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Querela non sottoscritta: è valida? La Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per truffa e calunnia. La Corte ha stabilito che una querela non sottoscritta dall’avvocato ma depositata può essere sanata tramite ratifica del querelante. Inoltre, ha ribadito che il ritiro di una falsa denuncia non estingue il reato di calunnia, poiché questo si perfeziona al momento della presentazione della denuncia stessa.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Querela non sottoscritta dall’avvocato: un vizio sanabile?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 23615/2024, affronta due questioni di grande interesse pratico: la validità di una querela non sottoscritta dall’avvocato incaricato e la rilevanza del successivo ritiro di una falsa denuncia. Il caso riguarda un imprenditore condannato per truffa e calunnia, il cui ricorso è stato dichiarato inammissibile. Analizziamo insieme i fatti e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti: Truffa con assegni e falsa denuncia

La vicenda giudiziaria trae origine da una transazione commerciale. Un imprenditore, dopo aver rassicurato un fornitore sulla propria solvibilità, effettua il pagamento di una fornitura con assegni postdatati. Successivamente, lo stesso imprenditore denuncia lo smarrimento di quegli stessi assegni, accusando implicitamente il fornitore di un reato. In seguito a questi eventi, viene condannato in primo e secondo grado per i reati di truffa e calunnia.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha basato il suo ricorso in Cassazione su due argomenti principali:

1. Vizio procedurale: La difesa sosteneva l’invalidità della querela iniziale. Sebbene firmata dalla persona offesa, la procura speciale in calce all’atto, conferita all’avvocato, non era stata a sua volta sottoscritta da quest’ultimo. Secondo il ricorrente, ciò rendeva il deposito dell’atto invalido, in quanto proveniente da un difensore non formalmente delegato.
2. Carenza dell’elemento soggettivo: Il secondo motivo contestava la motivazione della Corte d’Appello riguardo al reato di calunnia. Si affermava che non fosse stato adeguatamente valutato l’elemento soggettivo (il dolo), soprattutto alla luce del fatto che la denuncia di smarrimento era stata ritirata non appena l’imputato aveva avuto contezza della situazione.

Le Motivazioni della Cassazione: validità della querela non sottoscritta

La Suprema Corte ha respinto il primo motivo, definendolo ‘manifestamente infondato’. I giudici hanno chiarito un principio fondamentale: la Corte d’Appello aveva già accertato la presenza di una valida procura, e questa valutazione di merito non è sindacabile in sede di legittimità.
Ma l’aspetto più rilevante è un altro: la Corte specifica che la querela, una volta presentata, era stata ratificata. La ratifica è un atto di conferma proveniente dalla parte interessata che sana eventuali vizi originari nella rappresentanza. Pertanto, anche se la procura non fosse stata inizialmente perfetta, la successiva ratifica da parte del querelante ha reso l’atto pienamente valido.

Le Motivazioni della Cassazione: l’irrilevanza del ritiro della denuncia

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile, in quanto generico. La Cassazione ha sottolineato che il reato di calunnia è un reato istantaneo, che si perfeziona nel preciso momento in cui la falsa accusa viene portata a conoscenza dell’autorità giudiziaria.
Il successivo ritiro della denuncia è un post factum irrilevante ai fini della configurabilità del reato. Non serve a cancellare il fatto che una persona innocente è stata accusata di un crimine. La Corte ha inoltre evidenziato come la falsa denuncia fosse strettamente collegata alla truffa, essendo stata presentata per bloccare il pagamento degli assegni emessi per una fornitura, rafforzando così la consapevolezza e la volontà dell’imputato.

Conclusioni

La sentenza offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, conferma che eventuali vizi formali in un atto di querela, come la mancata sottoscrizione della procura da parte del legale, possono essere superati dalla successiva ratifica del querelante, garantendo così la procedibilità dell’azione penale. In secondo luogo, ribadisce un principio cardine in materia di calunnia: una volta mossa la falsa accusa, il reato è commesso e non può essere cancellato da un tardivo ‘ripensamento’. Il ritiro della denuncia non ha alcun effetto sulla sussistenza del reato, che ha già leso l’onore della persona ingiustamente accusata e l’interesse dello Stato al corretto funzionamento della giustizia.

Una querela è valida se la procura speciale all’avvocato non è da lui sottoscritta?
Sì, può essere considerata valida. Secondo la Corte, l’atto è valido se successivamente ratificato dal querelante, in quanto la ratifica sana il vizio iniziale di rappresentanza.

Ritirare una falsa denuncia di smarrimento di assegni fa venire meno il reato di calunnia?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il reato di calunnia si perfeziona nel momento in cui viene presentata la falsa denuncia. Il successivo ritiro è un comportamento irrilevante ai fini dell’esistenza del reato.

Perché il ritiro della falsa denuncia è considerato un ‘post factum’ irrilevante?
Perché il reato si è già consumato nel momento in cui l’autorità giudiziaria ha ricevuto la falsa notizia di reato. L’azione successiva di ritirare la denuncia non può annullare il fatto storico e giuridico già avvenuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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