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Rapina lieve entità: l’occasionalità è decisiva

La Corte di Cassazione ha confermato il diniego dell’attenuante della rapina lieve entità a un condannato. Nonostante il basso valore del bottino, il carattere non occasionale e abituale della condotta criminale, unito al potere di intimidazione, esclude l’applicabilità del beneficio anche a seguito della pronuncia della Corte Costituzionale.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rapina Lieve Entità: L’Abitualità del Reato Esclude lo Sconto di Pena

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande attualità: l’applicazione dell’attenuante della rapina lieve entità. A seguito di una pronuncia della Corte Costituzionale che ha introdotto questa possibilità, i giudici si trovano a dover bilanciare diversi fattori. Il caso in esame chiarisce che il solo valore esiguo del bottino non basta: se la condotta criminale è abituale e non occasionale, il beneficio non può essere concesso.

Questa decisione offre importanti spunti di riflessione su come vengono valutati i reati e sulla portata delle decisioni della Consulta nel sistema penale.

I Fatti di Causa: La Richiesta di Riduzione della Pena

La vicenda trae origine dalla richiesta di un condannato, con sentenza definitiva dal 2015 per due episodi di rapina aggravata, di vedersi ridotta la pena. La sua domanda si fondava su una successiva sentenza della Corte Costituzionale (la n. 86 del 2024), che ha dichiarato illegittimo l’articolo 628 del codice penale nella parte in cui non prevedeva una diminuzione di pena per i fatti di lieve entità.

Nel caso specifico, i beni sottratti avevano un valore modesto (50.000 lire e un telefono cellulare) e l’offesa fisica alle vittime era stata scarsa. Sulla base di questi elementi, il condannato ha avviato un incidente di esecuzione per ottenere il riconoscimento dell’attenuante e, di conseguenza, uno sconto sulla pena di 3 anni e 4 mesi di reclusione.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso in Cassazione

Il Tribunale di Pavia, pur riconoscendo l’esiguità del danno patrimoniale, ha respinto la richiesta. La motivazione del rigetto si è basata su un elemento cruciale: la non occasionalità delle condotte. Secondo il giudice, era emerso che l’imputato e il suo complice erano soliti commettere rapine ed esercitavano un concreto e abituale potere di intimidazione. Questo schema comportamentale, secondo il Tribunale, era incompatibile con il concetto di “lieve entità”.

Contro questa ordinanza, il condannato ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che la valutazione sull’occasionalità della condotta introducesse un criterio soggettivo, estraneo ai parametri oggettivi indicati dalla Corte Costituzionale (natura, mezzi, modalità dell’azione, tenuità del danno).

La Questione della Rapina Lieve Entità e l’Occasionalità

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo corretta e non viziata la valutazione del giudice dell’esecuzione. Gli Ermellini hanno chiarito che il parametro dell’occasionalità non è affatto estraneo alla valutazione della lieve entità. Hanno infatti richiamato una precedente pronuncia della Corte Costituzionale (la n. 120 del 2023 in tema di estorsione), dove si parlava espressamente di “condotte occasionali, di minimo impatto personale” come presupposto per il riconoscimento di una minore gravità del fatto.

Secondo la Cassazione, esiste una continuità di ratio tra le decisioni della Consulta in materia di estorsione e di rapina. Pertanto, considerare la non occasionalità della condotta criminale non è un’applicazione erronea della legge, ma un elemento che contribuisce a definire il disvalore complessivo del fatto.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il giudice dell’esecuzione, chiamato a valutare l’applicazione retroattiva di una norma più favorevole derivante da una sentenza della Corte Costituzionale, deve basare la sua decisione sui fatti così come sono stati accertati nel giudizio di cognizione. In questo caso, dal processo era emersa chiaramente l’abitudine dei rei a commettere rapine e il loro potere intimidatorio.

Di conseguenza, il riferimento del Tribunale alla non occasionalità della condotta non è stato arbitrario, ma fondato sulle risultanze processuali. Questo parametro, che include l’apprezzamento dell’abitualità del comportamento criminale, è stato ritenuto un indice rilevante della gravità complessiva del reato, tale da escludere la qualificazione di rapina lieve entità.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio interpretativo. Per il riconoscimento dell’attenuante della lieve entità, non è sufficiente guardare al solo risultato economico del reato. È necessaria una valutazione globale che tenga conto di tutti gli aspetti della condotta, comprese le modalità dell’azione e la personalità criminale che emerge da essa. Un comportamento abituale, che manifesta una persistente inclinazione al crimine e un consolidato potere di intimidazione, è incompatibile con la minore gravità che l’attenuante intende riconoscere. Anche in presenza di un danno patrimoniale minimo, l’allarme sociale generato da una condotta criminale seriale giustifica il mantenimento di un trattamento sanzionatorio rigoroso.

Per ottenere l’attenuante della rapina lieve entità è sufficiente che il danno economico sia minimo?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha chiarito che, oltre alla tenuità del danno, si deve valutare il contesto complessivo dell’azione, inclusa la sua occasionalità.

Il carattere abituale di un reato può impedire il riconoscimento della lieve entità?
Sì. La sentenza stabilisce che se l’autore del reato e i suoi complici erano soliti commettere rapine, esercitando un concreto potere di intimidazione, la condotta non può essere considerata di lieve entità, anche se il bottino è esiguo.

È possibile chiedere la riduzione della pena per rapina lieve entità per una sentenza già definitiva?
Sì, è possibile. A seguito della dichiarazione di incostituzionalità dell’art. 628 cod. pen., si può richiedere al giudice dell’esecuzione di applicare l’attenuante e rideterminare la pena, ma la valutazione sarà compiuta nei limiti dei fatti già accertati nel processo di cognizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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