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Rappresentanza legale dell’ente: quando è valida?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9243/2025, ha stabilito che l’istanza di riesame contro un sequestro preventivo è ammissibile anche se presentata dal difensore nominato dal legale rappresentante indagato per il reato presupposto. La condizione è che l’ente non abbia ricevuto alcuna comunicazione formale del procedimento a suo carico per responsabilità amministrativa (ex D.Lgs. 231/2001). In assenza di tale notifica, la rappresentanza legale dell’ente non è viziata dall’incompatibilità e l’ente agisce come un terzo per la difesa dei propri beni.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rappresentanza legale dell’ente e sequestro: la Cassazione fa chiarezza

Quando i beni di una società vengono sequestrati nell’ambito di un’indagine penale che coinvolge anche il suo amministratore, sorge una domanda cruciale: può lo stesso amministratore, in quanto indagato, nominare un avvocato per difendere la società? La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, offre un’importante delucidazione sul tema della rappresentanza legale dell’ente nel procedimento penale, stabilendo un principio a tutela del diritto di difesa della persona giuridica.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’ordinanza di un Tribunale che aveva dichiarato inammissibile la richiesta di riesame presentata nell’interesse di una società a responsabilità limitata. La società aveva subito un sequestro preventivo su quote sociali e patrimonio aziendale nell’ambito di un’indagine per traffico illecito di rifiuti. Il legale rappresentante della società era, a sua volta, indagato per il medesimo reato, considerato ‘reato presupposto’ per la responsabilità amministrativa dell’ente ai sensi del D.Lgs. 231/2001.

Il Tribunale del riesame aveva ritenuto che, essendo il legale rappresentante indagato, sussistesse una condizione di incompatibilità che gli impediva di nominare un difensore per la società, rendendo di fatto invalida l’impugnazione.

La questione sulla rappresentanza legale dell’ente

Il cuore della controversia giuridica risiede nell’interpretazione dell’articolo 39 del D.Lgs. 231/2001. Questa norma stabilisce che l’ente partecipa al procedimento penale con il proprio legale rappresentante, a meno che quest’ultimo non sia indagato per il reato presupposto. In tale ipotesi, si crea un conflitto di interessi e l’ente deve nominare un soggetto diverso per la propria rappresentanza processuale.

La difesa della società ha sostenuto davanti alla Cassazione che tale divieto non potesse applicarsi nel caso di specie, poiché né la società né il suo legale rappresentante avevano mai ricevuto una formale ‘informazione di garanzia’ o qualsiasi altra comunicazione che attestasse la pendenza di un procedimento a carico dell’ente stesso. Senza questa conoscenza, l’ente non poteva essere consapevole della necessità di sostituire il proprio rappresentante legale e, di conseguenza, agiva legittimamente per tutelare i propri beni come un ‘terzo’ estraneo al procedimento.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza impugnata e chiarendo un principio fondamentale. I giudici hanno stabilito che il divieto di rappresentanza previsto dall’art. 39 del D.Lgs. 231/2001 non si applica automaticamente, ma è subordinato alla conoscenza effettiva, da parte dell’ente, della pendenza di un procedimento a suo carico.

Secondo la Corte, finché l’autorità giudiziaria non comunica formalmente all’ente il suo status di soggetto sottoposto a indagini, l’ente stesso deve essere considerato come un ‘terzo’ rispetto al procedimento penale a carico della persona fisica. In questa veste, ha il pieno diritto di agire per la restituzione dei propri beni sequestrati attraverso il suo legale rappresentante, anche se quest’ultimo è indagato. Non può essere imposto all’ente un ‘onere di informarsi’ autonomamente sulla propria posizione processuale.

La Cassazione sottolinea che è l’autorità giudiziaria ad avere l’obbligo di notificare gli atti del procedimento all’ente. Solo dal momento in cui l’ente riceve tale comunicazione (ad esempio, l’informazione di garanzia) scatta l’incompatibilità del legale rappresentante indagato. A quel punto, per poter proseguire validamente l’azione legale (come il riesame già avviato), l’ente dovrà regolarizzare la propria posizione, costituendosi in giudizio con un nuovo rappresentante non incompatibile.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche per la difesa delle persone giuridiche. In primo luogo, rafforza il diritto di difesa dell’ente, impedendo che possa essere pregiudicato da un’inadempienza dell’autorità giudiziaria, quale la mancata comunicazione della pendenza del procedimento. In secondo luogo, delinea una chiara sequenza procedurale:

1. Prima della notifica: L’ente ignaro del procedimento a suo carico può legittimamente impugnare un sequestro tramite il suo legale rappresentante, anche se indagato. L’istanza di riesame è ammissibile.
2. Dopo la notifica: Una volta informato, l’ente deve sanare la situazione di incompatibilità. La nomina del difensore effettuata in precedenza dovrà essere ‘validata’ attraverso una formale costituzione in giudizio con un rappresentante idoneo, pena l’inefficacia degli atti successivi.

In conclusione, la Corte di Cassazione ha bilanciato l’esigenza di evitare conflitti di interesse con la necessità di garantire all’ente, ritenuto ‘terzo’ fino a prova contraria, la possibilità di difendere immediatamente i propri diritti patrimoniali lesi da un provvedimento di sequestro.

Può il legale rappresentante di una società, indagato per un reato, nominare un avvocato per impugnare un sequestro a carico della società stessa?
Sì, ma solo se al momento della nomina e dell’impugnazione né lui né la società hanno ricevuto una comunicazione formale della pendenza di un procedimento per responsabilità amministrativa a carico dell’ente ai sensi del D.Lgs. 231/2001.

Cosa succede quando una società scopre di essere indagata ai sensi del D.Lgs. 231/2001 dopo aver già impugnato un sequestro?
La nomina del difensore fatta dal legale rappresentante indagato perde efficacia. L’ente deve costituirsi formalmente in giudizio nominando un nuovo rappresentante (non incompatibile) o conferendo una procura speciale, altrimenti l’azione legale non può proseguire validamente.

Ha l’obbligo una società di informarsi autonomamente se è indagata prima di impugnare un sequestro?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non si può ritenere esistente un onere per l’ente di informarsi di propria iniziativa. È l’autorità giudiziaria che ha l’obbligo di comunicare formalmente la pendenza del procedimento all’ente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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