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Querela post-Cartabia: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18833/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni imputati condannati per furto. Il caso verteva sulla validità della querela presentata dopo l’entrata in vigore della Riforma Cartabia, che ha reso il reato di furto procedibile a querela di parte. La Corte ha stabilito che la manifestazione di volontà punitiva della persona offesa è pienamente efficace, anche se espressa dopo i termini previsti dalla vecchia normativa, poiché la condizione di procedibilità non era richiesta al momento del fatto. Questa decisione consolida un importante principio sul regime transitorio della riforma.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Querela e Riforma Cartabia: Quando è Valida la Volontà di Punire?

L’introduzione della Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022) ha modificato le condizioni di procedibilità per numerosi reati, trasformandoli da procedibili d’ufficio a procedibili a querela di parte. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 18833 del 2024, offre un chiarimento fondamentale sul regime transitorio, stabilendo la piena validità della querela presentata per un reato commesso prima della riforma ma per il quale la persona offesa ha manifestato la volontà di punire solo dopo la sua entrata in vigore.

I Fatti di Causa: Un Ricorso Basato su Questioni di Procedibilità

Il caso nasce da un ricorso presentato da quattro persone condannate con sentenza di patteggiamento dal Tribunale di Torino per diversi episodi di furto aggravato. Gli imputati, tramite il loro difensore, hanno sollevato tre motivi di ricorso incentrati principalmente su vizi procedurali.

Il nodo centrale della questione riguardava la presunta mancanza di una valida condizione di procedibilità per alcuni dei furti contestati. In particolare, si sosteneva che la querela fosse stata presentata tardivamente rispetto ai termini di legge o, in un altro caso, che la volontà di punire non fosse stata manifestata in modo inequivocabile per il reato di furto, ma solo per un illecito connesso.

La Validità della Querela alla Luce della Riforma Cartabia

Il primo e più significativo motivo di ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato dalla Suprema Corte. La difesa sosteneva che la querela per un furto, presentata il 13 ottobre 2022, fosse invalida perché il reato era diventato procedibile a querela solo con il d.lgs. del 10 ottobre 2022. Secondo i ricorrenti, tale querela non poteva considerarsi tempestiva rispetto ai tre mesi dal fatto, né poteva rientrare nel termine transitorio previsto dalla riforma (dal 30 dicembre 2022 al 30 marzo 2023).

La Cassazione ha respinto questa tesi con una motivazione netta. Al momento della consumazione del reato, questo era procedibile d’ufficio, quindi non era richiesta alcuna querela. La manifestazione di volontà della persona offesa, espressa dopo la novità normativa, non può essere considerata tardiva, poiché si tratta di un’irregolarità legata a un momento procedimentale in cui tale atto non era necessario. La Corte ha ribadito un principio già affermato in precedenza: la volontà punitiva manifestata tardivamente per reati divenuti procedibili a querela a seguito della Riforma Cartabia equivale a una valida presentazione della querela stessa.

L’Interpretazione della Volontà Punitiva della Persona Offesa

Anche il secondo motivo, relativo a un altro episodio di furto, è stato giudicato infondato. La difesa lamentava che la persona offesa avesse manifestato la volontà di punire solo per l’indebito utilizzo delle carte di pagamento sottratte e non per il furto del portafoglio in sé. La Corte, esaminando gli atti, ha rilevato come già nella prima denuncia-querela la vittima avesse usato l’espressione inequivocabile: ‘sporgo denuncia nei confronti degli autori del reato qualora individuati’. Questa formula, unita alla successiva denuncia per l’uso fraudolento delle carte, esprimeva chiaramente la volontà di perseguire i responsabili per l’intera condotta criminosa subita.

Le Motivazioni della Cassazione

La decisione della Suprema Corte si fonda su un’interpretazione logica e sostanziale delle norme transitorie introdotte dalla Riforma Cartabia. Il legislatore, cambiando la condizione di procedibilità, ha inteso dare rilevanza alla volontà della persona offesa. Pertanto, ogni manifestazione di volontà punitiva espressa dopo l’entrata in vigore della riforma deve essere considerata efficace, sanando di fatto l’assenza di un atto che, prima della riforma, non era richiesto. La Corte sottolinea che la volontà punitiva non richiede formule sacramentali, ma può essere desunta legittimamente da atti che non la contengono esplicitamente, come la costituzione di parte civile o, come nel caso di specie, da espressioni chiare all’interno di una denuncia.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale per la gestione dei procedimenti penali nel periodo di transizione post-Riforma Cartabia. Viene affermato il principio secondo cui la sostanza prevale sulla forma: la volontà della persona offesa di ottenere giustizia, manifestata in seguito alla modifica normativa, è sufficiente a integrare la condizione di procedibilità. Questa interpretazione garantisce l’effettività dell’azione penale e previene che cavilli procedurali, legati al cambiamento di regime, possano portare all’improcedibilità di reati per i quali la vittima ha chiaramente chiesto la punizione dei colpevoli. Infine, la Corte ha ribadito che i motivi di ricorso contro una sentenza di patteggiamento sono limitati e non possono riguardare la configurabilità di circostanze aggravanti, dichiarando anche tale doglianza inammissibile.

Una querela presentata per un reato che la Riforma Cartabia ha reso procedibile su istanza di parte è valida anche se i termini di tre mesi dal fatto erano già scaduti?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che è pienamente valida. Poiché al momento del reato la querela non era richiesta (il reato era procedibile d’ufficio), la successiva manifestazione di volontà della vittima di perseguire i colpevoli, espressa dopo l’entrata in vigore della riforma, è sufficiente a integrare la condizione di procedibilità.

Per esprimere la volontà di punire in una denuncia-querela è necessario usare delle formule specifiche?
No, non sono richieste formule sacramentali. Secondo la Corte, la volontà punitiva può essere legittimamente desunta da espressioni inequivocabili contenute nell’atto, come la richiesta di punizione dei colpevoli ‘nei termini di legge’ una volta individuati.

È possibile contestare in Cassazione la configurabilità di un’aggravante se la condanna deriva da una sentenza di patteggiamento?
No, l’art. 448, comma 2 bis, del codice di procedura penale limita i motivi di ricorso contro una sentenza di patteggiamento. La contestazione relativa alla configurabilità di una circostanza aggravante non rientra tra i motivi ammessi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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