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Rapina e lieve entità: la Cassazione applica la Consulta

Un uomo viene condannato per rapina impropria dopo aver sottratto generi alimentari di scarso valore. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso, annulla la sentenza d’appello. La decisione si fonda su una recente sentenza della Corte Costituzionale che ha introdotto l’attenuante della lieve entità per il reato di rapina, imponendo una nuova valutazione della pena.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rapina e lieve entità: la Cassazione apre a pene più miti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito un principio di fondamentale importanza, applicando al reato di rapina la nuova attenuante della lieve entità. Questa decisione, che recepisce un intervento della Corte Costituzionale, segna una svolta nella valutazione di fatti criminosi caratterizzati da una minima offensività, come il furto di beni di scarso valore seguito da una reazione violenta non grave. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso e le sue implicazioni.

Il Caso: Dal furto di cibo alla condanna per rapina

I fatti all’origine della vicenda sono apparentemente semplici. Un individuo veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di rapina impropria. L’imputato, dopo essersi impossessato di alcuni generi alimentari (tre confezioni di affettato e una birra), aveva esercitato violenza nei confronti di coloro che avevano tentato di fermarlo durante la fuga, al fine di assicurarsi l’impunità. Nonostante l’esiguità del bottino, la qualificazione giuridica del fatto come rapina aveva comportato una condanna significativa.

Il ricorso in Cassazione e la questione di lieve entità

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione sollevando diversi motivi, tra cui la presunta erronea qualificazione del fatto e la mancata applicazione di attenuanti. Il punto cruciale del ricorso, tuttavia, riguardava una questione di legittimità costituzionale: si contestava che l’articolo 628 del codice penale, che disciplina la rapina, non prevedesse una circostanza attenuante specifica per i fatti di lieve entità, a differenza di altri reati.

L’intervento della Corte Costituzionale

Mentre il ricorso era pendente, la Corte Costituzionale è intervenuta con la sentenza n. 86 del 13 maggio 2024. Con questa pronuncia, la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 628 del codice penale proprio nella parte in cui non prevedeva una diminuzione di pena per i fatti di rapina che, per natura, mezzi, modalità e circostanze, risultassero di lieve entità. Questa decisione ha esteso alla rapina un principio già affermato per il reato di estorsione, riconoscendo la necessità di adeguare la sanzione alla reale gravità del fatto commesso.

Le motivazioni della Cassazione: la lieve entità è applicabile

La Corte di Cassazione, prendendo atto della sopravvenuta sentenza della Consulta, ha ritenuto fondato il motivo di ricorso relativo alla lieve entità. I giudici hanno chiarito un punto fondamentale: la nuova attenuante è concettualmente diversa e potenzialmente cumulabile con quella, già esistente, del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.).

La valutazione della lieve entità del fatto è molto più ampia. Non si limita a considerare il solo valore economico del bene sottratto, ma abbraccia l’intera condotta criminosa. Il giudice deve esaminare:

* La natura, la specie e i mezzi dell’azione (ad esempio, il tipo di violenza usata).
* Le modalità e le circostanze del fatto.
* La particolare tenuità del danno o del pericolo complessivamente causato.

Questa valutazione complessa permette di distinguere tra rapine caratterizzate da un’elevata pericolosità e fatti, come quello in esame, che pur integrando formalmente il reato, presentano un’offensività minima. La Corte ha specificato che il riconoscimento dell’attenuante del danno di speciale tenuità non esclude, né giustifica di per sé, l’esclusione della nuova attenuante di lieve entità.

Le conclusioni: Annullamento con rinvio

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente alla possibilità di applicare la nuova attenuante della lieve entità. Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il fatto e decidere se, alla luce dei nuovi criteri, la condotta dell’imputato possa essere qualificata come di lieve entità e, di conseguenza, rideterminare la pena. Questa sentenza conferma un percorso giurisprudenziale volto a rendere le sanzioni penali sempre più proporzionate alla gravità effettiva dei reati, anche per quelli, come la rapina, che prevedono pene edittali molto severe.

È possibile applicare l’attenuante della lieve entità al reato di rapina?
Sì, a seguito della sentenza n. 86/2024 della Corte Costituzionale, la legge ora prevede che la pena per il reato di rapina possa essere diminuita se il fatto, nel suo complesso, risulta di lieve entità.

L’attenuante della lieve entità è la stessa di quella per il danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.)?
No, sono due attenuanti distinte e possono essere applicate entrambe. L’attenuante del danno di speciale tenuità riguarda esclusivamente il valore economico del pregiudizio. L’attenuante della lieve entità, invece, richiede una valutazione più ampia che comprende la natura, i mezzi, le modalità e tutte le circostanze dell’azione criminosa.

Cosa succede se una legge viene dichiarata incostituzionale dopo una condanna d’appello?
Se il processo non è ancora concluso con una sentenza definitiva, come in questo caso in cui era pendente il ricorso in Cassazione, i giudici devono applicare la nuova disciplina derivante dalla dichiarazione di incostituzionalità. Questo comporta l’annullamento della sentenza precedente affinché il giudice del rinvio possa decidere nuovamente sulla base della norma modificata, se più favorevole all’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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