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Rapina impropria: quando si consuma il reato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8944/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per rapina impropria. La Corte ha chiarito che il reato si consuma quando, subito dopo la sottrazione, l’agente usa violenza per garantirsi il possesso della refurtiva, anche se tale possesso è solo momentaneo e non riesce a fuggire. È stata inoltre negata l’attenuante del danno di speciale tenuità, poiché nella valutazione occorre considerare non solo il valore economico, ma anche le lesioni fisiche e morali inflitte alla vittima.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rapina Impropria: Quando un Tentativo Diventa Reato Consumato?

La distinzione tra reato tentato e reato consumato è uno dei temi più dibattuti nel diritto penale, specialmente in relazione a delitti complessi come la rapina. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 8944/2024) offre chiarimenti cruciali sulla rapina impropria, specificando il momento esatto in cui il delitto si considera perfezionato. La pronuncia sottolinea come anche un possesso brevissimo della refurtiva, seguito da violenza, sia sufficiente a integrare il reato consumato.

I Fatti del Caso

Un uomo veniva condannato in primo e secondo grado per il delitto di rapina impropria. Nello specifico, l’imputato aveva aggredito una persona offesa per sottrarle la borsa e la cassa dell’azienda. Dopo essersi impossessato dei beni e averli riposti nella propria auto, aveva esercitato violenza per garantirsi la fuga, minacciando anche i passanti con un coltello. Tuttavia, a causa di un guasto al veicolo, non era riuscito ad allontanarsi e veniva bloccato dall’intervento delle forze dell’ordine.

Il Ricorso in Cassazione: I Motivi dell’Imputato

L’imputato proponeva ricorso per Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Errata qualificazione del fatto: Sosteneva si trattasse di tentata rapina e non di rapina consumata, poiché non era mai riuscito ad impossessarsi stabilmente dei beni, essendo la vittima sempre rimasta in grado di controllarli a vista e dato il mancato allontanamento dal luogo del fatto.
2. Vizio di motivazione: La difesa riteneva che la violenza fosse stata contestuale alla sottrazione e non successiva, elemento che avrebbe dovuto qualificare il fatto come rapina propria.
3. Mancato riconoscimento dell’attenuante del danno di speciale tenuità: L’esiguo valore economico della refurtiva (circa 200 euro in totale) avrebbe dovuto, a suo dire, giustificare la concessione dell’attenuante prevista dall’art. 62 n. 4 c.p.

La Decisione della Cassazione sulla rapina impropria

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e manifestamente infondato. I giudici hanno colto l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali in materia.

Consumazione del Reato vs. Tentativo

La Corte ha chiarito la differenza cruciale tra rapina propria e rapina impropria. Mentre nella rapina propria la violenza precede o accompagna la sottrazione, nella rapina impropria la violenza o la minaccia sono esercitate subito dopo la sottrazione per assicurarsi il possesso della refurtiva o per garantirsi l’impunità. Il reato di rapina impropria si consuma nel momento in cui, dopo il tentativo di sottrazione, l’agente usa la violenza, anche se l’impossessamento effettivo e stabile non si realizza.
Nel caso di specie, l’imputato aveva sottratto la borsa e la cassa e le aveva collocate nella sua auto, acquisendone il controllo esclusivo, seppur per un breve lasso di tempo. La violenza successiva era finalizzata a consolidare questo possesso e a fuggire. Il fatto che l’auto non sia partita è una circostanza successiva che non incide sulla già avvenuta consumazione del reato.

L’Esclusione dell’Attenuante del Danno di Speciale Tenuità

I giudici hanno rigettato anche il motivo relativo all’attenuante. Hanno ricordato che la rapina è un reato plurioffensivo, che lede non solo il patrimonio ma anche l’integrità fisica e la libertà morale della vittima. Pertanto, per valutare la speciale tenuità del danno, non è sufficiente considerare il solo valore economico dei beni sottratti. È necessario valutare il pregiudizio complessivo, includendo gli effetti dannosi derivanti dalla violenza. Nel caso specifico, le lesioni cagionate alla vittima (con una prognosi di 10 giorni) e le minacce al padre escludevano la possibilità di riconoscere l’attenuante.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Corte si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il reato di rapina si consuma quando la cosa sottratta entra nella sfera di dominio esclusivo dell’agente, anche per un breve periodo e nello stesso luogo della sottrazione. L’immediato intervento delle forze dell’ordine o della vittima, che costringe l’agente ad abbandonare la refurtiva, non trasforma il reato consumato in un semplice tentativo. La Corte ha sottolineato che l’imputato aveva effettivamente preso la borsa e la cassa, esercitando su di esse un potere autonomo prima di essere bloccato. La successiva violenza ha quindi perfezionato la fattispecie di rapina impropria consumata.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce con forza che il momento consumativo della rapina impropria è legato all’uso della violenza o minaccia post-sottrazione per finalità di profitto o impunità. La stabilità del possesso o la riuscita della fuga sono irrilevanti per la configurazione del reato consumato. Inoltre, viene confermato che la valutazione del danno ai fini dell’attenuante della speciale tenuità deve avere un approccio globale, che tenga conto di tutte le conseguenze negative della condotta, in primis quelle a danno della persona.

Quando si considera consumata una rapina impropria?
La rapina impropria si considera consumata quando l’autore, subito dopo la sottrazione (o il suo tentativo), esercita violenza o minaccia per garantirsi il possesso del bene o per assicurarsi l’impunità, anche se l’impossessamento stabile non si realizza.

Perché la breve durata del possesso della refurtiva non qualifica il reato come tentato?
Perché, secondo la Corte, il reato di rapina si consuma nel momento in cui la cosa sottratta cade nel dominio esclusivo del soggetto agente, anche se per un tempo molto breve e nello stesso luogo della sottrazione. L’eventuale recupero immediato della refurtiva non degrada il fatto a mero tentativo.

Perché non è stata concessa l’attenuante del danno di speciale tenuità nonostante il basso valore del denaro sottratto?
Perché la rapina è un reato plurioffensivo che lede sia il patrimonio sia l’integrità fisica e morale della persona. La valutazione del danno non può limitarsi al solo valore economico del bene, ma deve considerare anche gli effetti dannosi della violenza esercitata, come le lesioni fisiche inflitte alla vittima, che nel caso di specie erano significative.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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