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Querela per furto: chi può denunciare il reato?

Una donna, condannata per furto consumato e tentato in un supermercato, ha presentato ricorso in Cassazione contestando la validità della querela sporta da un capo reparto. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che la querela per furto è valida se presentata da chiunque abbia una ‘detenzione qualificata’ dei beni, come un responsabile di reparto. La sentenza chiarisce anche la distinzione tra furto consumato, che si perfeziona con l’acquisizione del dominio esclusivo sulla merce, e il tentativo.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Querela per Furto: Chi è Legittimato a Sporgerla? L’Analisi della Cassazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 998 del 2025, offre importanti chiarimenti su un tema ricorrente nei reati contro il patrimonio: la querela per furto. In particolare, la Corte si è pronunciata sulla legittimazione a sporgere querela da parte di figure diverse dal proprietario dei beni, come il responsabile di un reparto di supermercato. Questa decisione consolida un principio fondamentale sulla tutela del possesso e della detenzione qualificata, oltre a delineare con precisione la linea di demarcazione tra furto tentato e consumato.

I Fatti del Caso: Un Doppio Furto al Supermercato

Il caso riguarda una donna, condannata in primo e secondo grado per due episodi di furto commessi in un supermercato. In una prima occasione, l’imputata, insieme a una complice, aveva sottratto prodotti dagli scaffali, li aveva portati all’esterno nel parcheggio e li aveva occultati nel bagagliaio della propria auto. Successivamente, le due erano rientrate nell’esercizio commerciale tentando di asportare altra merce, ma venivano fermate dal personale.

Contro la sentenza di condanna della Corte d’Appello, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni di diritto, tra cui la presunta illegittimità della querela e l’errata qualificazione giuridica dei fatti.

Le Questioni Giuridiche Affrontate dalla Cassazione

Il ricorso si basava su cinque motivi principali, che hanno permesso alla Corte di affrontare temi cruciali del diritto penale sostanziale e processuale.

Validità della Querela per Furto del Capo Reparto

Il primo e più significativo motivo di ricorso riguardava la validità della querela. La difesa sosteneva che il capo reparto del supermercato non fosse legittimato a sporgerla, non essendo il proprietario dei beni sottratti. La Cassazione ha ritenuto questo motivo manifestamente infondato, ribadendo un principio consolidato: il bene giuridico protetto dal reato di furto non è solo la proprietà, ma anche il possesso e la detenzione qualificata. Quest’ultima è una relazione di fatto autonoma con la cosa, che implica il potere di custodirla, gestirla o alienarla. Pertanto, figure come il responsabile di un esercizio commerciale, un custode, una cassiera o, come nel caso di specie, un capo reparto, subiscono un pregiudizio diretto dalla sottrazione e sono pienamente legittimati a proporre querela.

Distinzione tra Furto Consumato e Tentato

Il secondo motivo contestava la qualificazione del primo episodio come furto consumato. Secondo la difesa, poiché il possesso della refurtiva era stato ‘precario’ e di breve durata, l’intera condotta doveva essere considerata un unico tentativo di furto. Anche su questo punto, la Corte ha dissentito. Il delitto di furto si perfeziona nel momento in cui l’agente acquisisce il dominio esclusivo sulla cosa sottratta, anche per un breve lasso di tempo. Nel caso esaminato, portare la merce fuori dal supermercato e caricarla in auto ha consolidato tale dominio esclusivo, integrando così il reato consumato. Il rientro nel negozio per sottrarre altri beni costituisce una condotta separata e successiva, correttamente qualificata come tentativo.

Valutazione del Risarcimento e delle Attenuanti

La difesa lamentava anche il mancato riconoscimento dell’attenuante del risarcimento del danno (art. 62, n. 6, c.p.), sostenendo che l’offerta di 300 euro, a fronte di un danno di 440 euro, dovesse considerarsi congrua. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, i quali avevano ritenuto il risarcimento non ‘integrale’, requisito necessario per l’applicazione dell’attenuante. Inoltre, si è sottolineato che la merce, seppur recuperata, non era più vendibile.

Infine, sono stati rigettati i motivi relativi al bilanciamento delle circostanze e al diniego della sanzione sostitutiva, giudicando le decisioni dei giudici di merito logiche e ben motivate, basate su una valutazione complessiva della gravità del fatto e della personalità dell’imputata.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione, nel respingere il ricorso, ha fondato la propria decisione su principi giurisprudenziali consolidati. La motivazione principale risiede nella corretta interpretazione del concetto di ‘persona offesa’ nel reato di furto. Non solo il proprietario, ma chiunque abbia una relazione autonoma e responsabile con il bene (detenzione qualificata) ha il diritto di tutelarlo attraverso la querela. Questa interpretazione estensiva garantisce una protezione più efficace contro i reati predatori, specialmente in contesti complessi come gli esercizi commerciali.

La Corte ha inoltre precisato che la consumazione del furto avviene con l’impossessamento, inteso come acquisizione di un potere di fatto autonomo sulla refurtiva, al di fuori della sfera di sorveglianza della vittima. Il fatto che tale possesso sia di breve durata o che la refurtiva venga recuperata poco dopo è irrilevante ai fini della consumazione del reato. Le due azioni, quella riuscita e quella tentata, non potevano essere unificate in un’unica fattispecie perché non si sono svolte in un medesimo contesto spazio-temporale continuo, essendo state intervallate dall’uscita dal locale e dal caricamento della merce in auto.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un importante punto di riferimento per operatori del diritto e per i gestori di attività commerciali. Essa chiarisce in modo inequivocabile che la facoltà di sporgere querela per furto non è un’esclusiva del legale rappresentante dell’azienda, ma si estende a tutti quei dipendenti che, per le loro mansioni, esercitano un potere di custodia e gestione sui beni. Questo rafforza gli strumenti di tutela a disposizione delle aziende contro i furti. Inoltre, la pronuncia ribadisce la netta distinzione tra tentativo e consumazione, legando quest’ultima al momento effettivo in cui l’autore del reato acquisisce il controllo autonomo della merce, un criterio fondamentale per la corretta qualificazione giuridica del fatto e la conseguente determinazione della pena.

Chi può validamente sporgere querela per furto in un esercizio commerciale?
Secondo la Corte di Cassazione, la querela può essere validamente sporta non solo dal proprietario dei beni, ma da chiunque abbia una ‘detenzione qualificata’ degli stessi. Questo include il responsabile dell’esercizio, il capo reparto, la cassiera o il custode, in quanto sono titolari di un autonomo potere di custodia, gestione e disposizione della merce.

Quando si considera consumato un furto in un supermercato?
Il furto in un supermercato si considera consumato nel momento in cui l’agente acquisisce il dominio esclusivo sulla refurtiva, portandola al di fuori della sfera di vigilanza del personale. Il superamento delle casse o l’occultamento della merce in un’auto nel parcheggio sono considerati momenti idonei a perfezionare il reato, anche se il possesso dura per poco tempo.

Un risarcimento parziale del danno può far ottenere l’attenuante prevista dalla legge?
No. La sentenza ribadisce che per l’applicazione dell’attenuante del risarcimento del danno (art. 62, n. 6, c.p.), la riparazione deve essere ‘integrale’ e deve avvenire prima del giudizio. Un risarcimento parziale, come nel caso di specie, non è sufficiente per ottenere il beneficio, anche se accompagnato dalla restituzione della merce.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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