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Querela orale: quando è valida per la Cassazione?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33449/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto. Il caso verteva sulla validità di una querela orale, che la difesa riteneva inefficace. La Corte ha stabilito che la volontà di punire può essere desunta implicitamente dalla qualificazione dell’atto come “verbale di querela orale” da parte della polizia giudiziaria e dalla riserva della persona offesa di costituirsi parte civile, applicando il principio del “favor querelae”.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Querela Orale: la Volontà di Punire può essere Implicita

La validità di una querela orale è un tema cruciale nel diritto processuale penale, poiché da essa dipende la possibilità di perseguire determinati reati. Con la sentenza n. 33449 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata su questo argomento, chiarendo che la volontà di punire della persona offesa non necessita di formule sacramentali, ma può essere desunta da elementi precisi presenti nell’atto, come la sua intestazione e la riserva di costituirsi parte civile. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti del processo

Il caso trae origine da una condanna per due episodi di furto aggravato, commessi nella stessa giornata. Il primo reato consisteva nella sottrazione delle chiavi di un’abitazione e della patente di guida dall’auto della vittima. Successivamente, utilizzando le chiavi appena rubate, veniva commesso un secondo furto all’interno dell’appartamento della stessa persona offesa.

L’imputato, dopo la conferma della condanna in appello, ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a tre motivi principali per contestare la decisione dei giudici di merito.

I motivi del ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha sollevato tre distinte questioni giuridiche per chiedere l’annullamento della sentenza di condanna.

La questione della validità della querela orale

Il motivo principale del ricorso riguardava il difetto di una valida querela orale. Secondo la difesa, la persona offesa, nel presentare la sua denuncia alla Polizia Giudiziaria, si era limitata a esprimere la volontà di costituirsi parte civile in un futuro ed eventuale processo penale, senza manifestare esplicitamente l’intenzione di perseguire penalmente l’autore del reato. Questa mancanza, a dire del ricorrente, rendeva la querela invalida e, di conseguenza, il reato non procedibile.

Gli altri motivi di ricorso

Oltre alla questione sulla querela, il ricorrente lamentava:
1. Una violazione di legge in merito all’affermazione di responsabilità per il secondo furto (quello in appartamento), sostenendo che fosse basata su una mera deduzione e non su prove concrete.
2. Un’errata applicazione della circostanza aggravante del mezzo fraudolento, contestando che l’uso delle chiavi sottratte potesse integrare tale aggravante.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure sollevate dalla difesa con argomentazioni chiare e in linea con il proprio consolidato orientamento giurisprudenziale.

La validità della querela orale secondo la Suprema Corte

Sul punto centrale del ricorso, la Corte ha ritenuto il motivo manifestamente infondato. I giudici hanno spiegato che la volontà di ottenere la punizione del colpevole era stata ritualmente espressa. La valutazione si è basata su due elementi chiave:
1. La qualificazione dell’atto: Il documento redatto dalla Polizia Giudiziaria era intitolato “verbale di ricezione di querela orale”. Secondo la Corte, questa intestazione non è una mera formalità, ma sintetizza la manifestazione di volontà della persona offesa di attivare la potestà punitiva dello Stato.
2. La riserva di costituzione di parte civile: L’esplicita intenzione della vittima di costituirsi parte civile nell’instaurando processo penale è stata considerata un chiaro elemento sintomatico della sua volontà di perseguire il responsabile. Infatti, la costituzione di parte civile presuppone l’esistenza di un processo penale, che per i reati procedibili a querela può iniziare solo se la vittima lo richiede.

La Corte ha quindi ribadito il principio del favor querelae, secondo cui, in situazioni di incertezza, l’atto deve essere interpretato nel senso più favorevole alla sussistenza della volontà di punire.

La reiezione degli altri motivi

Anche gli altri due motivi sono stati giudicati inammissibili. La Corte ha ritenuto le doglianze sul secondo furto come generiche e volte a una non consentita rivalutazione dei fatti, sottolineando come la logica connessione tra il furto delle chiavi (e della patente con l’indirizzo) e il successivo furto in casa fosse plausibile e ben motivata dai giudici di merito. Infine, ha confermato che l’utilizzo di una chiave vera, ma ottenuta illecitamente, integra la circostanza aggravante del mezzo fraudolento.

Conclusioni

Questa sentenza conferma un principio di fondamentale importanza pratica: per la validità di una querela orale, non sono necessarie dichiarazioni formali o solenni. La volontà di punire può essere desunta in modo univoco dal contesto e da elementi concreti presenti nell’atto di denuncia-querela, come la sua intestazione formale e la manifestazione di intenti accessori, quale la riserva di costituzione di parte civile. La decisione rafforza la tutela della persona offesa, evitando che cavilli formali possano impedire l’esercizio dell’azione penale.

Quando una denuncia presentata alla polizia vale come querela orale?
Secondo la sentenza, una denuncia vale come querela quando la volontà di perseguire l’autore del reato è desumibile in modo univoco da elementi come la qualificazione dell’atto da parte della polizia giudiziaria (es. “verbale di ricezione di querela orale”) e la dichiarazione della persona offesa di volersi costituire parte civile.

L’uso di una chiave rubata per commettere un furto in appartamento è considerato un mezzo fraudolento?
Sì. La Corte di Cassazione ha affermato che l’utilizzo di una chiave vera, ma ottenuta indebitamente, per commettere un delitto di furto, integra la circostanza aggravante del mezzo fraudolento.

La semplice intenzione di costituirsi parte civile è sufficiente per manifestare la volontà di punire il colpevole?
Sì, la sentenza la considera un “chiaro elemento sintomatico” della volontà di perseguire il responsabile. Poiché la costituzione di parte civile avviene all’interno del processo penale, la sua preannunciata volontà presuppone logicamente la richiesta che tale processo venga instaurato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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