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Querela per furto: la cassiera può sporgere denuncia?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la querela per furto presentata da una cassiera di supermercato è valida. Un’imputata, assolta per la particolare tenuità del fatto, aveva impugnato la sentenza sostenendo che la querela non fosse valida. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, affermando che la cassiera, in quanto titolare della detenzione qualificata dei beni, è legittimata a sporgere querela, confermando la decisione del tribunale.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Querela per Furto: La Denuncia della Cassiera è Valida?

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione affronta una questione di notevole interesse pratico: chi ha il diritto di sporgere una querela per furto all’interno di un’attività commerciale come un supermercato? La risposta non è scontata e la sentenza in esame chiarisce che anche un dipendente, come una cassiera, può essere legittimato a farlo, in virtù del suo specifico rapporto con la merce.

I Fatti del Caso: Dal Tentato Furto al Ricorso in Cassazione

La vicenda ha origine da un tentativo di furto in un supermercato. L’imputata, colta in flagrante, viene processata e successivamente assolta dal Tribunale per la “particolare tenuità del fatto” ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale. Questa formula assolutoria, pur escludendo la punibilità, presuppone un accertamento della colpevolezza e del fatto storico.

Insoddisfatta di questa decisione, l’imputata decide di ricorrere in Cassazione. La sua tesi non contesta il fatto, ma la procedura: a suo avviso, il processo non avrebbe dovuto nemmeno iniziare per mancanza di una valida condizione di procedibilità. Sosteneva, infatti, che la querela sporta dalla cassiera del supermercato non fosse valida, in quanto la dipendente non era la legale rappresentante della società proprietaria dei beni.

La Questione sulla Validità della Querela per Furto

Il nucleo del ricorso si concentra sull’interesse ad agire dell’imputata. Perché impugnare un’assoluzione? La risposta risiede negli effetti pregiudizievoli che una sentenza di proscioglimento per tenuità del fatto comporta. Ai sensi dell’art. 651-bis c.p.p., tale decisione ha efficacia di giudicato nel giudizio civile o amministrativo per le restituzioni e il risarcimento del danno. In altre parole, la società danneggiata avrebbe potuto usare quella sentenza per chiedere più facilmente un risarcimento. Una declaratoria di improcedibilità per difetto di querela, invece, avrebbe troncato ogni possibile conseguenza, risultando più favorevole per l’imputata.

Il punto cruciale, quindi, era stabilire se la cassiera avesse il potere di presentare una valida querela per furto. L’imputata sosteneva di no, ritenendo che solo il proprietario o un suo legale rappresentante potessero farlo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, e quindi inammissibile. I giudici hanno ribadito un principio consolidato in giurisprudenza: ai fini della procedibilità per il delitto di furto, è legittimato a proporre querela non solo il proprietario della merce, ma anche chi ne ha la “detenzione qualificata”.

La cassiera di un supermercato, secondo la Corte, rientra pienamente in questa categoria. Ella non è una mera spettatrice, ma una figura che detiene i beni “a scopo di custodia o per l’esercizio del commercio al suo interno”. Questo rapporto qualificato con la merce le conferisce un potere di vigilanza e protezione, e di conseguenza la legittima a sporgere querela per tutelare i beni che le sono affidati. La querela presentata era, pertanto, pienamente valida e il processo era stato correttamente avviato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche per la gestione della sicurezza nelle attività commerciali. Viene confermato che i dipendenti che hanno un contatto diretto e una responsabilità sulla merce (come cassieri, responsabili di reparto, addetti alla vendita) possono agire tempestivamente in caso di furto, sporgendo querela senza dover attendere l’intervento del legale rappresentante della società. Questo rafforza gli strumenti di tutela a disposizione delle aziende contro i furti e semplifica le procedure di denuncia, garantendo una reazione più immediata ed efficace al reato.

Un dipendente di un supermercato, come una cassiera, può validamente sporgere querela per un furto avvenuto all’interno del negozio?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la cassiera è titolare della “detenzione qualificata” dei beni a scopo di custodia o commercio e, pertanto, è legittimata a proporre una valida querela per furto.

Perché l’imputata, pur essendo stata assolta, ha deciso di ricorrere in Cassazione?
L’imputata ha fatto ricorso perché l’assoluzione per “particolare tenuità del fatto” (art. 131-bis c.p.) accerta comunque che lei ha commesso il reato. Questa sentenza avrebbe potuto essere usata contro di lei in un eventuale giudizio civile per il risarcimento dei danni. Una declaratoria di improcedibilità per difetto di querela sarebbe stata una formula più vantaggiosa, poiché non avrebbe comportato alcun accertamento della sua responsabilità.

Che differenza c’è tra un’assoluzione per “particolare tenuità del fatto” e una dichiarazione di improcedibilità per mancanza di querela?
L’assoluzione per particolare tenuità del fatto presuppone che il reato sia stato commesso dall’imputato, ma non viene applicata la pena perché il fatto è considerato di minima gravità. La dichiarazione di improcedibilità, invece, è una decisione puramente processuale che blocca il processo sul nascere perché manca un requisito fondamentale (in questo caso, la querela), senza entrare nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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