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Querela tardiva: quando inizia il termine per denunciare?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22833/2025, ha dichiarato inammissibili i ricorsi di tre imputati condannati per truffa assicurativa. Il caso verteva principalmente sull’eccezione di querela tardiva. La Corte ha stabilito che, in casi di reati complessi e strutturati, il termine di tre mesi per sporgere querela non decorre dal mero sospetto o dalla conoscenza di singoli elementi, ma dal momento in cui la parte offesa acquisisce una conoscenza piena, certa e dettagliata dei fatti, della loro dimensione illecita e dei possibili autori, come nel caso di specie, avvenuto solo dopo la conclusione di specifiche indagini investigative.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Querela tardiva: la Cassazione fissa il ‘dies a quo’ in caso di truffe complesse

Il rispetto dei termini procedurali è un pilastro del nostro ordinamento giuridico, e la presentazione della querela non fa eccezione. Ma cosa succede quando il reato è complesso e la sua piena comprensione richiede tempo e indagini approfondite? Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 22833 del 2025, offre un chiarimento fondamentale sul tema della querela tardiva, specialmente in contesti di truffe assicurative organizzate. La Corte ha stabilito un principio cruciale: il termine per querelare decorre non da un semplice sospetto, ma dalla piena e certa conoscenza dei fatti e dei loro autori.

I Fatti del Caso: Una Truffa Assicurativa Strutturata

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava la condanna di tre persone per una serie di delitti legati a una truffa ai danni di una compagnia assicurativa, reati previsti dagli articoli 110 e 642 del codice penale. Gli imputati avevano orchestrato un sistema fraudolento basato su finti incidenti stradali.

Dopo la condanna in primo e secondo grado, gli imputati hanno presentato ricorso per cassazione, sollevando diverse obiezioni. Il motivo di ricorso principale, comune a tutti, era la presunta tardività della querela presentata dalla compagnia assicurativa. Secondo le difese, la società era a conoscenza dei fatti illeciti ben prima di quanto dichiarato, e quindi la querela, presentata oltre il termine di tre mesi previsto dalla legge, avrebbe dovuto essere considerata inefficace, portando all’improcedibilità dell’azione penale.

La questione della querela tardiva e i motivi del ricorso

I ricorrenti sostenevano che il dies a quo, ovvero il giorno da cui far partire il conteggio dei tre mesi per la querela (art. 124 c.p.), dovesse essere individuato in momenti precedenti alla data di presentazione. Ad esempio, si faceva riferimento a dichiarazioni testimoniali acquisite mesi prima o alla data di rigetto di una richiesta di risarcimento. In sostanza, la tesi difensiva era che il semplice sospetto o la conoscenza di alcuni elementi della frode fossero sufficienti a far scattare l’orologio della prescrizione per la querela.

Oltre alla questione della querela tardiva, i ricorsi includevano altre censure, come la presunta illogicità della motivazione sulla colpevolezza di uno degli imputati, l’errata valutazione della condotta risarcitoria e il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili, confermando la solidità della decisione della Corte d’Appello. Il cuore della sentenza risiede nella dettagliata analisi del concetto di ‘piena conoscenza del fatto’ che costituisce reato.

La Corte ha ribadito un principio consolidato: il termine per proporre la querela decorre non da semplici sospetti, ma dal momento in cui la persona offesa ha una conoscenza certa, completa e specifica del fatto-reato in tutte le sue dimensioni, oggettive e soggettive. In contesti complessi, come una truffa assicurativa organizzata che coinvolge più sinistri, documenti falsi e dichiarazioni contrastanti, è irragionevole pretendere che la vittima abbia un quadro chiaro fin dall’inizio.

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto corretto il ragionamento della Corte d’Appello, la quale aveva individuato il dies a quo nel momento in cui la compagnia assicurativa aveva ricevuto la relazione finale da una società di investigazioni privata incaricata di fare luce sulla vicenda. Solo a quel punto, con tutti gli elementi raccolti e analizzati, la compagnia ha avuto una ‘piena consapevolezza’ della strutturata e organizzata attività illecita. Di conseguenza, la querela presentata successivamente a tale momento è stata considerata tempestiva.

Per quanto riguarda gli altri motivi, la Corte li ha rigettati in quanto generici, ripetitivi di argomentazioni già esaminate e respinte nei gradi di merito, o volti a ottenere una nuova e inammissibile valutazione dei fatti, attività preclusa al giudice di legittimità.

Conclusioni

La sentenza in commento rafforza un principio di giustizia sostanziale: la possibilità di esercitare un proprio diritto, come quello di querela, non può essere vanificata da un’interpretazione eccessivamente formalistica dei termini. In presenza di reati articolati e nascosti da un velo di apparente legalità, il termine per la denuncia deve necessariamente iniziare a decorrere solo quando la vittima, attraverso un’adeguata attività di accertamento, acquisisce una visione chiara e completa dell’illecito subito e dei suoi responsabili. Questa pronuncia offre quindi una tutela più efficace alle vittime di frodi complesse, bilanciando l’esigenza di certezza dei termini procedurali con quella di garantire una concreta perseguibilità dei reati.

Da quale momento esatto inizia a decorrere il termine per presentare una querela?
Secondo l’art. 124 del codice penale e l’interpretazione costante della giurisprudenza, il termine di tre mesi per presentare querela inizia a decorrere dal momento in cui la persona offesa ha una conoscenza certa e completa del fatto che costituisce reato, nella sua dimensione oggettiva e soggettiva (cioè anche riguardo al suo autore).

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto la querela non tardiva in questo caso di truffa assicurativa?
La Corte ha ritenuto la querela tempestiva perché, data la complessità della truffa (articolata su più sinistri, con documentazione falsa e dichiarazioni contraddittorie), la piena consapevolezza del reato da parte della compagnia assicurativa si è avuta solo al momento della consegna della relazione investigativa finale. Prima di quel momento, la compagnia aveva solo sospetti o elementi parziali, non la conoscenza certa richiesta dalla legge per far decorrere il termine.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, ma non può effettuare una nuova valutazione delle prove o ricostruire diversamente i fatti, attività che sono di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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