LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Querela per furto: chi può presentarla in negozio?

Una donna, condannata per furto in un negozio con complici, ha fatto ricorso in Cassazione sostenendo l’improcedibilità dell’azione penale per mancanza di una querela formale. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che per la validità di una querela per furto è sufficiente la chiara volontà di perseguire i colpevoli, espressa anche dal responsabile del negozio in qualità di ‘detentore qualificato’ della merce.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in Negozio: La Denuncia del Responsabile Basta Come Querela?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3443 del 2024, ha affrontato un’importante questione procedurale riguardante la validità della querela per furto sporta all’interno di un esercizio commerciale. La pronuncia chiarisce chi sia il soggetto legittimato a manifestare la volontà punitiva e quali requisiti formali debba avere tale atto, offrendo spunti fondamentali per la gestione legale dei reati contro il patrimonio nel settore retail.

I Fatti del Caso: Un Furto Aggravato in Concorso

Il caso trae origine da una condanna per furto aggravato emessa nei confronti di una donna che, in concorso con altre tre complici, si era impossessata di svariati prodotti all’interno di un negozio. La condanna, pronunciata dal Tribunale di Udine, era stata confermata dalla Corte d’Appello di Trieste.

L’imputata ha quindi proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni. In particolare, con motivi aggiunti, ha sostenuto che, a seguito della Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), il reato era divenuto procedibile a querela e che, nel caso di specie, mancava una querela valida, essendo stata presentata una mera denuncia da parte di una dipendente del negozio.

I Motivi del Ricorso e la Questione sulla Querela per Furto

La difesa ha articolato il ricorso su due livelli. Inizialmente, ha contestato l’applicazione dell’aggravante del concorso di persone e la gestione delle circostanze attenuanti. Successivamente, ha introdotto due nuovi argomenti di grande rilevanza:

1. Mancanza della condizione di procedibilità: Si sosteneva che l’atto presentato dalla responsabile del negozio fosse una semplice denuncia e non una querela, atto che può essere sporto solo dalla persona offesa (il proprietario dei beni).
2. Estinzione del reato per condotte riparatorie: Si invocava l’applicazione dell’art. 162-ter c.p., avendo l’imputata risarcito integralmente il danno.

La Decisione della Cassazione: La Legittimazione del Responsabile del Negozio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. La ragione principale risiede in un rigido principio processuale: l’inammissibilità dei motivi originari del ricorso, giudicati generici e ripetitivi, impedisce di esaminare le questioni sollevate successivamente con i motivi aggiunti, inclusa quella sulla procedibilità.

Tuttavia, la Corte ha colto l’occasione per analizzare nel merito la questione della validità della querela per furto, affermando principi di notevole interesse pratico.

Le Motivazioni: Perché la “Denuncia” è una “Querela” Valida?

La Corte ha ribadito che la validità di una querela non dipende dall’uso di formule sacramentali. Ciò che conta è la chiara e inequivocabile manifestazione della volontà della persona offesa di perseguire penalmente gli autori del reato. Nel caso in esame, l’atto presentato dalla responsabile del negozio conteneva l’esplicita richiesta che i colpevoli venissero “penalmente perseguiti e puniti”, integrando così a tutti gli effetti una valida querela.

Il punto centrale della motivazione riguarda l’individuazione della “persona offesa” legittimata a sporgere querela. La Cassazione, richiamando un orientamento consolidato e le Sezioni Unite (sent. Sciuscio, n. 40354/2013), ha specificato che il bene giuridico protetto dal reato di furto non è solo la proprietà, ma anche il possesso, inteso come relazione di fatto con la cosa.

Di conseguenza, è legittimato a presentare querela anche il detentore qualificato, ovvero chi, come il responsabile di un negozio, ha un potere autonomo di custodia, gestione e disposizione dei beni, anche se non ne è il proprietario legale. Questa figura, in virtù del suo ruolo, subisce direttamente l’offesa patrimoniale derivante dal furto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida un’interpretazione pragmatica e funzionale delle norme procedurali. Le conclusioni che se ne possono trarre sono due:

1. Semplificazione per gli esercenti: Per i furti subiti in esercizi commerciali, non è necessario che la querela sia presentata dal legale rappresentante della società proprietaria. L’atto compiuto dal direttore o dal responsabile del punto vendita è pienamente valido, a condizione che esprima chiaramente la volontà di far punire i colpevoli. Questo snellisce le procedure e garantisce una tutela più immediata.
2. Rigore processuale: La decisione conferma che l’inammissibilità del ricorso originario preclude l’esame di questioni sopravvenute, anche se favorevoli all’imputato, come un cambiamento del regime di procedibilità. Questo sottolinea l’importanza di redigere impugnazioni specifiche e non meramente ripetitive sin dal principio.

Per un furto in un negozio, chi può presentare una querela valida?
Può presentare una querela valida non solo il proprietario dei beni, ma anche chi ne ha la “detenzione qualificata”, come il responsabile del negozio, che ha poteri autonomi di custodia, gestione e vendita della merce.

Una semplice “denuncia” di un dipendente può valere come querela per furto?
Sì, se dall’atto emerge chiaramente la volontà della persona offesa di perseguire penalmente i responsabili. Non sono necessarie formule sacramentali; è sufficiente la richiesta esplicita di punizione per i colpevoli.

Se la legge cambia e un reato diventa procedibile a querela dopo la condanna, si può far valere questa novità in Cassazione?
Secondo la sentenza, se il ricorso originario è inammissibile (ad esempio, perché i motivi sono generici), il giudice non può esaminare la questione della sopravvenuta procedibilità a querela. L’inammissibilità del ricorso originario blocca l’esame di questioni successive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati