LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rapina o furto con strappo: la violenza sulla persona

La Corte di Cassazione conferma la condanna per rapina aggravata nei confronti di un’imputata che aveva strappato del denaro dalle mani di una persona anziana. Il caso chiarisce la distinzione tra rapina o furto con strappo: secondo i giudici, si configura la rapina perché la violenza è stata esercitata direttamente sulla vittima e non solo sull’oggetto sottratto. La successiva colluttazione per garantirsi la fuga è stata ritenuta irrilevante ai fini della qualificazione del reato, già perfezionatosi con la violenza iniziale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rapina o Furto con Strappo? La Cassazione Chiarisce la Differenza

La distinzione tra rapina o furto con strappo rappresenta una delle questioni più dibattute nelle aule di giustizia. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 7320/2025, torna sul tema, offrendo un’analisi chiara su quale sia l’elemento decisivo per qualificare il reato: la direzione della violenza. Il caso esaminato riguarda una donna condannata per aver strappato del denaro dalle mani di una persona anziana all’interno della sua abitazione.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un episodio avvenuto nell’abitazione di una donna di oltre sessantacinque anni. Un’intrusa, dopo essere entrata in casa, le ha strappato di mano delle banconote. La reazione della vittima è stata immediata: è riuscita a chiudere a chiave la porta d’ingresso, bloccando la fuga dell’aggressore. Ne è seguita una colluttazione durante la quale l’imputata ha cercato di sottrarre le chiavi alla vittima per poter scappare.

Sia il Giudice per l’Udienza Preliminare che la Corte d’Appello hanno qualificato il fatto come rapina aggravata, condannando l’imputata a tre anni di reclusione, oltre alla pena pecuniaria. La difesa, tuttavia, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo una diversa ricostruzione giuridica.

La Tesi Difensiva: Semplice Furto e Violenza Successiva

Secondo l’avvocato difensore, l’azione iniziale consisteva in un semplice furto con strappo (art. 624-bis c.p.), in quanto la violenza sarebbe stata esercitata solo sulla res (le banconote) e non sulla persona. La successiva colluttazione, finalizzata unicamente a ottenere le chiavi per la fuga, rappresenterebbe un evento distinto e non menzionato nel capo d’imputazione. Di conseguenza, si chiedeva la riqualificazione del reato in una fattispecie meno grave.

La Valutazione tra Rapina o Furto con Strappo della Corte

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la condanna per rapina. I giudici hanno sottolineato come il ricorso si limitasse a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza introdurre nuovi elementi di diritto. La decisione si fonda sulla cosiddetta “doppia conforme”, ovvero due sentenze di merito che giungono alle medesime conclusioni, rafforzando la validità della ricostruzione dei fatti e della qualificazione giuridica.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha chiarito il punto centrale della questione. Il nucleo violento dell’azione non è stato individuato nella colluttazione per le chiavi, ma nello stesso atto iniziale di strappare il denaro dalle mani della vittima. Questo gesto, secondo i giudici, non può essere considerato come una violenza esercitata solo sulla cosa, perché implica necessariamente un contatto fisico e una forza applicata direttamente contro la persona che detiene il bene.

La sentenza specifica che l’oggetto della violenza è stata la persona offesa, non le banconote. La forza usata è stata tale da far cadere il denaro a terra, costringendo l’imputata a raccoglierlo mentre la vittima reagiva. Questo elemento è sufficiente per integrare il reato di rapina (art. 628 c.p.), che richiede appunto che la violenza sia usata sulla persona per impossessarsi della cosa mobile altrui.

A corroborare l’esistenza di una colluttazione, i giudici hanno citato il rinvenimento sul pavimento di una cartellina portadocumenti e altri oggetti appartenenti alla vittima, caduti durante l’aggressione. La violenza successiva, finalizzata a conquistare la fuga, è stata ritenuta irrilevante per la qualificazione del reato, poiché la rapina si era già perfezionata con lo strappo iniziale delle banconote.

Le Conclusioni: il Principio di Diritto

Con questa pronuncia, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: per distinguere tra rapina o furto con strappo, occorre analizzare la direzione della forza impiegata. Se l’energia è rivolta esclusivamente a vincere la resistenza che la cosa oppone alla sua sottrazione (ad esempio, strappare una borsa dalla spalla), si ha furto con strappo. Se, invece, la forza si manifesta come coercizione fisica diretta sulla persona che detiene l’oggetto, si configura il più grave reato di rapina. Lo strappo di denaro tenuto in mano rientra, secondo questo orientamento consolidato, in quest’ultima categoria.

Qual è la differenza fondamentale tra furto con strappo e rapina secondo questa sentenza?
La differenza risiede nell’oggetto della violenza. Si ha furto con strappo quando la violenza è diretta esclusivamente sulla cosa che si intende sottrarre. Si configura, invece, la rapina quando la violenza è usata direttamente contro la persona per impossessarsi del bene.

Strappare del denaro direttamente dalle mani di una persona è considerato furto o rapina?
Secondo la Corte di Cassazione, l’atto di strappare denaro dalle mani di una persona costituisce rapina. Questo perché la forza viene inevitabilmente applicata sul corpo della vittima che detiene le banconote, integrando così la violenza alla persona richiesta dall’art. 628 del codice penale.

La violenza usata per assicurarsi la fuga dopo aver sottratto un bene è rilevante per qualificare il reato come rapina?
In questo caso specifico, la Corte ha ritenuto irrilevante la violenza usata per la fuga ai fini della qualificazione del reato. La rapina si era già consumata con la violenza iniziale esercitata sulla vittima per strapparle il denaro. La colluttazione successiva non modifica la natura del reato già perfezionato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati