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Querela per truffa: valida anche se dal dipendente

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di truffa e ricettazione, stabilendo un principio fondamentale sulla validità della querela per truffa. Nonostante l’imputato avesse sollevato dubbi sulla legittimità della querela presentata da un dipendente del negozio truffato, la Corte ha ribadito che tale atto è valido. Tuttavia, a causa del tempo trascorso, il reato di truffa è stato dichiarato estinto per prescrizione. Di conseguenza, la sentenza è stata annullata limitatamente a tale reato, con una rideterminazione della pena per la sola ricettazione.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Querela per Truffa: Chi Può Sporgerla? La Cassazione Fa Chiarezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 21115/2024) affronta un tema cruciale per chiunque gestisca un’attività commerciale: la validità della querela per truffa sporta da un dipendente. La decisione, pur concludendosi con l’estinzione del reato per prescrizione, stabilisce principi di diritto fondamentali sulla legittimazione ad agire in giudizio, offrendo importanti spunti di riflessione per commercianti e professionisti del settore.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per i reati di truffa ai danni di un tabaccaio e di ricettazione. L’imputato, dopo la conferma della responsabilità in appello, ricorreva in Cassazione sollevando due questioni principali. In primo luogo, eccepiva un vizio di procedura: la mancanza di una valida condizione di procedibilità per il reato di truffa. Sosteneva che la querela non fosse valida, richiamando il caso di una coimputata, giudicata separatamente, che era stata prosciolta proprio per questo motivo. In secondo luogo, lamentava la violazione del divieto di reformatio in peius, poiché i giudici d’appello, nel rideterminare la pena, avevano aumentato la sanzione pecuniaria per il reato di truffa.

Validità della Querela per Truffa e Orientamento della Corte

Il cuore della pronuncia della Suprema Corte riguarda il primo motivo di ricorso. La difesa sosteneva che la querela, non essendo stata firmata dal legale rappresentante dell’esercizio commerciale, fosse inefficace. La Cassazione, tuttavia, ha respinto questa tesi, confermando un orientamento giuridico consolidato. Secondo gli Ermellini, il potere di sporgere querela non è una prerogativa esclusiva del legale rappresentante della società. Al contrario, tale diritto spetta anche al gestore o al personale addetto al negozio che, operando in nome e per conto dell’impresa, si assume in prima persona la responsabilità delle operazioni commerciali, inclusa la vendita dei prodotti.

La Corte ha specificato che chi gestisce la vendita e commercializza i beni oggetto del reato è legittimato a presentare la querela, indipendentemente da una formale investitura di poteri di rappresentanza legale. Questa interpretazione estensiva garantisce una tutela più immediata ed efficace contro i reati che danneggiano le attività commerciali.

L’Effetto della Prescrizione sul Giudizio

Nonostante la Corte abbia ritenuto infondata la questione sulla validità della querela, non l’ha giudicata ‘manifestamente’ infondata. Questa sottile ma decisiva distinzione ha permesso ai giudici di procedere con la valutazione di un altro aspetto: la prescrizione del reato. Poiché erano trascorsi più di otto anni dalla data dei fatti, e dato che il reato di truffa in questione era semplice (non aggravato dalla recidiva, già esclusa in appello), il termine di prescrizione di sette anni e mezzo era ampiamente superato. Di conseguenza, la Corte ha dovuto dichiarare l’estinzione del reato di truffa.

Le Motivazioni

La motivazione della sentenza si articola su due binari paralleli. Da un lato, la Corte ribadisce con forza il principio giurisprudenziale secondo cui la querela per truffa è validamente presentata anche dal personale di un negozio. Questa posizione si fonda sulla necessità di tutelare chi, di fatto, subisce le conseguenze dirette del reato e gestisce l’attività commerciale. L’esercizio del diritto di querela è visto come un atto di gestione che rientra nelle responsabilità di chi opera quotidianamente nel punto vendita. D’altro canto, la Corte applica rigorosamente la normativa sulla prescrizione. Poiché la questione sollevata dall’imputato non era preclusiva del giudizio (ovvero, non era palesemente infondata al punto da rendere inammissibile il ricorso), la Cassazione ha il dovere di rilevare d’ufficio le cause di estinzione del reato maturate nel frattempo. L’annullamento della condanna per truffa ha reso superfluo l’esame del secondo motivo di ricorso, relativo alla violazione del divieto di reformatio in peius, che è stato quindi dichiarato assorbito.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata per quanto riguarda il reato di truffa, dichiarandolo estinto per prescrizione. Ha quindi eliminato la pena corrispondente e ha rideterminato la sanzione finale per il solo reato residuo di ricettazione. La sentenza offre due importanti lezioni: la prima è che le aziende possono sentirsi più sicure, sapendo che i loro dipendenti e gestori hanno il potere di agire prontamente contro le truffe; la seconda è un monito sull’importanza dei tempi della giustizia, il cui decorso può portare all’estinzione dei reati, vanificando in parte il percorso processuale.

Chi può validamente sporgere una querela per truffa ai danni di un negozio?
Non solo il legale rappresentante dell’impresa, ma anche il gestore o il personale addetto all’esercizio commerciale che ha la responsabilità delle operazioni di vendita, anche senza una formale investitura di poteri di rappresentanza.

Cosa accade se un reato si prescrive mentre il processo è in corso di giudizio in Cassazione?
Se il ricorso non è inammissibile o manifestamente infondato, la Corte di Cassazione ha l’obbligo di rilevare la prescrizione e dichiarare l’estinzione del reato, annullando la relativa condanna.

Perché la Corte non ha esaminato la presunta violazione del divieto di “reformatio in peius”?
Perché tale motivo di ricorso è stato considerato ‘assorbito’. Poiché la condanna per il reato di truffa è stata annullata a causa della prescrizione, non era più necessario valutare se la pena pecuniaria per quel reato fosse stata illegittimamente aumentata in appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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