LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Querela orale: valida anche senza richiesta di punizione

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata per furto, confermando che una querela orale è valida anche senza una esplicita richiesta di punizione, se la volontà di perseguire il reato è desumibile dal contesto. La Corte ha inoltre ribadito la validità del riconoscimento fotografico da parte della polizia come prova atipica.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Querela Orale: Quando è Valida Anche Senza la Richiesta Esplicita di Punizione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi sulla validità della querela orale, chiarendo un punto fondamentale per la sua efficacia processuale. La questione centrale riguarda la necessità o meno di una formula sacramentale di ‘richiesta di punizione’ affinché la querela sia considerata una valida condizione di procedibilità. La Suprema Corte ha ribadito un orientamento consolidato, fondato sul principio del favor querelae, secondo cui è la sostanza della volontà della persona offesa a prevalere sulla forma.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un furto avvenuto in una farmacia. La titolare, il giorno successivo al fatto, si è recata presso i Carabinieri per denunciare l’accaduto. In quella sede, ha sottoscritto un ‘verbale di ricezione di querela orale’, dichiarando di sporgere ‘formale denuncia’ nei confronti dell’autrice del furto. L’imputata, condannata nei gradi di merito, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando principalmente due vizi.

I Motivi del Ricorso e la validità della querela orale

La difesa dell’imputata ha articolato il suo ricorso su due punti principali.

In primo luogo, ha sostenuto la mancanza di una valida condizione di procedibilità. Secondo la ricorrente, il verbale redatto non conteneva un’esplicita istanza di punizione, elemento che a suo dire sarebbe stato essenziale per qualificare l’atto come una querela valida. Mancando tale richiesta, il processo non avrebbe dovuto nemmeno iniziare.

In secondo luogo, ha lamentato un vizio di motivazione riguardo all’affermazione di responsabilità. La condanna si basava, tra l’altro, sul riconoscimento effettuato dagli operanti di polizia tramite la visione delle immagini delle telecamere di sicurezza della farmacia. Tuttavia, il filmato non era stato acquisito agli atti del processo. La difesa aveva chiesto, senza successo, la rinnovazione dell’istruttoria in appello proprio per acquisire e visionare tale prova video, ritenuta decisiva.

Prova Atipica e Poteri del Giudice d’Appello

Il secondo motivo di ricorso tocca il tema del valore probatorio del riconoscimento informale e dei poteri istruttori del giudice d’appello. La Cassazione ha ricordato che il riconoscimento di una persona, anche se effettuato dalla polizia giudiziaria sulla base di una fotografia o di un filmato, costituisce una prova atipica pienamente valida. La sua affidabilità non deriva da modalità formali specifiche, ma dalla credibilità della dichiarazione di chi ha effettuato il riconoscimento, che viene valutata alla stregua di una testimonianza.

Inoltre, la Corte ha precisato che nel giudizio d’appello, specialmente se derivante da un rito abbreviato, le parti non hanno un diritto incondizionato alla riapertura dell’istruttoria. Possono solo sollecitare il potere del giudice di integrare le prove ‘ex officio’, ma tale potere è esercitabile solo nei limiti della ‘assoluta necessità’, una valutazione che spetta al giudice stesso.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le censure con argomentazioni chiare e in linea con la sua giurisprudenza pregressa.

Sulla validità della querela orale

Sul primo punto, la Corte ha definito il motivo ‘manifestamente infondato’. Ha sottolineato che la manifestazione di volontà della persona offesa di perseguire l’autore del reato era ‘univocamente desumibile’ da due elementi chiave: la qualificazione stessa dell’atto come ‘verbale di ricezione di querela orale’ e la dichiarazione di voler sporgere ‘formale denuncia’.

Richiamando numerosi precedenti, i giudici hanno ribadito che, per la validità della querela, non sono richieste formule particolari. Ciò che conta è la valutazione del contesto fattuale, da cui deve emergere chiaramente la volontà di punizione. In situazioni di incertezza, deve prevalere il principio del ‘favor querelae’, che porta a interpretare l’atto nel senso di conservarne l’efficacia.

Sul riconoscimento e le prove

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha ritenuto che l’acquisizione del filmato fosse ‘del tutto superflua’. La responsabilità dell’imputata era stata ampiamente provata dal riconoscimento effettuato dagli operanti, la cui credibilità non era stata messa in discussione. Il riconoscimento informale, basato sulla visione delle immagini, costituisce una prova atipica la cui efficacia probatoria dipende dalla credibilità del dichiarante. Pertanto, l’affermazione di penale responsabilità era stata legittimamente fondata su tale elemento.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida due principi importanti in materia di procedura penale. In primo luogo, la validità della querela orale non dipende da rigidi formalismi, ma dalla chiara e inequivocabile volontà della vittima di ottenere giustizia, volontà che il giudice di merito deve accertare analizzando il contesto. In secondo luogo, viene confermata la piena dignità probatoria del riconoscimento informale effettuato dalla polizia giudiziaria, anche sulla base di supporti video non acquisiti formalmente al processo, la cui attendibilità si fonda sulla credibilità degli agenti operanti. La decisione, dichiarando inammissibile il ricorso, ha comportato per la ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Una querela è valida anche se non contiene la frase esplicita ‘chiedo la punizione del colpevole’?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la querela è valida se la volontà della persona offesa di perseguire l’autore del reato è desumibile in modo inequivocabile dal contesto e dalla qualificazione dell’atto (ad esempio, ‘verbale di ricezione di querela orale’), anche in assenza di formule sacramentali.

Un imputato può essere condannato sulla base del solo riconoscimento effettuato dalla polizia tramite un video non inserito nel fascicolo processuale?
Sì. La Corte ha ribadito che il riconoscimento informale operato dalla polizia giudiziaria, anche sulla base della visione di un filmato, costituisce una prova atipica. La sua forza probatoria non deriva dall’acquisizione del video, ma dal valore della dichiarazione confermativa degli agenti, la cui credibilità è valutata dal giudice come una testimonianza.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria in favore della cassa delle ammende, a meno che non si dimostri l’assenza di colpa nel determinare la causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati