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Querela del direttore: valida per furto in negozio

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un indagato per furto aggravato in un negozio di elettronica. La sentenza conferma che la querela del direttore del punto vendita è pienamente valida, in quanto egli detiene in modo qualificato i beni. Viene inoltre chiarito che il ritardo nella notifica dell’avviso di deposito dell’ordinanza al difensore non ne causa l’inefficacia.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in negozio: la querela del direttore è sempre valida?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 32053/2025, torna su un tema di grande rilevanza pratica: la validità della denuncia-querela presentata dal direttore di un esercizio commerciale per un furto subito. La decisione chiarisce in modo definitivo la legittimazione di questa figura, anche in assenza di una procura speciale formale, e affronta importanti questioni procedurali relative ai termini per il deposito degli atti. Questo caso offre spunti fondamentali sulla procedibilità del reato di furto e sulle garanzie difensive nel procedimento di riesame delle misure cautelari.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un uomo e una donna che, nel tardo pomeriggio, si erano impossessati di un televisore di grandi dimensioni e di un aspirapolvere, per un valore complessivo di circa 1.000 euro, da un noto negozio di elettronica. I due si erano poi allontanati a bordo di un ciclomotore, che successivamente si è scoperto essere anch’esso di provenienza furtiva. A causa della forte pioggia, avevano temporaneamente depositato la refurtiva presso una tipografia, dove sono stati intercettati dalle forze dell’ordine. L’uomo, gravato da numerosi precedenti penali specifici, veniva sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere.

La validità della querela del direttore e gli altri motivi di ricorso

La difesa dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi principali:

1. Violazione di legge procedurale: Si lamentava che l’avviso di deposito dell’ordinanza del Tribunale del Riesame, pur essendo stata depositata nei termini, era stato notificato al difensore oltre il termine di trenta giorni, chiedendone l’inefficacia.
2. Difetto di querela: Il motivo centrale del ricorso sosteneva che la querela fosse stata sporta da un soggetto non legittimato, ovvero il direttore del punto vendita. Secondo la difesa, egli agiva in base a una delega dell’amministratore della società, ma tale atto non aveva i requisiti di una valida procura speciale.
3. Insussistenza delle aggravanti: La difesa contestava le circostanze aggravanti del travisamento (l’uso di un casco) e dell’esposizione della merce alla pubblica fede, data la presenza di sistemi di videosorveglianza e personale di sicurezza.
4. Inadeguatezza della misura cautelare: Si riteneva eccessiva la custodia in carcere, nonostante l’ammissione degli addebiti da parte dell’indagato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutti i motivi con argomentazioni precise.

In primo luogo, riguardo alla questione procedurale, la Corte ha chiarito che i termini perentori previsti dall’art. 309 c.p.p. sono solo due: dieci giorni per la decisione e trenta giorni per il deposito dell’ordinanza in cancelleria. La successiva comunicazione al difensore deve avvenire “senza ritardo”, ma la legge non prevede alcuna sanzione di inefficacia per l’eventuale ritardo in questa comunicazione.

Sul punto cruciale della querela del direttore, la Corte ha rigettato completamente la tesi difensiva. Richiamando un consolidato orientamento giurisprudenziale, ha affermato che il direttore di un esercizio commerciale è legittimato a proporre querela non in virtù di una delega, ma in quanto “titolare di una posizione qualificata della cosa”. Egli ha la detenzione qualificata dei beni a scopo di custodia e per l’esercizio del commercio. Pertanto, è a tutti gli effetti persona offesa dal reato insieme al proprietario. Le Sezioni Unite hanno infatti chiarito che nel furto la lesione del bene giuridico è duplice, colpendo sia la proprietà che il possesso/detenzione. Di conseguenza, il direttore ha un diritto autonomo di sporgere querela, a prescindere da procure speciali.

Per quanto riguarda le aggravanti, la Corte ha ritenuto il motivo aspecifico, poiché la difesa si limitava a criticare la valutazione dei fatti già operata dal giudice di merito. La Cassazione ha ricordato che la presenza di videosorveglianza in un grande esercizio commerciale con modalità di acquisto self-service non esclude di per sé l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede.

Infine, la scelta della custodia cautelare in carcere è stata giudicata ampiamente motivata dal Tribunale, che aveva valorizzato non solo le modalità audaci dell’azione (uso di un veicolo rubato per la fuga), ma anche la spiccata pericolosità sociale dell’indagato, desunta dai suoi numerosi e specifici precedenti penali.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio di fondamentale importanza pratica: il responsabile di un punto vendita (direttore, store manager, etc.) ha sempre il potere di sporgere querela per i furti subiti dal negozio. La sua legittimazione deriva direttamente dal rapporto qualificato che ha con la merce e non necessita di una formale investitura da parte della proprietà. Questa decisione garantisce una tutela più rapida ed efficace per gli esercenti commerciali, semplificando l’avvio dell’azione penale. Inoltre, la pronuncia ribadisce una netta distinzione tra i termini perentori per la decisione e il deposito degli atti e quelli meramente ordinatori per le successive comunicazioni, rafforzando la stabilità dei provvedimenti cautelari.

Chi è autorizzato a sporgere querela per un furto commesso in un supermercato o negozio?
Secondo la sentenza, sono legittimati a proporre querela sia il proprietario dei beni sia chi ne ha la detenzione qualificata, come il direttore dell’esercizio commerciale. Il direttore è considerato persona offesa dal reato e può agire autonomamente, senza necessità di una procura speciale da parte della società proprietaria.

Un ritardo nella notifica al difensore dell’avvenuto deposito di un’ordinanza del Tribunale del Riesame rende nulla la misura cautelare?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che gli unici termini previsti a pena di inefficacia della misura sono quelli per la decisione (10 giorni) e per il deposito dell’ordinanza in cancelleria (30 giorni). La successiva comunicazione al difensore deve avvenire “senza ritardo”, ma la legge non sanziona con l’inefficacia un eventuale ritardo in tale adempimento.

La presenza di telecamere di videosorveglianza in un negozio esclude l’aggravante dell’esposizione della merce alla pubblica fede?
No, non necessariamente. La sentenza conferma che in un esercizio commerciale di grandi dimensioni, dove l’acquisto avviene con modalità self-service, la presenza di sistemi di videosorveglianza non è di per sé sufficiente a escludere l’aggravante, poiché la vigilanza sul bene è comunque ridotta e affidata alla fiducia del pubblico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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