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Rapina di lieve entità: nuova attenuante dalla Consulta

Un individuo viene condannato per tentata rapina dopo aver sottratto un bene di modico valore da un supermercato e aver reagito contro un addetto alla vigilanza. La Corte di Cassazione annulla la condanna con rinvio, ordinando una nuova valutazione del caso alla luce della sentenza n. 86/2024 della Corte Costituzionale, che ha introdotto una nuova attenuante specifica per la rapina di lieve entità, anche se un’altra attenuante era già stata concessa.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rapina di lieve entità: la Cassazione apre a una pena più mite grazie alla Corte Costituzionale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito un importante principio sull’applicazione di una nuova attenuante per il reato di rapina, in particolare per la rapina di lieve entità. Questa decisione, che recepisce un intervento della Corte Costituzionale, offre ai giudici uno strumento in più per rendere le pene più proporzionate alla reale gravità del fatto, soprattutto in casi di minima offensività. Analizziamo insieme la vicenda e le sue importanti conseguenze giuridiche.

Il caso: dal furto di un alimento alla condanna per tentata rapina

I fatti all’origine della vicenda sono apparentemente semplici. Un uomo sottraeva una confezione di pancetta dagli scaffali di un supermercato e tentava di allontanarsi superando le casse senza pagare. Bloccato da un addetto alla vigilanza, l’uomo reagiva minacciandolo e afferrandolo per il collo, provocandogli lesioni lievi.

La sua condotta, inizialmente un furto, veniva riqualificata in tentata rapina proprio a causa della violenza usata per assicurarsi l’impunità. La Corte di Appello confermava la condanna a un anno di reclusione e duecento euro di multa. Nel calcolare la pena, i giudici avevano già riconosciuto l’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.), ma l’avevano considerata equivalente all’aggravante della recidiva, senza quindi applicare una riduzione effettiva della pena.

L’intervento della Corte Costituzionale sulla rapina di lieve entità

Il punto di svolta del caso è una pronuncia della Corte Costituzionale (sentenza n. 86 del 2024), intervenuta dopo la sentenza di appello. La Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 628 del codice penale nella parte in cui non prevedeva una specifica diminuzione di pena per i fatti di rapina che, nel loro complesso, risultano di “lieve entità”.

Secondo la Corte Costituzionale, per reati come la rapina, che possono manifestarsi con gradi di gravità estremamente diversi, è necessario che il giudice possa adeguare la pena alla reale offensività del fatto. Una sanzione sproporzionata per fatti minimi viola i principi costituzionali di individualizzazione della pena e della sua finalità rieducativa (Art. 27 della Costituzione).

La decisione della Cassazione: un’ulteriore possibilità di sconto di pena

Sulla base di questa nuova pronuncia, la difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza di condanna e rinviando il caso alla Corte di Appello per una nuova valutazione.

Le motivazioni

La Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: l’attenuante per la rapina di lieve entità introdotta dalla Consulta è uno strumento “ulteriore” e distinto rispetto a quelli già esistenti, come l’attenuante per il danno di speciale tenuità. Mentre quest’ultima si concentra quasi esclusivamente sull’aspetto patrimoniale, la nuova attenuante richiede una valutazione complessiva del fatto. Il giudice deve considerare “la natura, la specie, i mezzi, le modalità o circostanze dell’azione, ovvero per la particolare tenuità del danno o del pericolo”.

Il fatto che all’imputato fosse già stata riconosciuta l’attenuante del danno lieve non impedisce, quindi, una nuova e più ampia valutazione per verificare se l’intera condotta possa essere qualificata come di “lieve entità”. Nel caso specifico, la difesa aveva evidenziato elementi come l’impulsività del gesto, il valore irrisorio del bene sottratto e il comportamento non finalizzato a una vera e propria fuga, tutti aspetti che il giudice del rinvio dovrà ora considerare per decidere se applicare la nuova, più ampia, attenuante.

Le conclusioni

Questa sentenza della Cassazione consolida l’applicazione di un principio di proporzionalità fondamentale nel diritto penale. Stabilisce che, anche in presenza di una condanna per rapina, il giudice ha il dovere di esaminare attentamente il contesto per verificare se si tratti di un episodio di “offensività minima”. L’introduzione della specifica attenuante per la rapina di lieve entità fornisce ai giudici un potere discrezionale più ampio per temperare la sanzione, evitando che pene eccessivamente severe vengano applicate a fatti marginali. Per gli operatori del diritto, si apre una nuova e importante via difensiva per garantire che la risposta sanzionatoria sia sempre adeguata alla gravità concreta del reato commesso.

Dopo la sentenza 86/2024 della Corte Costituzionale, è possibile ottenere uno sconto di pena per una rapina di lieve entità?
Sì, la sentenza ha introdotto una specifica circostanza attenuante che permette al giudice di diminuire la pena fino a un terzo quando il fatto, per natura, mezzi, modalità o altre circostanze, risulti di lieve entità.

La nuova attenuante per ‘lieve entità’ è la stessa di quella per ‘danno di speciale tenuità’ (art. 62 n. 4 c.p.)?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che l’attenuante per lieve entità è uno strumento ‘ulteriore’ e distinto. Richiede una valutazione più ampia che non si limita al solo danno economico, ma considera l’intera condotta e la sua offensività complessiva.

Se un’attenuante comune è già stata concessa, si può chiedere anche quella specifica per rapina di lieve entità?
Sì. La sentenza afferma che il riconoscimento dell’attenuante comune del danno di speciale tenuità non impedisce al giudice di procedere a una ‘rivalutazione’ dei fatti al fine di concedere anche l’ulteriore attenuante introdotta dalla Corte Costituzionale, se ne ricorrono i presupposti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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