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Rapina lieve entità: no attenuante se grave modalità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per rapina aggravata. La richiesta di applicare l’attenuante per la rapina di lieve entità è stata respinta, poiché le modalità del crimine — uso di un’arma, concorso di più persone e particolare umiliazione della vittima — sono state ritenute incompatibili con la nozione di ridotto disvalore del fatto.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rapina di Lieve Entità: Quando le Modalità del Crimine Escludono l’Attenuante

La recente ordinanza della Corte di Cassazione, n. 18787/2025, offre un importante chiarimento sui criteri per il riconoscimento della circostanza attenuante della rapina di lieve entità. Introdotta da una pronuncia della Corte Costituzionale, questa attenuante non può essere concessa quando le modalità concrete dell’azione criminale manifestano una gravità intrinseca, anche a prescindere dall’entità del danno patrimoniale. Il caso in esame riguarda una rapina pluriaggravata in cui la Corte ha negato il beneficio a causa della particolare allarmante e umiliante condotta tenuta nei confronti della vittima.

I Fatti del Caso: Una Condanna per Rapina Aggravata

La vicenda processuale ha origine da una condanna per concorso in rapina aggravata e continuata, emessa dal G.u.p. del Tribunale di Roma. La sentenza è stata successivamente confermata in pieno dalla Corte d’appello, la quale ha ribadito la responsabilità penale dell’imputata. L’episodio criminale era stato caratterizzato da elementi di particolare gravità: era stato commesso da più persone riunite, con l’uso di un’arma e con modalità particolarmente vessatorie per la persona offesa.

Il Ricorso in Cassazione e la Questione della Rapina di Lieve Entità

La difesa dell’imputata ha presentato ricorso per cassazione, basando la propria argomentazione principale su un unico motivo: la violazione di legge per il mancato riconoscimento dell’attenuante della rapina di lieve entità. Tale attenuante, di recente introduzione giurisprudenziale, mira a mitigare il trattamento sanzionatorio per fatti che, pur rientrando nella fattispecie della rapina, presentano un disvalore complessivamente ridotto. La difesa sosteneva che i giudici di merito avessero errato nel negare tale beneficio.

Le motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le argomentazioni della difesa una mera riproposizione di quanto già dedotto e respinto in appello. Secondo gli Ermellini, il ricorso era privo di una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata.

Nel merito, la Corte ha pienamente condiviso la decisione dei giudici d’appello. Richiamando i principi stabiliti dalla Corte Costituzionale, i giudici di legittimità hanno sottolineato che la valutazione sulla lieve entità non può limitarsi al solo danno patrimoniale. È necessario considerare un insieme di fattori, tra cui «la natura, la specie, i mezzi, le modalità o circostanze dell’azione, ovvero la particolare tenuità del danno o del pericolo».

Nel caso specifico, la rapina era stata tutt’altro che di lieve entità. Le modalità erano state definite ‘particolarmente allarmanti’ perché:

1. Era stata utilizzata un’arma.
2. Il reato era stato commesso da più persone riunite.
3. La vittima era stata sottoposta a una particolare umiliazione, costretta a inginocchiarsi e a spogliarsi dei suoi averi.

Questi elementi, secondo la Corte, connotano una vicenda criminosa di elevata gravità, del tutto incompatibile con il ‘ridotto disvalore del fatto’ che giustificherebbe l’applicazione dell’attenuante.

Conclusioni

La decisione in commento ribadisce un principio fondamentale: la valutazione per la concessione dell’attenuante della rapina di lieve entità deve essere complessiva e non può prescindere dalla gravità delle modalità con cui il reato è stato perpetrato. La presenza di elementi come la violenza gratuita, l’uso di armi o condotte umilianti nei confronti della vittima costituisce un ostacolo insormontabile al riconoscimento di qualsiasi forma di ‘lieve entità’. La pronuncia conferma quindi che la tutela della dignità della persona offesa e la pericolosità sociale manifestata dagli autori del reato sono criteri centrali nella commisurazione della pena e nell’applicazione delle circostanze attenuanti.

È possibile ottenere l’attenuante della rapina di lieve entità se il danno patrimoniale è minimo?
Non necessariamente. La Corte di Cassazione ha chiarito che, oltre al danno, il giudice deve valutare tutte le circostanze dell’azione, come la natura, i mezzi e le modalità. Modalità particolarmente allarmanti o umilianti possono escludere l’attenuante anche a fronte di un danno non elevato.

Quali elementi hanno impedito il riconoscimento della rapina di lieve entità in questo caso?
Il riconoscimento dell’attenuante è stato impedito da diversi elementi: si trattava di una rapina pluriaggravata, commessa con l’uso di un’arma, con la partecipazione di più persone e caratterizzata da un contegno di particolare umiliazione verso la vittima, costretta a inginocchiarsi e a spogliarsi dei suoi averi.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati dalla difesa erano una semplice ripetizione di argomenti già esaminati e respinti dalla Corte d’appello, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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