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Raccolta illecita scommesse: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’operatrice di un centro scommesse condannata per raccolta illecita scommesse. La Corte ha stabilito che la responsabilità penale dell’intermediario sussiste quando questi svolge un’attività autonoma di intermediazione (gestione conti, incasso puntate, pagamento vincite), rendendo irrilevante l’eventuale discriminazione subita dal bookmaker estero nell’accesso al mercato italiano. La condanna è stata quindi confermata.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Raccolta Illecita Scommesse: Responsabilità dell’Intermediario anche se il Bookmaker è Straniero

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 32672/2024, affronta un tema cruciale nel settore dei giochi e delle scommesse: la responsabilità penale degli intermediari che operano in Italia per conto di bookmaker stranieri. La Corte chiarisce che l’attività di raccolta illecita scommesse configura reato a carico dell’operatore locale quando questi non si limita alla mera trasmissione dati, ma svolge una vera e propria attività di intermediazione. Questa decisione consolida un principio fondamentale: l’eventuale discriminazione subita dal bookmaker estero non scagiona l’intermediario italiano.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda la titolare di un’impresa individuale condannata in primo grado e in appello per aver esercitato abusivamente, in forma organizzata, attività di raccolta, riscossione e pagamento di scommesse sportive. Tali attività, riservate per legge allo Stato, erano svolte senza le necessarie concessioni, autorizzazioni o licenze previste dall’art. 88 del T.U.L.P.S. L’operatrice agiva come affiliata di un bookmaker con sede a Malta.

I Motivi del Ricorso e la questione della discriminazione

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomentazioni principali:
1. Vizio di motivazione: si contestava che i giudici di merito avessero affermato, senza adeguate prove, che l’imputata utilizzasse conti gioco propri o intestati a soggetti fittizi per mascherare i reali scommettitori.
2. Discriminazione del bookmaker estero: si sosteneva che la Corte d’Appello non avesse motivato in merito alla discriminazione subita dal bookmaker maltese, a cui era stata negata l’autorizzazione ad operare in Italia. Secondo la difesa, tale diniego, basato su motivazioni discriminatorie alla luce della giurisprudenza europea, avrebbe dovuto rendere inapplicabili le sanzioni penali.

La Raccolta Illecita Scommesse nell’Analisi della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando entrambe le argomentazioni. I giudici hanno ribadito un principio ormai consolidato: la questione della discriminazione del bookmaker estero diventa irrilevante quando l’intermediario italiano non si limita a un’attività di pura trasmissione telematica dei dati delle scommesse.

Se l’operatore locale pone in essere una condotta di intermediazione diretta e raccolta delle scommesse, la responsabilità penale sorge direttamente in capo a lui. La sua attività non è più un semplice servizio transfrontaliero, ma un’operazione di raccolta di gioco illecita sul territorio nazionale.

Le Motivazioni

La Corte ha specificato che le indagini avevano accertato con una valutazione ‘doppia conforme’ (cioè confermata sia in primo grado che in appello) che l’attività dell’imputata andava ben oltre la semplice trasmissione dati. In particolare, è stato provato che l’operatrice:

* Metteva a disposizione dei clienti conti gioco con nomi fittizi.
* Effettuava la raccolta diretta delle puntate.
* Si occupava della riscossione delle poste e del pagamento delle vincite.

Questa condotta, secondo la Cassazione, integra a pieno titolo il reato di esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, previsto dall’art. 4 della legge n. 401 del 1989. Il legame con il bookmaker estero diventa, in questo scenario, una mera ‘occasione’ per commettere il reato, ma non ne esclude la sussistenza. L’attività di intermediazione nella raccolta scommesse è vietata in sé, anche se svolta per conto di un concessionario autorizzato, e a maggior ragione se effettuata in assenza di qualsiasi titolo abilitativo.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione rafforza la linea dura contro la raccolta illecita scommesse sul territorio nazionale. Viene chiarito in modo definitivo che gli intermediari italiani non possono invocare la presunta discriminazione subita dai partner esteri per giustificare la propria attività illegale. Se l’operatore locale partecipa attivamente alla filiera del gioco, gestendo conti, denaro e vincite, è direttamente responsabile e deve essere munito delle necessarie autorizzazioni italiane. La decisione sottolinea che la necessità del titolo autorizzativo è in capo all’operatore italiano, che non può schermarsi dietro la posizione giuridica del bookmaker straniero.

L’intermediario di un bookmaker estero è sempre responsabile per la raccolta illecita di scommesse?
Sì, secondo la sentenza, l’intermediario è direttamente responsabile se la sua attività non si limita alla mera trasmissione dei dati, ma si concretizza in una vera e propria intermediazione con raccolta di puntate, gestione di conti gioco e pagamento delle vincite.

La discriminazione subita da un bookmaker estero nell’accesso al mercato italiano può giustificare l’attività del suo intermediario in Italia?
No. La Corte ha stabilito che l’eventuale esclusione illegittima del bookmaker estero dai bandi di gara italiani è irrilevante ai fini della responsabilità penale dell’intermediario, qualora quest’ultimo svolga un’attività di raccolta diretta sul territorio nazionale.

Cosa si intende per attività di intermediazione illecita nella raccolta di scommesse?
Si intende un’attività che va oltre la semplice trasmissione di dati e include la messa a disposizione di conti gioco (spesso con nomi fittizi), la raccolta materiale delle puntate in denaro, la riscossione delle poste e il pagamento delle vincite ai clienti, il tutto in assenza delle concessioni e autorizzazioni previste dalla legge italiana.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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