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Querela informale: quando è valida per la Cassazione?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso basato sulla presunta assenza di una querela. Con la presente ordinanza, la Corte ha stabilito che una denuncia, pur non essendo formalmente una querela, è da considerarsi valida se contiene una chiara ed inequivocabile richiesta di punizione per il colpevole. Questa decisione rafforza il principio della prevalenza della sostanza sulla forma e il criterio del “favor querelae”, secondo cui nel dubbio si deve interpretare l’atto a favore della volontà di querelare. L’ordinanza chiarisce che per una querela informale non sono necessarie formule specifiche.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Querela Informale: La Volontà di Punire Prevale sulla Forma

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione riafferma un principio fondamentale del diritto processuale penale: la validità di una querela informale. Spesso, a seguito di riforme legislative come la ‘Riforma Cartabia’, alcuni reati diventano perseguibili solo su querela della persona offesa. Ma cosa succede se la vittima presenta una ‘denuncia’ e non una ‘querela’ formale? La Corte Suprema ha fornito una risposta chiara, sottolineando che ciò che conta è la sostanza della dichiarazione, non il suo nome.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato, il quale lamentava la mancanza della condizione di procedibilità per il reato ascrittogli. A seguito della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), infatti, il reato in questione era diventato perseguibile solo a querela di parte. La difesa sosteneva che la persona offesa non avesse mai sporto formalmente querela, chiedendo quindi l’annullamento della sentenza di condanna.

La Decisione della Corte sulla Querela Informale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, smentendo categoricamente la tesi difensiva. Gli Ermellini, dopo aver esaminato gli atti processuali, hanno accertato la presenza di una valida manifestazione di volontà punitiva da parte della persona offesa. Sebbene l’atto presentato dalla vittima fosse rubricato come ‘denuncia di tentato furto’, il suo contenuto non lasciava dubbi sull’intenzione di perseguire penalmente i responsabili.

Le motivazioni

Il fulcro della decisione risiede nell’analisi del contenuto dell’atto presentato dalla persona offesa. All’interno della denuncia, era presente la seguente, esplicita richiesta: ‘Chiedo, pertanto, che l’autore o gli autori dei reati raffigurabili nei fatti sopra esposti, qualora identificati, siano perseguiti a norma di legge’.

La Corte ha ribadito i seguenti principi consolidati:

1. Prevalenza della Sostanza sulla Forma: La manifestazione della volontà di punire, che costituisce il cuore della querela, non è vincolata a ‘formule sacramentali’ o a espressioni formali. È sufficiente che tale volontà emerga in modo inequivocabile dal contenuto sostanziale dell’atto.

2. Interpretazione Complessiva: Per interpretare correttamente la dichiarazione, il giudice può considerare anche il comportamento complessivo della persona offesa, anche successivo alla presentazione dell’atto.

3. Principio del Favor Querelae: In situazioni di incertezza o ambiguità, gli atti devono essere interpretati nel senso più favorevole alla sussistenza della volontà di querelare. Questo principio mira a garantire che la volontà della vittima di ottenere giustizia non venga vanificata da meri formalismi. La Corte ha citato numerosi precedenti in cui espressioni come ‘si faccia giustizia’ o la richiesta di ‘prendere provvedimenti al più presto’ sono state ritenute sufficienti a integrare una valida querela.

Anche la dichiarazione di volersi costituire parte civile nel procedimento penale, o la riserva di farlo, viene considerata una valida manifestazione del diritto di querela.

Conclusioni

L’ordinanza in esame è di grande importanza pratica. Conferma che il sistema giuridico privilegia la volontà effettiva della persona offesa rispetto a rigidi formalismi. Per le vittime di reato, ciò significa che l’importante è esprimere chiaramente e senza ambiguità la richiesta di punizione per il colpevole. Per gli operatori del diritto, è un monito a guardare sempre al contenuto sostanziale degli atti, applicando il principio del favor querelae per assicurare che la giustizia possa fare il suo corso, rimuovendo gli ostacoli meramente procedurali.

Una denuncia può essere considerata una querela valida?
Sì, una denuncia può essere considerata una querela valida a tutti gli effetti se, al di là del nome formale (‘denuncia’), contiene una chiara ed inequivocabile espressione della volontà della persona offesa di perseguire penalmente l’autore del reato.

Quali parole sono sufficienti per manifestare la volontà di punire in una querela informale?
Non sono necessarie formule specifiche o ‘sacramentali’. Secondo la giurisprudenza citata, espressioni come ‘chiedo che i responsabili siano perseguiti a norma di legge’, ‘si faccia giustizia’ o la richiesta di ‘prendere provvedimenti al più presto’ sono sufficienti a manifestare la volontà punitiva.

Cosa significa il principio del ‘favor querelae’?
È un principio giuridico secondo cui, in caso di dubbio o incertezza sull’interpretazione di una dichiarazione della persona offesa, il giudice deve propendere per la soluzione che riconosce la validità della volontà di querelare. Questo serve a tutelare il diritto della vittima e a non ostacolare il procedimento penale per questioni puramente formali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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