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Rapina impropria: quando il reato è consumato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20491/2024, ha stabilito che la rapina impropria si considera consumata con la semplice sottrazione del bene, seguita da violenza, anche se l’agente non ne acquisisce la piena disponibilità a causa della vigilanza. Nel caso di specie, un uomo che aveva occultato merce in un supermercato e usato violenza contro gli addetti alla sicurezza dopo aver superato le casse è stato condannato per rapina impropria consumata e non solo tentata, poiché la sottrazione si era già perfezionata.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rapina Impropria: Quando il Reato è Consumato? La Cassazione Chiarisce

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 20491 del 2024, torna su un tema cruciale per il diritto penale: la distinzione tra tentativo e consumazione nel reato di rapina impropria, specialmente nei casi di furto in supermercati sorvegliati. La pronuncia offre un’analisi dettagliata dei concetti di “sottrazione” e “impossessamento”, delineando il momento esatto in cui il reato si perfeziona.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per due episodi di rapina impropria commessi all’interno di un supermercato. In entrambe le occasioni, l’imputato aveva prelevato delle bevande alcoliche dagli scaffali, le aveva occultate sotto i propri indumenti e, una volta superate le casse senza pagare, aveva usato violenza contro gli addetti alla sicurezza che lo avevano fermato per un controllo.

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che i fatti dovessero essere qualificati come tentata rapina impropria, e non consumata. La tesi difensiva si basava su un punto specifico: poiché l’uomo era stato costantemente sorvegliato dal personale del negozio, non avrebbe mai conseguito un’autonoma disponibilità dei beni (l'”impossessamento”), e di conseguenza l’azione si sarebbe fermata a un livello meramente preparatorio.

La Questione Giuridica: Sottrazione vs Impossessamento nella Rapina Impropria

Il nodo centrale della questione giuridica affrontata dalla Corte è la differenza tra la fattispecie di rapina propria (art. 628, comma 1, c.p.) e quella di rapina impropria (art. 628, comma 2, c.p.) in relazione ai momenti della sottrazione e dell’impossessamento.

Rapina Propria: La violenza o minaccia precede la sottrazione della cosa mobile altrui.
Rapina Impropria: La violenza o minaccia avviene immediatamente dopo la sottrazione, allo scopo di assicurare a sé o ad altri il possesso della cosa oppure di garantirsi l’impunità.

La difesa sosteneva che la continua vigilanza avesse impedito non solo l’impossessamento, ma anche la stessa sottrazione, rendendo l’azione un semplice tentativo. La Corte è stata chiamata a chiarire se, ai fini della consumazione della rapina impropria, sia sufficiente la sola sottrazione o se sia necessario anche l’impossessamento.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e confermando la condanna per rapina impropria consumata. Le motivazioni della decisione si basano su un’interpretazione consolidata, supportata dalle Sezioni Unite.

Il Collegio ha ribadito che, per il perfezionamento della rapina impropria, è sufficiente che l’agente abbia realizzato la “sottrazione” del bene, anche senza averne conseguito l'”impossessamento”, ovvero una piena e autonoma disponibilità. La norma incriminatrice, infatti, richiede che la violenza sia usata “subito dopo la sottrazione” e non dopo l’impossessamento.

La Corte chiarisce che la vigilanza da parte del personale di un esercizio commerciale incide sul momento dell’impossessamento, ma non impedisce la sottrazione. La sottrazione si concretizza nel momento in cui l’agente recide il rapporto di detenzione tra il legittimo proprietario e il bene. Nel caso di specie, questo è avvenuto quando l’imputato ha prelevato la merce, l’ha nascosta sotto i vestiti e ha superato le casse, manifestando l’intenzione di non pagare.

In altre parole, l’occultamento della merce e il superamento della barriera delle casse costituiscono atti che realizzano pienamente la sottrazione. La successiva violenza contro il personale di vigilanza, finalizzata a fuggire o a mantenere il controllo sui beni, integra l’ulteriore elemento richiesto per la consumazione del reato di rapina impropria. Di conseguenza, il fatto che l’agente fosse sotto osservazione e non sia riuscito ad allontanarsi definitivamente con la refurtiva è irrilevante per la qualificazione del reato come consumato.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza n. 20491/2024 riafferma un principio fondamentale: la rapina impropria si consuma con la sottrazione della cosa mobile altrui, seguita immediatamente dalla violenza o minaccia, a prescindere dal conseguimento dell’effettivo impossessamento. La vigilanza del personale può impedire che il ladro acquisisca una disponibilità autonoma e pacifica del bene, relegando un eventuale furto al livello del tentativo, ma non è sufficiente a escludere la consumazione della rapina impropria se, dopo la sottrazione, interviene la violenza. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale volto a colpire con maggiore rigore gli atti di violenza commessi nel contesto di un’azione furtiva, anche quando questa non sia andata a buon fine per cause esterne alla volontà dell’agente.

Quando si considera consumata una rapina impropria?
La rapina impropria si considera consumata nel momento in cui, subito dopo la sottrazione del bene, l’agente usa violenza o minaccia per assicurarsi il possesso della cosa o per garantirsi l’impunità. Non è necessario che riesca a conseguire l’effettivo e autonomo impossessamento del bene.

La vigilanza costante in un supermercato impedisce la consumazione della rapina impropria?
No. Secondo la sentenza, la vigilanza costante può impedire l’impossessamento del bene (cioè l’acquisizione di una piena disponibilità autonoma), ma non la sottrazione. Se dopo la sottrazione (es. occultamento della merce e superamento delle casse) l’agente usa violenza, il reato di rapina impropria è consumato, non solo tentato.

Qual è la differenza tra “sottrazione” e “impossessamento” ai fini della rapina impropria?
La “sottrazione” è l’atto di togliere il bene dalla sfera di controllo del legittimo detentore. L'”impossessamento” è il momento successivo in cui l’agente acquisisce una signoria autonoma e indipendente sul bene. Per la rapina impropria è sufficiente la sola sottrazione, mentre l’impossessamento è richiesto come scopo dell’azione violenta, ma non come elemento materiale del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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