LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rapina aggravata: la presenza sul luogo del reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3124/2024, ha affrontato un caso di rapina aggravata, stabilendo principi chiari su due aspetti cruciali. In primo luogo, ha confermato che l’aggravante delle “più persone riunite” sussiste per la semplice presenza fisica e simultanea di almeno due complici sul luogo del reato, indipendentemente dal fatto che la vittima li abbia percepiti tutti. In secondo luogo, ha negato l’attenuante della minima partecipazione al complice che aveva agito come autista per la fuga, ritenendo il suo ruolo decisivo e non marginale. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile il ricorso contro il rigetto di un concordato in appello.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rapina aggravata: la Cassazione chiarisce l’aggravante delle “più persone riunite”

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 3124 del 2024, offre importanti chiarimenti in materia di rapina aggravata, concentrandosi su due aspetti di grande rilevanza pratica: i presupposti per l’applicazione dell’aggravante delle più persone riunite e i limiti per il riconoscimento dell’attenuante della minima partecipazione. La decisione ribadisce principi consolidati, fornendo una guida sicura per la valutazione della responsabilità penale in casi di reati commessi in concorso.

Il caso: una rapina e i ricorsi in Cassazione

Il caso trae origine dalla condanna in primo e secondo grado di due individui per il reato di rapina aggravata. La condanna si fondava principalmente sulle dichiarazioni di un correo, supportate da altri elementi di prova.

I due imputati hanno presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni:
1. Il primo ricorrente contestava la valutazione delle prove a suo carico e chiedeva il riconoscimento dell’attenuante della minima partecipazione, sostenendo di aver avuto un ruolo da “spettatore passivo”.
2. Il secondo ricorrente, invece, lamentava l’illegittimità del rigetto della sua richiesta di concordato in appello e contestava l’applicazione dell’aggravante delle più persone riunite, poiché la vittima si era accorta della sua presenza solo a rapina già consumata.

L’aggravante nella rapina aggravata: la decisione della Corte

Il punto centrale della sentenza riguarda l’interpretazione dell’aggravante delle più persone riunite, prevista dall’articolo 628 del codice penale. La Corte ha rigettato il motivo di ricorso, confermando un orientamento giurisprudenziale consolidato.

Secondo i giudici, per la sussistenza di tale aggravante è sufficiente la presenza simultanea di almeno due persone nel luogo e al momento della realizzazione della violenza o della minaccia. È del tutto irrilevante che la persona offesa abbia effettivamente percepito la presenza di tutti i complici. La ratio della norma non risiede, infatti, nella maggiore intimidazione subita dalla vittima, ma nella maggiore pericolosità oggettiva dell’azione criminale, che deriva dalla compresenza di più soggetti sul luogo del delitto. Questa compresenza genera un reciproco affidamento tra i correi e aumenta le probabilità di successo dell’azione illecita.

Il ruolo del complice e la minima partecipazione

Altrettanto netta è stata la posizione della Corte riguardo alla richiesta di applicazione dell’attenuante della minima partecipazione (art. 114 c.p.). La Cassazione ha ritenuto il motivo manifestamente infondato, sottolineando che per il riconoscimento di tale attenuante non basta una minore efficacia causale rispetto agli altri complici. È necessario, invece, che il contributo sia del tutto marginale, con un’efficacia causale così lieve da risultare trascurabile nell’economia generale del crimine.

Nel caso specifico, l’imputato aveva accompagnato il complice sul luogo del delitto, aveva atteso la fine dell’azione e gli aveva garantito la fuga. Questo comportamento, secondo la Corte, non costituisce un ruolo marginale, ma un’azione causale indispensabile per la consumazione del reato, che osta alla concessione del beneficio.

Motivazioni della decisione

Le motivazioni della Corte si basano su una rigorosa interpretazione della legge e su principi giurisprudenziali consolidati. Per quanto riguarda la rapina aggravata dalle più persone riunite, la Cassazione ha ribadito la natura oggettiva di tale circostanza. Il legislatore ha inteso punire più severamente non tanto l’effetto psicologico sulla vittima, quanto la maggiore potenzialità criminale che scaturisce da un’organizzazione plurisoggettiva sul luogo del delitto. La “riunione” è collegata direttamente alla modalità commissiva della condotta violenta, che è intrinsecamente più grave se esercitata da più persone simultaneamente.

Sul fronte della minima partecipazione, la Corte ha specificato che il ruolo di “palo” o di autista per la fuga non può essere considerato marginale. Tali condotte sono funzionali alla riuscita dell’impresa criminosa e forniscono un contributo essenziale, anche se non direttamente coinvolte nell’azione esecutiva principale. Il percorso logico della Corte d’Appello, che aveva negato l’attenuante, è stato quindi ritenuto corretto e coerente.

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibile per carenza di interesse il motivo relativo al rigetto del concordato in appello, spiegando che tale provvedimento non è impugnabile in quanto non pregiudica il diritto di difesa dell’imputato, che può continuare a difendersi pienamente nel merito del processo.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza due importanti principi del diritto penale. In primo luogo, conferma che la gravità della rapina aggravata dalla compresenza di più persone è legata alla sua oggettiva pericolosità, a prescindere dalla percezione soggettiva della vittima. In secondo luogo, stabilisce un criterio restrittivo per l’applicazione dell’attenuante della minima partecipazione, escludendola per ruoli, come quello dell’autista, che sono funzionalmente indispensabili alla realizzazione del piano criminale. Questa decisione fornisce quindi un’indicazione chiara e prevedibile per casi futuri, delineando con precisione i confini della responsabilità penale nel concorso di persone nel reato.

Per l’aggravante delle più persone riunite in una rapina è necessario che la vittima si accorga della presenza di tutti i complici?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’aggravante si applica per la sola presenza fisica e simultanea di almeno due persone sul luogo del delitto al momento della violenza o minaccia, a prescindere dalla percezione della vittima.

Quale ruolo deve avere un complice per ottenere l’attenuante della minima partecipazione?
Per ottenere l’attenuante, il contributo del complice deve essere del tutto marginale, con un’efficacia causale così lieve da risultare trascurabile nell’economia generale del crimine. Un ruolo come quello di autista per la fuga è considerato un contributo decisivo e indispensabile, e quindi non marginale.

È possibile impugnare l’ordinanza con cui il giudice d’appello rigetta la proposta di concordato sulla pena?
No. Secondo la giurisprudenza citata nella sentenza, l’ordinanza di rigetto non è impugnabile per carenza di interesse, in quanto non lede il diritto di difesa. Il processo prosegue nelle forme ordinarie, e l’imputato conserva intatte tutte le sue facoltà di difendersi nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati