LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Quasi flagranza: quando l’arresto è illegittimo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8119/2025, ha dichiarato illegittimo un arresto per rapina, stabilendo che non sussiste lo stato di quasi flagranza se la polizia agisce sulla base delle sole dichiarazioni della vittima e non sulla percezione diretta e autonoma delle tracce del reato. La scoperta della refurtiva durante la perquisizione, avvenuta a seguito delle indicazioni fornite, non integra il requisito richiesto dalla legge per procedere all’arresto, che deve basarsi su un collegamento diretto e inequivocabile colto dagli agenti stessi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Quasi flagranza: quando l’arresto basato su testimonianze è illegittimo

L’istituto della quasi flagranza rappresenta uno strumento cruciale per la Polizia Giudiziaria, consentendo di limitare la libertà personale in situazioni di urgenza. Tuttavia, i suoi confini sono rigorosamente definiti dalla legge e dall’interpretazione giurisprudenziale per tutelare i diritti fondamentali del cittadino. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 8119/2025) torna a ribadire un principio fondamentale: l’arresto è illegittimo se si fonda esclusivamente sulle informazioni fornite dalla vittima o da terzi, senza una percezione diretta e autonoma delle tracce del reato da parte degli agenti.

I fatti del caso

La vicenda trae origine da un intervento delle forze dell’ordine a seguito della segnalazione di una lite. Giunti sul posto, gli agenti trovavano una persona, poi identificata come la vittima di una rapina, in stato di ubriachezza insieme a uno dei presunti aggressori. Un secondo individuo veniva fermato mentre tentava di allontanarsi.

Sulla base delle dichiarazioni rese nell’immediato dalla vittima e da un testimone oculare, la Polizia Giudiziaria procedeva alla perquisizione dei due sospettati. Addosso a uno veniva rinvenuto il telefono cellulare sottratto, mentre sull’altro una piccola somma di denaro, anch’essa parte del bottino. I due venivano quindi arrestati per rapina aggravata.

Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), però, non convalidava l’arresto, ritenendo assente il requisito della quasi flagranza. Pur riconoscendo la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza e applicando una misura cautelare, il GIP sottolineava come l’azione della polizia non fosse scaturita dalla sorpresa dei soggetti con le tracce del reato, ma da una ricerca attivata dalle dichiarazioni altrui. Il Procuratore della Repubblica ricorreva in Cassazione contro tale decisione.

La decisione della Corte di Cassazione sulla quasi flagranza

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del Procuratore inammissibile, confermando la decisione del GIP. Gli Ermellini hanno ribadito l’orientamento consolidato, espresso in particolare dalle Sezioni Unite con la sentenza ‘Ventrice’ del 2016.

Il punto centrale è la netta distinzione tra la percezione diretta delle tracce del reato e la loro scoperta a seguito di indagini, seppur immediate. La quasi flagranza, nella sua accezione di ‘sorpresa con cose o tracce’, non può derivare da un’attività di ricerca investigativa che prende le mosse dalle dichiarazioni della vittima o di testimoni.

Le motivazioni: la percezione autonoma come requisito essenziale

La Corte ha spiegato che la ratio legis dell’arresto in flagranza o quasi flagranza risiede nell’evidenza della prova, che giustifica una compressione della libertà personale senza un preventivo vaglio giurisdizionale. Questa evidenza deve essere colta direttamente dagli operatori di polizia.

Nel caso specifico, la Polizia Giudiziaria non ha ‘sorpreso’ gli indagati con la refurtiva; li ha invece perquisiti dopo aver raccolto le accuse della vittima. Le ‘tracce’ del reato (il telefono e il denaro) non sono state percepite autonomamente dagli agenti come un elemento che collegasse inequivocabilmente e immediatamente i fermati al reato. Al contrario, sono state il risultato di un’attività di ricerca guidata da informazioni esterne.

Come afferma la Corte, le tracce del reato devono ‘apparire dimostrative’ del collegamento con il crimine appena commesso e devono essere ‘constatate’ dagli stessi investigatori al momento dell’intervento, non cercate attivamente sulla base di soffiate. In assenza di questo nesso di percezione diretta e immediata, l’arresto non è legittimo.

Le conclusioni: implicazioni pratiche per gli arresti

Questa sentenza non sminuisce la gravità dei fatti o la colpevolezza degli indagati (tanto che è stata applicata una misura cautelare), ma traccia un confine netto a tutela della libertà personale. Stabilisce che, per procedere a un arresto in quasi flagranza, non è sufficiente che la polizia agisca tempestivamente e trovi prove decisive.

È necessario che gli agenti, intervenendo, colgano direttamente e autonomamente elementi (persone in fuga, oggetti visibili, tracce evidenti) che li conducano senza mediazioni al responsabile del reato appena consumato. Le dichiarazioni della vittima sono fondamentali per le indagini successive e per l’adozione di misure cautelari da parte di un giudice, ma non possono, da sole, legittimare un arresto precautelare eseguito dalla Polizia Giudiziaria in nome della quasi flagranza.

È legittimo un arresto in quasi flagranza basato sulle dichiarazioni della vittima?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che l’arresto in quasi flagranza è illegittimo se basato sulle sole informazioni fornite dalla vittima o da terzi, poiché manca la percezione autonoma e immediata delle tracce del reato da parte della polizia giudiziaria.

Cosa si intende per ‘sorpreso con cose o tracce’ del reato ai fini della quasi flagranza?
Significa che la Polizia Giudiziaria deve cogliere direttamente e autonomamente, al momento dell’intervento, elementi materiali (le ‘cose o tracce’) che colleghino in modo diretto e inequivocabile una persona al reato appena commesso. Tali elementi non devono essere l’oggetto di una ricerca attiva basata su segnalazioni.

Il ritrovamento della refurtiva durante una perquisizione è sufficiente per la quasi flagranza?
No. Se la perquisizione e il conseguente ritrovamento dei beni rubati avvengono a seguito delle indicazioni fornite dalla vittima o da testimoni, non si configura la quasi flagranza. In questo caso, la scoperta non deriva da una percezione diretta degli agenti, ma da un’attività investigativa, seppur immediata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati