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Quasi flagranza e arresto: il caso della Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un arresto per spaccio di droga, avvenuto in stato di quasi flagranza. L’individuo, fermato subito dopo aver ceduto una dose, è stato ritenuto correttamente arrestato poiché l’inseguimento della polizia è scattato immediatamente dopo la constatazione del reato, rendendo l’operazione valida.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Quasi flagranza: quando è legittimo l’arresto per spaccio?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37747 del 2025, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: i confini della quasi flagranza di reato. Questa decisione offre chiarimenti fondamentali sulla legittimità dell’arresto, specialmente in contesti complessi come lo spaccio di stupefacenti, dove l’azione delle forze dell’ordine deve essere tanto rapida quanto giuridicamente ineccepibile. L’analisi della Corte ribadisce principi consolidati, ma li cala in un contesto fattuale che aiuta a comprendere meglio la loro applicazione pratica.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un’operazione di polizia a Rimini. Un individuo è stato arrestato dopo essere stato sorpreso a cedere una dose di cocaina a un acquirente. Le forze dell’ordine, che stavano monitorando la scena, sono intervenute immediatamente dopo lo scambio. Prima hanno fermato l’acquirente, trovandolo in possesso della sostanza appena comprata, e subito dopo hanno bloccato il venditore, che aveva con sé ulteriori dosi di stupefacente. Il Tribunale di Rimini ha convalidato l’arresto. La difesa dell’arrestato ha però proposto ricorso in Cassazione, sostenendo l’illegittimità dell’arresto. Secondo il ricorrente, non sussisteva né la flagranza né la quasi flagranza, poiché gli agenti non avevano visto direttamente l’oggetto dello scambio e avevano deciso di fermare il suo assistito solo dopo aver trovato la droga addosso all’acquirente.

La Decisione della Corte di Cassazione e la nozione di quasi flagranza

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo la censura della difesa manifestamente infondata. La decisione si fonda su una precisa interpretazione dell’art. 382 del codice di procedura penale, che definisce i concetti di flagranza e quasi flagranza. La Corte ha ribadito che lo stato di quasi flagranza si configura in due precise ipotesi: quando il presunto autore del reato, subito dopo il fatto, è inseguito dalla polizia giudiziaria, dalla persona offesa o da altri; oppure quando viene sorpreso con cose o tracce dalle quali appaia che abbia commesso il reato immediatamente prima.

Le Motivazioni

Il cuore della motivazione risiede nella distinzione tra un’attività investigativa generica e un inseguimento che scaturisce dalla percezione diretta, totale o parziale, del comportamento criminale. Citando un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 39131/2016), la Corte ha spiegato che l’inseguimento nella quasi flagranza non può essere inteso in senso metaforico come una semplice ‘attività investigativa’. Deve, invece, essere una conseguenza diretta e immediata del reato. L’inseguitore deve aver avuto una percezione personale dell’azione criminosa, ed è questa percezione che giustifica l’inizio dell’inseguimento finalizzato alla cattura. Nel caso specifico, le forze dell’ordine hanno osservato la condotta della cessione. Subito dopo, hanno fermato l’acquirente (trovando la prova del reato) e immediatamente dopo hanno inseguito e fermato il venditore. Questo rapido susseguirsi di azioni, originato dalla constatazione della cessione, integra pienamente i requisiti della quasi flagranza. L’arresto è stato quindi considerato legittimo perché avvenuto nell’immediatezza dei fatti e come diretta conseguenza della condotta illecita osservata.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio di fondamentale importanza pratica per le operazioni di polizia. Viene chiarito che per procedere all’arresto in quasi flagranza per spaccio non è indispensabile che gli agenti vedano materialmente la sostanza stupefacente passare di mano. È sufficiente che abbiano una percezione chiara e diretta della condotta criminosa (la cessione) e che l’inseguimento e il fermo dell’autore del reato avvengano senza soluzione di continuità rispetto a tale percezione. Questa interpretazione garantisce l’efficacia dell’azione repressiva, bilanciandola con la tutela dei diritti individuali, e conferma che la quasi flagranza è uno strumento giuridico legato a una stretta e immediata connessione logico-temporale tra il reato e l’intervento delle forze dell’ordine.

Quando si verifica lo stato di quasi flagranza?
Secondo l’art. 382 del codice di procedura penale, la quasi flagranza si verifica quando, subito dopo il reato, l’autore viene inseguito dalla polizia, dalla persona offesa o da altre persone, oppure viene sorpreso con cose o tracce che dimostrino che ha appena commesso il reato.

È necessario che la polizia veda l’oggetto scambiato per arrestare in quasi flagranza per spaccio?
No, la sentenza chiarisce che non è necessario. È sufficiente che gli agenti abbiano la percezione diretta del comportamento criminale (la cessione) e che il loro intervento sia una conseguenza immediata di tale osservazione.

Cosa si intende per inseguimento nella quasi flagranza?
L’inseguimento non è una generica attività di indagine, ma un’azione che scaturisce ‘subito dopo il reato’ dalla percezione personale, totale o parziale, del comportamento criminale da parte dell’inseguitore. Deve esserci un legame causale e temporale immediato tra il reato e l’inizio dell’inseguimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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