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Quasi flagranza: no arresto se c’è indagine

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un Pubblico Ministero, stabilendo che non si può procedere all’arresto per quasi flagranza se il coinvolgimento di un sospettato viene accertato solo tramite indagini successive, come la visione di filmati di videosorveglianza. La Corte ha sottolineato che la quasi flagranza richiede una percezione diretta e immediata da parte della polizia giudiziaria delle tracce del reato e del loro collegamento inequivocabile con l’indiziato, senza la necessità di attività investigative intermedie.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Quasi flagranza: l’arresto è illegittimo se basato su indagini successive

La nozione di quasi flagranza rappresenta uno dei pilastri su cui si fonda la possibilità per la polizia giudiziaria di procedere all’arresto senza un preventivo ordine del magistrato. Tuttavia, i confini di questo istituto sono rigorosi e non ammettono estensioni basate su attività investigative, seppur immediate. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 10765/2025, torna a ribadire questo principio, chiarendo che la percezione del legame tra il sospettato e il reato deve essere diretta e autonoma, non il frutto di una ricostruzione ex post.

I Fatti del Caso

Durante un servizio di perlustrazione notturna, la polizia giudiziaria nota due giovani camminare in una zona recentemente colpita da furti ai danni di esercizi commerciali. Gli agenti decidono di fermarli per un controllo. Durante la perquisizione personale, solo uno dei due individui viene trovato in possesso di refurtiva, provento di un furto commesso pochi minuti prima in un negozio situato a poche decine di metri.

Entrambi i soggetti vengono tratti in arresto per furto aggravato in concorso. In sede di udienza di convalida, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) convalida l’arresto per il soggetto trovato con la refurtiva, ma non per il suo compagno, ritenendo insussistente per quest’ultimo il requisito della flagranza o quasi flagranza. Secondo il GIP, il coinvolgimento del secondo individuo era stato accertato solo a seguito di indagini successive, in particolare attraverso la visione dei filmati di una telecamera di sorveglianza.
Il Procuratore della Repubblica ricorre in Cassazione, sostenendo che la situazione integrasse l’ipotesi della quasi flagranza, data la sorpresa del soggetto con tracce (la compagnia del complice e la vicinanza al luogo del reato) che ne evidenziavano il recente coinvolgimento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso del Pubblico Ministero, giudicandolo infondato. Gli Ermellini hanno confermato la decisione del GIP, ribadendo i principi consolidati dalla giurisprudenza, in particolare dalle Sezioni Unite. La Corte ha chiarito che l’arresto in stato di quasi flagranza è illegittimo se si basa su informazioni acquisite dalla vittima o da terzi, o su attività di indagine che mediano tra la percezione del fatto e l’azione della polizia.

I limiti della quasi flagranza

Il concetto di quasi flagranza richiede una stretta contiguità temporale e logica tra il reato e il momento in cui il sospettato viene fermato. Questa condizione si verifica in due scenari:

1. Il soggetto è inseguito subito dopo il reato.
2. Il soggetto viene sorpreso con cose o tracce dalle quali appaia evidente che ha appena commesso il reato.

Nel caso in esame, non vi è stato alcun inseguimento. L’analisi si è quindi concentrata sulla seconda ipotesi. La Corte ha specificato che la “sorpresa con cose o tracce” deve basarsi su una percezione immediata e autonoma da parte degli agenti operanti. Le tracce devono essere inequivocabilmente collegate al reato e all’indiziato, senza la necessità di apprezzamenti, valutazioni o indagini ulteriori.

le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando la soluzione di continuità tra il momento del controllo e l’effettivo accertamento della responsabilità del secondo soggetto. Al momento del fermo, gli unici elementi a carico di quest’ultimo erano la sua presenza in compagnia del complice (circostanza di per sé non univoca) e un comportamento neutro, non avendo egli tentato la fuga. La refurtiva era stata trovata solo addosso all’altro individuo.

La prova del suo coinvolgimento è emersa solo ex post, grazie alla visione dei filmati di una telecamera che lo riprendeva durante il furto. Questa attività, sebbene svolta nell’immediatezza, costituisce un’indagine che interrompe il nesso diretto e percettivo richiesto dalla legge per la quasi flagranza. In altre parole, la polizia non ha percepito direttamente le tracce del suo coinvolgimento, ma le ha ricostruite attraverso un’attività investigativa. Questo passaggio logico e temporale esclude la possibilità di procedere all’arresto in assenza di un provvedimento del magistrato.

le conclusioni

La sentenza riafferma un principio garantista fondamentale: l’arresto in flagranza o quasi flagranza è una misura eccezionale che limita la libertà personale e, come tale, deve essere ancorata a presupposti oggettivi e immediatamente percepibili. Non può essere il risultato di un’attività di indagine, per quanto rapida ed efficiente. La decisione chiarisce che la semplice presenza sul luogo del reato o in compagnia di un correo non è sufficiente a integrare lo stato di quasi flagranza, se il collegamento con il crimine viene stabilito solo attraverso una successiva ricostruzione dei fatti. Questo orientamento tutela il cittadino da arresti basati su meri sospetti o su prove raccolte dopo il primo contatto con le forze dell’ordine.

Quando una persona può essere arrestata in stato di quasi flagranza?
L’arresto in stato di quasi flagranza è possibile solo quando, subito dopo il reato, la persona è inseguita dalla polizia o dalla vittima, oppure viene sorpresa con oggetti o tracce che dimostrano in modo evidente e diretto il suo coinvolgimento nel reato appena commesso, senza che siano necessarie ulteriori indagini.

La presenza in compagnia del colpevole è sufficiente per l’arresto in quasi flagranza?
No. Secondo la sentenza, la semplice circostanza di trovarsi in compagnia di chi ha commesso un reato non è, di per sé, un elemento sufficiente per giustificare un arresto in quasi flagranza, se non è supportata da altre tracce inequivocabili e direttamente percepite dalla polizia giudiziaria.

Le indagini immediate, come la visione di un video, possono fondare un arresto in quasi flagranza?
No. La sentenza chiarisce che la quasi flagranza richiede una percezione diretta e autonoma da parte della polizia. Attività di indagine, anche se svolte nell’immediatezza dei fatti come la visione di filmati di videosorveglianza, interrompono la continuità richiesta e costituiscono una ricostruzione ex post che esclude la possibilità di procedere all’arresto in quasi flagranza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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