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Quasi flagranza: quando l’arresto è legittimo?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8068/2024, ha chiarito i contorni della quasi flagranza, convalidando un arresto per rapina avvenuto a seguito di un inseguimento ininterrotto. La Corte ha specificato che l’inseguimento include ogni attività di ricerca senza soluzione di continuità. Tuttavia, ha annullato la convalida per il reato di ricettazione a causa di un vizio procedurale, poiché non richiesta dal Pubblico Ministero.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Quasi flagranza: i confini dell’inseguimento secondo la Cassazione

La recente sentenza n. 8068/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante chiave di lettura sul concetto di quasi flagranza, un presupposto fondamentale per la legittimità dell’arresto. Questo provvedimento analizza fino a che punto si possa estendere la nozione di “inseguimento” e quali siano i limiti procedurali che il giudice deve rispettare nel convalidare un arresto per più reati. La decisione chiarisce che l’inseguimento non è solo una corsa fisica, ma comprende tutte le attività di ricerca ininterrotte finalizzate alla cattura del sospettato.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva arrestato in relazione a tre distinti reati: rapina, resistenza a pubblico ufficiale e ricettazione. L’arresto era avvenuto poco dopo la commissione di una rapina. L’uomo, in fuga a bordo di un motoveicolo risultato rubato, veniva individuato e raggiunto dalle forze dell’ordine a seguito della chiamata della vittima. Al momento del fermo, l’indagato opponeva resistenza. Il Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Verona convalidava l’arresto per tutti e tre i reati e disponeva la misura degli arresti domiciliari. L’indagato, ritenendo illegittimo l’arresto, proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo l’insussistenza dello stato di flagranza o quasi flagranza.

La nozione estesa di inseguimento nella quasi flagranza

Il punto centrale del ricorso riguardava la definizione di quasi flagranza in relazione al reato di rapina. La difesa sosteneva che non ci fosse stato un inseguimento immediato. La Corte di Cassazione ha respinto questa tesi, aderendo a un’interpretazione consolidata e più ampia. Secondo gli Ermellini, la nozione di inseguimento, ai fini della quasi flagranza, non si limita alla sola persecuzione fisica e visiva. Essa ricomprende qualsiasi attività di indagine e ricerca posta in essere dalla forza pubblica senza soluzione di continuità, sulla base delle informazioni fornite dalla vittima o da altri testimoni.

Nel caso specifico, l’intervento delle forze dell’ordine era stato immediato dopo la chiamata della persona offesa. Da quel momento, le attività di ricerca per individuare il fuggitivo non si erano mai interrotte fino al suo rintraccio e arresto. Questo lasso di tempo, seppur breve, è stato considerato parte di un’unica azione continuativa, legittimando così l’arresto in quasi flagranza per il reato di rapina e, di conseguenza, per quello di resistenza a pubblico ufficiale, commesso al momento del fermo.

Il Vizio Procedurale e l’Annullamento per la Ricettazione

Se da un lato la Corte ha confermato la legittimità dell’arresto per rapina e resistenza, dall’altro ha accolto il ricorso per quanto riguarda il reato di ricettazione. La decisione di annullare la convalida per questo specifico capo d’imputazione non è dipesa da una valutazione sulla sussistenza o meno della flagranza, ma da un vizio puramente procedurale. Il Pubblico Ministero, infatti, non aveva formulato la richiesta di convalida dell’arresto per il reato di ricettazione. Il GIP, convalidando l’arresto anche per tale delitto, è incorso in un “difetto di correlazione tra chiesto e pronunciato”, decidendo oltre i limiti della richiesta che gli era stata sottoposta. Questo errore ha reso illegittima la convalida limitatamente a quel reato.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione distinguendo nettamente l’aspetto sostanziale da quello procedurale. Sul piano sostanziale, ha ribadito che la quasi flagranza sussiste quando l’azione di ricerca del reo, pur non iniziando nell’immediato contatto visivo, si protrae senza interruzioni sulla base di precise indicazioni. Questo permette alle forze dell’ordine di agire efficacemente anche quando necessitano di un breve lasso di tempo per raccogliere informazioni e iniziare le ricerche. Per quanto riguarda l’arresto per resistenza, esso è stato considerato legittimo poiché avvenuto in stato di flagranza effettiva, nel momento stesso in cui l’indagato si divincolava per sottrarsi alla cattura. Sul piano procedurale, la Corte ha sottolineato il principio fondamentale secondo cui il giudice non può pronunciarsi oltre le richieste delle parti. La mancata richiesta di convalida da parte del Pubblico Ministero per il reato di ricettazione ha reso la decisione del GIP, su quel punto, viziata e quindi annullabile.

Le conclusioni

Questa sentenza offre due importanti insegnamenti. In primo luogo, consolida un’interpretazione estensiva del concetto di inseguimento ai fini della quasi flagranza, riconoscendo come tale ogni attività di ricerca ininterrotta e finalizzata alla cattura, anche se non si tratta di una caccia all’uomo a vista. In secondo luogo, riafferma un principio cardine del diritto processuale: il giudice deve sempre attenersi alle richieste formulate dall’accusa. La decisione, pertanto, sebbene favorevole all’indagato solo su un punto specifico e per un vizio di forma, contribuisce a delineare con maggiore chiarezza i presupposti e i limiti dell’arresto in flagranza di reato.

Cosa si intende per inseguimento ai fini della quasi flagranza?
Secondo la Corte, l’inseguimento non è solo la persecuzione fisica e a vista del reo, ma include ogni attività d’indagine e ricerca finalizzata alla sua cattura, purché sia protratta senza soluzione di continuità dopo la commissione del reato e sulla base delle indicazioni raccolte.

Perché l’arresto per il reato di ricettazione è stato annullato?
L’arresto per ricettazione è stato annullato non per motivi di merito, ma per un vizio procedurale. Il Giudice ha convalidato l’arresto per quel reato nonostante il Pubblico Ministero non ne avesse fatto richiesta, violando il principio di correlazione tra il chiesto e il pronunciato.

L’arresto per resistenza a pubblico ufficiale è stato considerato legittimo?
Sì, l’arresto per il delitto di resistenza è stato ritenuto corretto perché l’indagato è stato colto in stato di flagranza effettiva, ovvero nel momento stesso in cui, una volta raggiunto dagli operanti, ha cercato di divincolarsi per opporsi alla cattura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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