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Rapina di lieve entità: la nuova attenuante speciale

Un individuo è stato condannato per rapina per aver sottratto beni di scarso valore usando una forza minima (una spinta). In seguito a una sentenza della Corte Costituzionale che ha introdotto una nuova attenuante per la rapina di lieve entità, la Corte di Cassazione ha annullato la condanna limitatamente alla pena. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per ricalcolare la sanzione, considerando che la violenza minima e il danno esiguo configurano un reato di ‘lieve entità’.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rapina di Lieve Entità: La Cassazione Applica la Nuova Attenuante

Con la recente sentenza n. 7454/2025, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante applicazione pratica della nuova attenuante per la rapina di lieve entità, introdotta dalla Corte Costituzionale con la pronuncia n. 86/2024. Questa decisione chiarisce come i giudici debbano valutare i casi di rapina caratterizzati da minima violenza e danno esiguo, garantendo una maggiore proporzionalità della pena.

I Fatti del Caso: Una Spinta e un Furto di Poco Valore

Il caso esaminato riguardava un uomo condannato in primo e secondo grado per il reato di rapina impropria ai sensi dell’art. 628, secondo comma, del codice penale. L’imputato, dopo aver sottratto beni di “modesto valore” da un supermercato, aveva usato una forza minima – descritta come “una spinta (una sbracciata)” – contro un dipendente per assicurarsi la fuga.

I giudici di merito avevano concesso l’attenuante comune del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62, n. 4, c.p.), ma avevano negato le attenuanti generiche a causa dei precedenti penali dell’imputato. La difesa ha quindi proposto ricorso in Cassazione, basandosi su un elemento sopravvenuto di fondamentale importanza: la declaratoria di illegittimità costituzionale dell’art. 628 c.p.

La Questione Giuridica e l’Intervento sulla rapina di lieve entità

Il cuore della questione risiede nella sentenza n. 86 del 2024 della Corte Costituzionale. Con tale pronuncia, la Consulta ha dichiarato incostituzionale l’art. 628 c.p. nella parte in cui non prevedeva una circostanza attenuante specifica per i fatti di lieve entità. Il legislatore, infatti, aveva previsto un minimo edittale molto elevato per la rapina, senza distinguere tra episodi di grave allarme sociale e condotte, come quella in esame, connotate da una minima offensività.

La Corte Costituzionale ha quindi introdotto una nuova attenuante speciale, che consente una diminuzione di pena fino a un terzo quando il fatto, per natura, specie, mezzi, modalità o circostanze dell’azione, ovvero per la particolare tenuità del danno o del pericolo, risulti di lieve entità. Questa attenuante è autonoma e distinta da quella comune del danno lieve, poiché richiede una valutazione complessiva e oggettiva dell’intero fatto.

L’Applicazione della Nuova Attenuante da Parte della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Ha osservato che i giudici di merito si erano limitati a valutare il modesto valore dei beni sottratti (per concedere l’art. 62 n. 4 c.p.) e la personalità dell’imputato (per negare le attenuanti generiche), senza però considerare un elemento cruciale: la minimale consistenza dell’offesa alla persona.

Secondo la Suprema Corte, la semplice spinta utilizzata per fuggire rappresenta un livello di violenza minimo, che, combinato con il modesto valore della refurtiva, integra perfettamente i requisiti della nuova attenuante per la rapina di lieve entità. Poiché tutti gli elementi per questa valutazione erano già presenti negli atti processuali, la Cassazione ha potuto qualificare direttamente il fatto come di lieve entità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione ribadendo l’indirizzo ermeneutico secondo cui l’attenuante introdotta dalla Consulta costituisce uno strumento ulteriore e specifico per adeguare la sanzione al concreto disvalore del fatto. Essa si aggiunge agli strumenti già disponibili, come l’attenuante comune per il danno di speciale tenuità, e permette di mitigare una risposta punitiva altrimenti sproporzionata.

La valutazione della ‘lieve entità’, hanno spiegato i giudici, deve basarsi esclusivamente su profili oggettivi del fatto, come le caratteristiche dell’azione criminosa e l’entità del danno o del pericolo. Nel caso specifico, la violenza si era esaurita in una mera spinta, un’azione di minima lesività che non poteva essere ignorata. Pertanto, la Corte ha concluso che la sentenza impugnata doveva essere annullata, ma solo nella parte relativa alla determinazione della pena.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

In conclusione, la sentenza annulla parzialmente la decisione della Corte d’Appello e rinvia il caso ad un’altra sezione della stessa Corte per un nuovo giudizio sul trattamento sanzionatorio. Il giudice del rinvio dovrà ricalcolare la pena tenendo conto della nuova qualificazione del fatto come rapina di lieve entità, applicando la relativa diminuzione. Questa pronuncia consolida l’applicazione di un principio di proporzionalità fondamentale, assicurando che la severità della pena per il reato di rapina sia adeguata alla reale gravità della condotta posta in essere.

Cos’è l’attenuante della rapina di lieve entità e quando si applica?
È una circostanza attenuante speciale, introdotta dalla Corte Costituzionale, che permette una riduzione della pena fino a un terzo. Si applica quando il reato di rapina, nel suo complesso, risulta di minima gravità, considerando elementi oggettivi come la natura dell’azione, i mezzi usati, la minima violenza e l’esiguità del danno o del pericolo.

La nuova attenuante per la rapina di lieve entità può essere riconosciuta anche se è già stata concessa quella per il danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.)?
Sì. La Corte di Cassazione chiarisce che l’attenuante per la lieve entità del fatto è uno strumento ulteriore e distinto rispetto all’attenuante comune per il danno patrimoniale. La sua concessione non è ostacolata dal precedente riconoscimento dell’altra, in quanto si basa su una valutazione complessiva dell’offensività della condotta e non solo sull’aspetto patrimoniale.

Cosa succede se una sentenza della Corte Costituzionale che introduce un’attenuante favorevole interviene dopo la sentenza di appello?
Se la declaratoria di illegittimità costituzionale interviene dopo la condanna in appello, l’imputato può farla valere nel ricorso per cassazione. La Corte di Cassazione può annullare la sentenza impugnata, anche solo limitatamente alla determinazione della pena, e rinviare il caso al giudice di merito per una nuova valutazione alla luce della norma più favorevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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