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Querela amministratore condominio: quando è valida?

Un ex amministratore, condannato per appropriazione indebita, ha contestato la validità della querela sporta dal suo successore senza una delibera assembleare. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19194/2025, ha respinto il ricorso, confermando che la querela dell’amministratore condominio è legittima. Tale potere rientra nei doveri di tutela del patrimonio comune previsti dall’art. 1130 c.c. e non necessita di una preventiva autorizzazione dei condomini.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Querela Amministratore Condominio: Legittimità Senza Delibera Assembleare

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato una questione di grande rilevanza pratica: la validità della querela dell’amministratore condominio sporta in assenza di una specifica autorizzazione dell’assemblea. La decisione chiarisce che l’amministratore ha il potere e il dovere di agire penalmente per proteggere il patrimonio comune, consolidando un importante principio a tutela dei condomini.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna per appropriazione indebita aggravata a carico di un ex amministratore di due condomini. L’imputato, ritenuto responsabile di aver sottratto fondi destinati alla gestione condominiale, ricorreva per cassazione. Tra i motivi di impugnazione, spiccava la presunta illegittimità della querela sporta nei suoi confronti dal nuovo amministratore. Secondo la difesa, l’azione penale era stata avviata senza il necessario conferimento di una procura speciale da parte dell’assemblea dei condomini, rendendo l’atto invalido.

I Motivi del Ricorso: la Querela dell’Amministratore Condominio in Discussione

Il ricorrente basava la sua difesa su tre argomentazioni principali:

1. Violazione delle norme sulla querela: Si sosteneva che la proposizione di una querela non rientrasse tra le attribuzioni ordinarie dell’amministratore definite dall’art. 1130 del codice civile, come la ‘riscossione dei contributi’. Pertanto, sarebbe stata indispensabile una delibera assembleare specifica.
2. Difetto di ratifica: La difesa contestava che il semplice deposito dell’atto da parte del difensore di fiducia potesse essere considerato una ratifica del contenuto della querela, specialmente perché il mandato era stato conferito da un’amministratrice non ancora formalmente eletta.
3. Errata interpretazione del mandato assembleare: Si argomentava che il verbale dell’assemblea faceva riferimento ad azioni legali contro un precedente amministratore, non contro l’imputato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure e confermando la piena legittimità dell’operato dell’amministratore. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: l’amministratore di condominio, in virtù delle sue attribuzioni legali, è autorizzato a sporgere querela per reati commessi a danno del patrimonio comune senza che sia necessaria un’autorizzazione o una ratifica da parte dell’assemblea.

Questo potere discende direttamente dall’art. 1130, n. 3, c.c., che affida all’amministratore il compito di ‘riscuotere i contributi ed erogare le spese occorrenti per la manutenzione ordinaria delle parti comuni dell’edificio e per l’esercizio dei servizi comuni’. La Corte ha interpretato estensivamente questa norma, affermando che la tutela della consistenza patrimoniale del condominio, ove affluiscono i contributi dei singoli, è un dovere intrinseco alla funzione dell’amministratore. La difesa penale di tale patrimonio, attraverso la querela, è quindi uno strumento necessario per assicurare il corretto espletamento dei servizi comuni. La Corte ha richiamato una precedente sentenza (Sez. 5, n. 33813 del 2023) che aveva già riconosciuto tale legittimazione in un caso di furto d’acqua ai danni dell’impianto condominiale.

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibile il terzo motivo di ricorso, poiché la questione non era stata sollevata nel giudizio di appello, riaffermando il principio per cui non possono essere dedotte in Cassazione questioni nuove.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza. Si stabilisce che la querela dell’amministratore condominio è un atto pienamente legittimo se finalizzato a proteggere le risorse economiche comuni, anche senza una delibera assembleare ad hoc. Questa interpretazione rafforza la figura dell’amministratore come garante del patrimonio condominiale, attribuendogli uno strumento di tutela agile ed efficace contro atti illeciti. Per i condomini, ciò rappresenta una maggiore garanzia di protezione contro eventuali malversazioni, assicurando che chi gestisce il condominio possa agire tempestivamente per difendere gli interessi comuni.

L’amministratore di condominio può sporgere querela senza l’autorizzazione dell’assemblea?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’amministratore è legittimato a sporgere querela per reati commessi a danno del patrimonio comune senza necessità di una specifica autorizzazione o ratifica dell’assemblea.

Perché l’amministratore ha questo potere autonomo?
Questo potere deriva dalle sue attribuzioni legali, in particolare dall’articolo 1130 del codice civile, che gli affida il compito di salvaguardare la consistenza patrimoniale del condominio. La tutela penale del patrimonio è considerata parte integrante di questo dovere.

Cosa succede se un motivo di ricorso in Cassazione non è stato sollevato in appello?
Secondo un principio consolidato, il motivo di ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte di Cassazione non può esaminare nel merito questioni che non sono state precedentemente sottoposte alla valutazione del giudice di appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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