva. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione fondamentale.

I Fatti del Caso: Dalla Revoca della Sospensione alla Questione della Prescrizione

Il caso trae origine dal ricorso di un uomo contro un’ordinanza del Tribunale di Milano. Tale provvedimento aveva revocato il beneficio della sospensione condizionale della pena, concesso anni prima per un reato di omicidio colposo. Il ricorrente non contestava la revoca, bensì la mancata dichiarazione di estinzione della pena per prescrizione.

Secondo la difesa, sebbene il giudice dell’esecuzione avesse correttamente calcolato il termine decennale di prescrizione, aveva errato nell’applicare la causa ostativa prevista dall’art. 172 del codice penale. Questa norma impedisce l’estinzione della pena se, durante il tempo necessario a prescrivere, il condannato commette un altro delitto della stessa indole. Nel caso specifico, la nuova condanna riguardava un reato in materia di stupefacenti, mentre la precedente era per omicidio colposo: due fattispecie che, secondo il ricorrente, non potevano essere considerate della stessa natura.

L’Importanza della Valutazione sui Reati della Stessa Indole

Il cuore della questione giuridica risiede nella corretta interpretazione e applicazione del concetto di reati della stessa indole. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, censurando l’operato del Tribunale di Milano per aver completamente omesso qualsiasi valutazione su questo punto cruciale.

Il Riferimento all’Art. 101 del Codice Penale

La Suprema Corte ha ribadito che, per definire l’indole di un reato, è necessario fare riferimento all’art. 101 del codice penale. Secondo questa norma, la ‘stessa indole’ non si configura solo quando i reati violano la medesima disposizione di legge. La nozione è più ampia e ricomprende anche i casi in cui i reati presentano profili di omogeneità:

* Sul piano oggettivo: in relazione al bene giuridico tutelato e alle modalità esecutive.
* Sul piano soggettivo: in relazione ai motivi a delinquere che hanno avuto un’efficacia causale nella decisione criminosa.

L’Errore del Giudice dell’Esecuzione

Il giudice dell’esecuzione si era limitato a verificare l’esistenza di una successiva condanna, ritenendola di per sé sufficiente a impedire la prescrizione della pena. Questo approccio, secondo la Cassazione, è errato. La legge richiede una condizione ulteriore e specifica: che il nuovo delitto sia della stessa indole. L’omissione di questa indagine rende il provvedimento illegittimo.

Le Motivazioni della Decisione: Un Obbligo di Valutazione Non Delegabile

La Corte ha sottolineato che la condizione della commissione di un nuovo delitto della stessa indole è necessaria ma non sufficiente per impedire l’effetto estintivo della prescrizione. È altrettanto necessario che il giudice compia un’analisi comparativa tra le due fattispecie di reato per verificarne l’omogeneità secondo i criteri dell’art. 101 c.p. Nel caso di specie, il Tribunale di Milano non ha effettuato alcuna indagine sull’identità di indole dei reati sanzionati (omicidio colposo e reato in materia di stupefacenti), rendendo la sua decisione viziata. Per questo motivo, la Corte ha annullato l’ordinanza impugnata con rinvio, affinché il Tribunale di Milano possa procedere a un nuovo giudizio, questa volta compiendo la valutazione omessa.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza riafferma un principio di garanzia fondamentale nel diritto penale esecutivo. La mera commissione di un nuovo reato non può automaticamente precludere l’accesso a un istituto come l’estinzione della pena. I giudici hanno il dovere di condurre un’analisi approfondita e motivata sulla natura dei reati, evitando automatismi che potrebbero ledere i diritti del condannato. La decisione chiarisce che la valutazione sulla ‘stessa indole’ è un passaggio logico-giuridico imprescindibile, che richiede un esame concreto delle singole fattispecie, sia dal punto di vista oggettivo che soggettivo. Per i professionisti del diritto, ciò significa porre sempre la massima attenzione a questo aspetto nei giudizi di esecuzione, evidenziando le differenze tra i reati per sostenere l’applicabilità dell’estinzione della pena.

Per impedire l’estinzione di una pena, è sufficiente che il condannato commetta un qualsiasi altro reato nel periodo di prescrizione?
No, non è sufficiente. Secondo la Corte di Cassazione, l’art. 172 del codice penale richiede che il nuovo reato commesso sia un delitto ‘della stessa indole’ di quello per cui è stata inflitta la pena originaria.

Come si determina se due reati sono ‘della stessa indole’?
Ci si deve riferire all’art. 101 del codice penale. Due reati sono della stessa indole non solo se violano la stessa legge, ma anche se presentano profili di omogeneità sul piano oggettivo (bene tutelato, modalità di esecuzione) o sul piano soggettivo (motivi a delinquere).

Cosa succede se il giudice dell’esecuzione non valuta se i reati sono della stessa indole?
Se il giudice omette questa valutazione e si limita a constatare la presenza di una nuova condanna, il suo provvedimento è errato e può essere annullato, come avvenuto in questo caso. La valutazione sull’identità di indole è un passaggio necessario e non può essere tralasciato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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