LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rapina lieve: richiesta tardiva inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per rapina. La richiesta di applicare la nuova attenuante della rapina lieve è stata respinta perché non sollevata tempestivamente in appello. La Corte ha ribadito la distinzione tra rapina e furto con strappo, confermando che la violenza diretta alla persona qualifica il reato più grave. Inoltre, ha specificato che il fine di profitto non deve essere necessariamente patrimoniale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rapina Lieve: I Limiti Temporali per Far Valere i Propri Diritti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato temi cruciali in materia di reati contro il patrimonio, chiarendo i confini procedurali per l’applicazione della nuova attenuante della rapina lieve. Con la sentenza n. 17875/2025, i giudici hanno dichiarato inammissibile un ricorso, sottolineando un principio fondamentale: le questioni giuridiche, anche quelle derivanti da nuove pronunce della Corte Costituzionale, devono essere sollevate tempestivamente nel grado di giudizio appropriato. In caso contrario, la possibilità di farle valere viene preclusa.

I Fatti di Causa: Dalla Condanna in Primo Grado al Ricorso

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Lamezia Terme nei confronti di un uomo, ritenuto responsabile dei reati di rapina e lesioni personali aggravate. La Corte d’appello di Catanzaro, in parziale riforma, dichiarava estinto per prescrizione il reato di lesioni, ma confermava la condanna per rapina, riducendo la pena. L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva quindi ricorso per cassazione, basandolo su diversi motivi: l’errata qualificazione del fatto come rapina anziché come furto con strappo, la mancanza di un fine di profitto patrimoniale e, soprattutto, la mancata applicazione dell’attenuante della rapina lieve, introdotta dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 86 del 2024.

La Distinzione Cruciale: Rapina o Furto con Strappo?

Uno dei punti centrali del ricorso riguardava la qualificazione giuridica del fatto. La difesa sosteneva che la violenza fosse stata diretta principalmente sull’oggetto (il telefono cellulare) e solo indirettamente sulla vittima, configurando così un furto con strappo (art. 624-bis c.p.).

La Cassazione ha rigettato categoricamente questa tesi. Dalla ricostruzione dei fatti è emerso che l’imputato si era scagliato contro la vittima, scaraventandola a terra per neutralizzarne la resistenza e solo dopo si era impossessato del telefono. Questa dinamica, in cui la violenza è usata primariamente contro la persona per vincerne la resistenza e consentire la sottrazione del bene, integra pienamente gli estremi della rapina (art. 628 c.p.) e non del furto con strappo, dove la violenza si esplica quasi esclusivamente sulla cosa.

La Questione della Rapina Lieve e la Preclusione Procedurale

Il motivo di ricorso più interessante era legato alla richiesta di applicare l’attenuante della rapina lieve. La difesa lamentava che i giudici di merito non avessero tenuto conto del modesto valore del bene e della lieve entità del pregiudizio, elementi valorizzati dalla sentenza n. 86/2024 della Corte Costituzionale.

La Cassazione ha dichiarato la richiesta inammissibile per una ragione puramente procedurale. La sentenza della Corte Costituzionale era stata depositata e pubblicata prima della decisione della Corte d’appello. Pertanto, la difesa avrebbe potuto e dovuto sollevare la questione in quella sede, anche tramite motivi aggiunti. Non avendolo fatto, le è stata preclusa la possibilità di dedurre tale motivo per la prima volta in sede di legittimità. Sebbene il giudice d’appello abbia il potere di riconoscere d’ufficio determinate attenuanti, la sua mancata iniziativa, in assenza di una specifica richiesta di parte, non costituisce un vizio sindacabile in Cassazione.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su principi consolidati. In primo luogo, ha confermato la corretta qualificazione del reato come rapina, data la violenza diretta alla persona. In secondo luogo, citando una decisione delle Sezioni Unite (n. 41570/2023), ha ribadito che il “fine di profitto” richiesto per la rapina non deve essere necessariamente patrimoniale, ma può consistere in qualsiasi vantaggio o utilità, anche di natura non economica, perseguito dall’autore del reato. Infine, e con valore decisivo, ha applicato il principio della preclusione processuale: le questioni non dedotte nel giudizio di appello, pur essendo già proponibili, non possono essere sollevate per la prima volta con il ricorso per cassazione. Lo stesso ragionamento è stato applicato alla mancata concessione della sospensione condizionale della pena, anch’essa mai richiesta nel secondo grado di giudizio.

Conclusioni

La sentenza in esame offre una lezione fondamentale sulla diligenza processuale. Evidenzia come l’inerzia o l’omissione di una parte nel sollevare tempestivamente le proprie istanze possa comportare la perdita definitiva del diritto a farle valere. Anche di fronte a importanti novità normative o giurisprudenziali, come l’introduzione dell’attenuante della rapina lieve, è onere della difesa attivarle nelle sedi e nei tempi corretti. Il ricorso in Cassazione non è una terza istanza di merito, ma un giudizio di legittimità che non può sanare le omissioni strategiche o le negligenze delle fasi precedenti del processo.

Qual è la differenza fondamentale tra rapina e furto con strappo secondo la Corte?
La differenza risiede nella direzione della violenza. Si ha rapina quando la violenza è usata primariamente contro la persona per vincer-ne la resistenza e sottrarre il bene. Si ha furto con strappo, invece, quando la violenza è esercitata principalmente sulla cosa che si intende sottrarre.

Perché la richiesta di applicare l’attenuante della rapina lieve è stata respinta?
La richiesta è stata respinta perché inammissibile. La difesa non ha sollevato la questione davanti alla Corte d’appello, che era la sede competente per farlo, pur avendone la possibilità. Non è consentito presentare tale richiesta per la prima volta in Cassazione.

Il fine di profitto nel reato di rapina deve essere necessariamente di natura economica?
No. La Corte ha chiarito, richiamando una precedente sentenza delle Sezioni Unite, che il fine di profitto può consistere in qualsiasi vantaggio, anche non prettamente patrimoniale, che l’autore del reato intende conseguire dalla sua azione, come ad esempio visionare il contenuto di un cellulare sottratto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati