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Rapina lieve entità: la violenza esclude l’attenuante

Un soggetto condannato per rapina per il furto di vino, commesso minacciando il personale con un coltello e aggredendo gli agenti, ha chiesto una riduzione della pena invocando l’attenuante della rapina di lieve entità. La Cassazione ha confermato il rigetto della richiesta, stabilendo che la notevole violenza usata contro le persone prevale sul modesto valore economico del bottino, escludendo così la possibilità di considerare il fatto di lieve entità.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rapina di Lieve Entità: Quando la Violenza Annulla lo Sconto di Pena

Recentemente, la Corte Costituzionale ha introdotto un’importante novità nel sistema penale: l’attenuante per la rapina di lieve entità. Questa modifica consente ai giudici di ridurre la pena per le rapine considerate meno gravi. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i confini di questa attenuante, stabilendo un principio fondamentale: una violenza significativa contro le persone esclude la lieve entità, anche se il valore della refurtiva è minimo. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un uomo condannato per rapina dopo aver sottratto undici bottiglie di vino da un ristorante. L’azione non si è limitata al semplice furto: per assicurarsi il bottino e la fuga, l’imputato ha minacciato i camerieri con un coltello a serramanico e, successivamente, ha aggredito con calci e pugni gli agenti di polizia intervenuti per fermarlo. La sua condanna era già diventata definitiva quando ha deciso di rivolgersi al giudice dell’esecuzione.

La Questione sulla Rapina di Lieve Entità

L’imputato ha chiesto una rideterminazione della pena, basandosi sulla sentenza n. 86 del 2024 della Corte Costituzionale. Questa storica pronuncia ha dichiarato l’illegittimità dell’art. 628 del codice penale nella parte in cui non prevedeva una diminuzione di pena per i fatti di rapina di lieve entità. Il ricorrente sosteneva che il suo caso, data la modesta entità del bottino, rientrasse in questa nuova fattispecie.

Tuttavia, il Tribunale, in qualità di giudice dell’esecuzione, ha respinto la richiesta. La motivazione del rigetto si è concentrata non sul valore dei beni sottratti, ma sulle modalità violente dell’azione, considerate incompatibili con il concetto di “lieve entità”.

L’Analisi della Cassazione sulla Rapina di Lieve Entità

La Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi sul ricorso dell’imputato, ha confermato la decisione del Tribunale, fornendo un’interpretazione chiara e rigorosa dei criteri per l’applicazione dell’attenuante.

Il Principio della Valutazione Complessiva

I giudici supremi hanno ribadito che il reato di rapina è “plurioffensivo”, ovvero lede più beni giuridici contemporaneamente: non solo il patrimonio, ma anche e soprattutto la libertà personale, l’integrità fisica e morale della vittima.

Di conseguenza, per stabilire se si tratta di rapina di lieve entità, il giudice non può limitarsi a considerare il valore economico di ciò che è stato rubato. È necessaria una valutazione complessiva che tenga conto di tutti gli aspetti della condotta, come indicato dalle Sezioni Unite (sent. Nafi n. 42124/2024). Gli elementi da ponderare includono:

* La natura e i mezzi dell’azione;
* Le modalità e le circostanze del fatto;
* La scarsità dell’offesa personale alla vittima;
* L’assenza di profili organizzativi.

I Limiti dell’Attenuante: la Centralità della Violenza

La Cassazione ha sottolineato che la riduzione della pena deve essere riservata a “ipotesi di lesività davvero minima”. Nel caso di specie, l’uso di un’arma come un coltello per minacciare i dipendenti e l’aggressione fisica contro gli agenti di polizia costituiscono un livello di violenza che impedisce di qualificare il fatto come lieve. La Corte ha ritenuto che queste azioni dimostrino un’offensività significativa, che va ben oltre la soglia minima richiesta per l’applicazione dell’attenuante.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda sul principio che la valutazione per il riconoscimento della lieve entità deve essere globale e non parcellizzata. Il giudice dell’esecuzione ha correttamente applicato i parametri degli articoli 132 e 133 del codice penale, considerando la gravità del reato nel suo complesso. Ha dato il giusto peso alla violenza esercitata, riconoscendo che questa componente, nel reato di rapina, è centrale. L’esiguità del danno patrimoniale è solo uno degli indici da valutare e, in questo caso, è stato superato dalla gravità dell’offesa alla persona. Il giudizio del Tribunale è stato quindi ritenuto coerente con i principi stabiliti dalla giurisprudenza costituzionale e di legittimità.

Le Conclusioni

La sentenza in esame stabilisce un punto fermo: l’attenuante della rapina di lieve entità non è un automatismo legato al basso valore della refurtiva. La sua applicazione richiede che l’intera condotta criminale, compresa la violenza o la minaccia, sia di modesta offensività. Una violenza significativa, come l’uso di un’arma o l’aggressione fisica, è un ostacolo insormontabile al riconoscimento dello sconto di pena, poiché dimostra una pericolosità e un disvalore sociale che non possono essere considerati “lievi”.

Cos’è l’attenuante della rapina di lieve entità?
È una riduzione di pena (fino a un terzo) per il reato di rapina, applicabile quando il fatto, nel suo complesso, risulta di modesta gravità. È stata introdotta a seguito di una dichiarazione di incostituzionalità della norma da parte della Corte Costituzionale (sent. n. 86/2024).

Il basso valore della refurtiva è sufficiente per ottenere l’attenuante?
No. Secondo la sentenza, il valore dei beni sottratti è solo uno degli elementi di valutazione. Il giudice deve considerare l’intera condotta, inclusa l’intensità della violenza o della minaccia esercitata contro la vittima.

Perché nel caso specifico è stata negata l’attenuante?
L’attenuante è stata negata perché, nonostante il furto riguardasse solo undici bottiglie di vino, l’imputato ha utilizzato un coltello per minacciare il personale del ristorante e ha poi aggredito fisicamente gli agenti di polizia. Questo grado di violenza è stato ritenuto incompatibile con il concetto di “lieve entità”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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