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Querela per furto: chi può sporgerla? La Cassazione

Un soggetto condannato per furto aggravato di un ciclomotore ricorre in Cassazione, sostenendo che la querela non fosse valida perché presentata dalla madre della proprietaria. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: per la querela per furto, la qualifica di persona offesa spetta non solo al proprietario, ma anche a chi ha il semplice possesso del bene. Viene confermata anche l’aggravante dell’esposizione a pubblica fede, poiché il veicolo non era soggetto a sorveglianza continua.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Querela per furto: chi può sporgerla? La Cassazione chiarisce

La questione della legittimazione a presentare una querela per furto è un tema di grande rilevanza pratica. Chi è la vera ‘vittima’ del reato? Solo il proprietario formale del bene sottratto o anche chi, pur non essendolo, ne aveva la disponibilità materiale? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione torna su questo punto, offrendo chiarimenti cruciali e confermando un orientamento consolidato che amplia la tutela giuridica contro i reati patrimoniali.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un uomo per il reato di furto aggravato di un ciclomotore. La condanna, pronunciata dal Tribunale e confermata dalla Corte d’Appello, veniva impugnata dinanzi alla Corte di Cassazione. La difesa dell’imputato sollevava diversi motivi di ricorso, ma il più significativo riguardava un vizio procedurale: la mancanza della cosiddetta ‘condizione di procedibilità’.

Nello specifico, si sosteneva che la querela fosse stata presentata da un soggetto non legittimato, ovvero la madre della proprietaria del ciclomotore. Secondo la tesi difensiva, solo la titolare del diritto di proprietà avrebbe potuto validamente avviare l’azione penale. Oltre a ciò, venivano contestate la valutazione della responsabilità penale e la sussistenza dell’aggravante dell’esposizione a pubblica fede.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso, dichiarandolo infine inammissibile. Le argomentazioni dei giudici offrono spunti importanti su diversi aspetti del diritto e della procedura penale.

La Legittimazione a Proporre la Querela per Furto

Il punto centrale della decisione riguarda il primo motivo di ricorso. La Corte ha rigettato la tesi difensiva, qualificandola come ‘manifestamente infondata’. Richiamando la giurisprudenza consolidata delle Sezioni Unite (sent. n. 40354/2013), i giudici hanno ribadito che il bene giuridico protetto dal delitto di furto non è solo la proprietà o altro diritto reale, ma anche il possesso.

Il possesso viene inteso come una mera relazione di fatto con il bene, che non richiede né la disponibilità fisica continua né un titolo giuridico formale. Anche un possesso acquisito in modo clandestino o illecito conferisce al possessore la qualifica di persona offesa e, di conseguenza, la legittimazione a proporre querela. Nel caso di specie, quindi, la madre della proprietaria, avendo la disponibilità di fatto del ciclomotore, era pienamente titolata a denunciare il furto.

La Valutazione della Responsabilità e l’Aggravante

Gli altri motivi di ricorso hanno avuto sorte analoga. La Corte ha ritenuto inammissibile la doglianza sulla responsabilità penale, poiché si trattava di una semplice riproposizione di argomenti già esaminati e respinti nei gradi di merito, senza individuare vizi logici o giuridici nella motivazione della sentenza impugnata. La Cassazione, infatti, non è un terzo grado di giudizio sui fatti, ma un giudice della legittimità delle decisioni precedenti.

Anche la contestazione sull’aggravante dell’esposizione a pubblica fede (art. 625, n. 7, c.p.) è stata respinta. La giurisprudenza costante afferma che tale aggravante è esclusa solo in presenza di una sorveglianza continua, costante ed efficace, atta a impedire la sottrazione. Un controllo meramente saltuario o eventuale, come nel caso di un veicolo parcheggiato in strada, non è sufficiente a far venir meno l’aggravante.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su principi giuridici consolidati e volti a garantire la massima tutela contro le aggressioni al patrimonio. La ratio della norma sul furto è proteggere non solo il diritto astratto di proprietà, ma anche la concreta relazione di fatto che un soggetto ha con un bene. Ampliare la nozione di ‘persona offesa’ fino a includere il possessore significa riconoscere che anche chi ha la semplice disponibilità di una cosa subisce un danno diretto dalla sua sottrazione.

Per quanto riguarda l’aggravante, la motivazione risiede nella maggiore vulnerabilità dei beni esposti alla ‘fede pubblica’, ovvero all’affidamento nel rispetto altrui. Lasciare un ciclomotore in strada implica una fiducia nella collettività. La legge punisce più severamente chi viola questa fiducia, a meno che il proprietario o possessore non abbia predisposto sistemi di sorveglianza talmente efficaci da eliminare quasi del tutto il rischio.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in commento consolida due importanti principi con dirette conseguenze pratiche:

1. Chiunque abbia la disponibilità materiale di un bene può sporgere querela per furto. Non è necessario essere il proprietario legale. Un coinquilino che usa l’auto dell’altro, un familiare che ha in custodia un oggetto, o chiunque detenga un bene a qualsiasi titolo è legittimato a denunciare.

2. Parcheggiare un veicolo in una pubblica via integra, di norma, l’aggravante dell’esposizione a pubblica fede. Per escluderla, non basta un controllo occasionale, ma serve una vigilanza continua e specifica (es. un parcheggiatore dedicato, una telecamera costantemente monitorata in tempo reale). Questa interpretazione estensiva rafforza la protezione dei beni lasciati in luoghi accessibili a tutti.

Chi può sporgere querela per il furto di un oggetto?
Non solo il proprietario, ma anche chiunque abbia il possesso del bene, inteso come una relazione di fatto con esso, indipendentemente da un titolo giuridico formale o dalla continua disponibilità fisica.

Quando si considera un bene “esposto a pubblica fede” ai fini dell’aggravante di furto?
Quando è lasciato in un luogo senza una sorveglianza continua, costante e specificamente efficace a impedirne la sottrazione. Un controllo saltuario o eventuale non è sufficiente a escludere questa aggravante.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito?
No, il ricorso in Cassazione è inammissibile se si limita a riproporre le stesse argomentazioni di fatto già respinte nei precedenti gradi di giudizio o a chiedere una nuova valutazione delle prove, senza dimostrare un vizio logico o giuridico nella motivazione della sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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