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Rapina di lieve entità: la Cassazione apre a pene miti

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per tentata rapina impropria riguardante il furto di poche monete da una cassetta delle offerte. Il motivo è l’intervenuta sentenza della Corte Costituzionale che ha introdotto una specifica attenuante per la rapina di lieve entità. La Cassazione ha rinviato il caso alla Corte d’Appello per ricalcolare la pena, sottolineando che la nuova attenuante è uno strumento ulteriore, applicabile anche se era già stata concessa quella per il danno di speciale tenuità.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rapina di Lieve Entità: La Cassazione Applica la Nuova Attenuante della Consulta

Con la sentenza n. 45792/2024, la Corte di Cassazione interviene su un caso di tentata rapina impropria, offrendo un’importante applicazione pratica della recente sentenza della Corte Costituzionale n. 86/2024. Quest’ultima ha introdotto una specifica attenuante per la rapina di lieve entità, colmando un vuoto normativo e orientando la giustizia verso una maggiore proporzionalità della pena. L’analisi di questa decisione permette di comprendere come il sistema penale si adatti per bilanciare la repressione dei reati con i principi di rieducazione e individualizzazione del trattamento sanzionatorio.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un uomo condannato dalla Corte di Appello di Roma per tentata rapina impropria. L’imputato aveva tentato di sottrarre due monete, per un valore di pochi centesimi, dalla cassetta delle offerte di una chiesa. Sorpreso dal custode, un sacerdote, aveva reagito con violenza verbale e fisica, spintonandolo per assicurarsi la fuga con il misero bottino.
La Corte di Appello, pur riconoscendo le attenuanti generiche e quella del danno di speciale tenuità (prevista dall’art. 62, n. 4, c.p.), lo aveva condannato a sei mesi di reclusione e 400 euro di multa. La difesa ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sollevando due motivi: una errata qualificazione del fatto (sostenendo che non vi fosse stata vera violenza o minaccia) e, soprattutto, la mancata applicazione di una nuova norma più favorevole derivante da una sentenza della Corte Costituzionale depositata dopo la condanna d’appello.

La Decisione della Cassazione: L’Importanza della Proporzionalità

La Suprema Corte ha ritenuto inammissibile il primo motivo di ricorso, confermando la qualificazione del fatto come tentata rapina impropria, data la reazione violenta dell’imputato. Tuttavia, ha accolto il secondo motivo, annullando la sentenza impugnata con rinvio a un’altra sezione della Corte di Appello.
Il fulcro della decisione risiede nell’applicazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 86 del 2024. Tale pronuncia ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 628 c.p. (rapina) nella parte in cui non prevedeva una diminuzione di pena per i fatti di lieve entità. La Cassazione ha stabilito che l’imputato aveva il diritto di beneficiare di questa nuova e più favorevole previsione, anche se intervenuta dopo la sua condanna.

L’Applicazione dell’Attenuante per Rapina di Lieve Entità

La sentenza chiarisce un punto fondamentale: la nuova attenuante speciale per la rapina di lieve entità è uno strumento “ulteriore” rispetto a quelli già esistenti, compresa l’attenuante comune del danno di speciale tenuità (art. 62, n. 4, c.p.) che era già stata concessa in questo caso. Ciò significa che il riconoscimento di una non esclude l’altra; anzi, il giudice deve compiere una nuova e più approfondita valutazione.

Il Rinvio per un Nuovo Giudizio

Di conseguenza, la Cassazione ha annullato la sentenza limitatamente all’applicabilità della nuova attenuante. Il caso torna quindi alla Corte di Appello, che dovrà valutare se le caratteristiche della condotta (impulsività, dolo non intenso) e l’estrema modestia del danno consentano di qualificare il fatto come di “lieve entità” ai sensi della nuova norma e, in caso affermativo, ricalcolare la pena applicando la relativa diminuzione.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Cassazione si fondano sui principi costituzionali di individualizzazione della pena e finalità rieducativa (art. 27 Cost.). La Corte Costituzionale, nella sentenza n. 86/2024, aveva evidenziato come la pena minima prevista per la rapina fosse sproporzionata per fatti “estremamente modesti”. Il reato di rapina comprende una vasta gamma di condotte, da quelle più gravi a quelle, come nel caso di specie, caratterizzate da un’offensività minima.
Lasciare il giudice privo di uno strumento per adeguare la sanzione a tale minima offensività viola il principio secondo cui la pena deve essere il più possibile “personale” e proporzionata alla gravità oggettiva e soggettiva del fatto. La nuova attenuante serve proprio a questo: permettere al giudice di ridurre la pena fino a un terzo quando “per la natura, la specie, i mezzi, le modalità o circostanze dell’azione, ovvero per la particolare tenuità del danno o del pericolo, il fatto risulti di lieve entità”.
La Cassazione sottolinea che questa attenuante speciale richiede una valutazione complessiva, che va oltre il solo danno patrimoniale e considera tutti gli aspetti della condotta. Il fatto che l’attenuante comune del danno esiguo fosse già stata concessa non impedisce questa nuova valutazione, ma anzi la sollecita, in vista di un ulteriore abbattimento della sanzione.

Le Conclusioni

Questa sentenza rappresenta un’importante affermazione del principio di proporzionalità nel diritto penale. Stabilisce chiaramente che le sopravvenute dichiarazioni di incostituzionalità che introducono norme più favorevoli all’imputato devono trovare applicazione anche nei processi in corso. Inoltre, chiarisce che la nuova attenuante per la rapina di lieve entità è un istituto autonomo e aggiuntivo, pensato per i casi di “offensività minima” dove le sanzioni ordinarie risulterebbero eccessivamente severe e contrarie alla funzione rieducativa della pena. La decisione costringe i giudici di merito a una “rivalutazione” complessiva dei fatti modesti, garantendo che la risposta sanzionatoria sia sempre giusta e adeguata al disvalore concreto del reato commesso.

È possibile applicare la nuova attenuante per rapina di lieve entità a una condanna decisa prima della sentenza della Corte Costituzionale che l’ha introdotta?
Sì, la sentenza della Cassazione afferma che l’imputato ha il diritto di invocare l’applicazione della diminuente introdotta dalla Corte Costituzionale anche se la pronuncia di incostituzionalità è successiva alla sentenza di condanna impugnata, in applicazione del principio della retroattività della legge penale più favorevole.

L’attenuante per rapina di lieve entità può essere concessa anche se al condannato era già stata riconosciuta l’attenuante comune per il danno di speciale tenuità?
Sì. La Cassazione chiarisce che l’attenuante introdotta dalla Corte Costituzionale è uno strumento “ulteriore” e distinto rispetto all’attenuante comune prevista dall’art. 62, n. 4) c.p. Il fatto che quest’ultima sia già stata riconosciuta non osta a una nuova valutazione delle caratteristiche della condotta e del danno al fine di concedere anche l’ulteriore e specifica attenuante per la lieve entità del fatto.

Qual è l’obiettivo della nuova attenuante per la rapina di lieve entità introdotta dalla Corte Costituzionale?
L’obiettivo è consentire al giudice di adeguare la sanzione alla concreta e minima offensività di alcuni fatti di rapina. Si vuole evitare che condotte “estremamente modeste” siano punite con pene sproporzionate, in ossequio ai principi costituzionali di individualizzazione della pena e della sua finalità rieducativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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