LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Querela con nome errato: è valida? La Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, a seguito della dichiarazione di prescrizione del reato, chiedeva il proscioglimento per un difetto nella querela. La Corte ha stabilito che una querela con nome errato dell’accusato non è invalida se l’errore è palesemente materiale e l’identità della persona è desumibile da altri elementi, confermando così che la sostanza prevale sulla forma.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Querela con Nome Errato: Quando Resta Valida? L’Analisi della Cassazione

Una querela con nome errato può compromettere un intero procedimento penale? Questa è la domanda cruciale a cui la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6551/2024, ha fornito una risposta chiara e pragmatica. La vicenda riguarda un imputato che, pur avendo beneficiato della prescrizione del reato, ha tentato di ottenere un proscioglimento pieno sostenendo l’invalidità della querela presentata a suo carico a causa di un’inesattezza nel nome. Vediamo come i giudici hanno risolto la questione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione da un imputato. La Corte d’Appello aveva precedentemente dichiarato estinti per intervenuta prescrizione i reati a lui ascritti. Tuttavia, l’imputato non si è accontentato di questa pronuncia e ha impugnato la decisione, mirando a un risultato più favorevole: il proscioglimento per difetto della condizione di procedibilità. La sua tesi difensiva si fondava su un punto specifico: la querela sporta dalle persone offese conteneva un nome e un cognome diversi dai suoi, un errore che, a suo avviso, la rendeva del tutto inefficace.

La Questione sulla Validità della Querela con Nome Errato

Il nucleo del ricorso si concentra sulla validità di una querela che riporta dati anagrafici errati. La difesa sosteneva che tale errore materiale dovesse portare a una declaratoria di improcedibilità dell’azione penale, con conseguente proscioglimento nel merito. Questo avrebbe rappresentato un esito migliore rispetto alla semplice prescrizione, che non cancella l’accertamento del fatto storico-reato ma ne impedisce solo la punibilità per il decorso del tempo.

La Posizione della Difesa

La memoria difensiva, inoltre, evidenziava come una delle persone offese avesse qualificato le frasi subite come “offensive” e non “minatorie”, tentando di minare la coerenza dell’accusa anche sotto il profilo della qualificazione giuridica del fatto data dalla stessa vittima.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato e quindi inammissibile. Le motivazioni dei giudici si articolano su principi cardine della procedura penale.

In primo luogo, la Corte ha chiarito che un proscioglimento per difetto di una condizione di procedibilità può essere dichiarato solo quando la sua mancanza è immediatamente evidente, secondo quanto previsto dall’art. 129, comma 2, del codice penale. Nel caso di specie, tale evidenza non sussisteva, poiché agli atti era presente una querela.

Il punto centrale della decisione riguarda l’errore anagrafico. I giudici hanno qualificato l’inesattezza nel nome e cognome come un mero errore materiale. Tale errore non inficia la validità della querela quando, come in questo caso, la corrispondenza di altri dati anagrafici, il contenuto dell’atto e la sua provenienza dalle persone offese permettono di identificare senza alcun dubbio il soggetto contro cui si intendeva procedere. La Corte ha inoltre richiamato l’art. 123 del codice penale, sottolineando che la querela si estende a tutti coloro che hanno partecipato al reato, anche se non esplicitamente menzionati.

Infine, è stato ritenuto irrilevante il modo in cui la vittima ha definito giuridicamente le offese subite. Non spetta al querelante, infatti, fornire la corretta qualificazione giuridica del reato; tale compito è di esclusiva competenza dell’autorità giudiziaria.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione riafferma un principio di sostanza sulla forma: un errore formale, come un’inesattezza nel nome del querelato, non annulla l’efficacia della querela se l’intento della persona offesa e l’identità del destinatario dell’atto sono chiari e inequivocabili. La decisione ha comportato la dichiarazione di inammissibilità del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La pronuncia consolida l’orientamento secondo cui gli atti processuali devono essere interpretati alla luce della loro finalità, evitando che meri formalismi possano ostacolare l’esercizio della giustizia.

Un errore nel nome e cognome del querelato rende nulla la querela?
No, secondo la Corte di Cassazione, se si tratta di un “mero errore materiale” e l’identità del querelato è chiaramente desumibile da altri dati, dal contenuto della querela o da altre circostanze, l’atto rimane valido ed efficace.

La querela vale solo per le persone espressamente nominate nell’atto?
No, in base all’articolo 123 del codice penale, la querela si estende automaticamente a tutti coloro che hanno commesso il reato, anche se non sono stati indicati nominativamente.

Se la vittima descrive il reato in modo giuridicamente impreciso, la querela perde valore?
No, la qualificazione giuridica del fatto spetta esclusivamente all’autorità giudiziaria. Una definizione impropria o non tecnica fornita dalla persona offesa nella querela non ne pregiudica la validità, poiché ciò che conta è la sua volontà di perseguire penalmente i responsabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati