LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Quasi flagranza di reato: l’arresto è legittimo

La Corte di Cassazione conferma la validità di un arresto per furto basato sulla quasi flagranza di reato. La sentenza chiarisce che l’arresto è legittimo quando i sospettati vengono trovati, subito dopo il delitto, in possesso di refurtiva e strumenti da scasso, anche se le forze dell’ordine non hanno assistito direttamente al crimine. La presenza di ‘cose o tracce’ inequivocabili è sufficiente a integrare la condizione di quasi flagranza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Quasi flagranza di reato: quando è legittimo l’arresto?

La nozione di quasi flagranza di reato è un pilastro del diritto processuale penale che consente l’arresto di una persona anche quando non sia stata colta nell’esatto momento in cui commette il crimine. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i contorni di questo istituto, chiarendo che la presenza di ‘cose o tracce’ inequivocabili è sufficiente a giustificare l’arresto, anche senza una percezione diretta del fatto da parte della polizia. Analizziamo insieme la decisione per comprendere meglio i principi applicati.

I fatti del caso

Due individui venivano arrestati dopo essere stati visti da un testimone mentre fuggivano da un garage condominiale a bordo di due biciclette. Il testimone li seguiva senza mai perderli di vista e allertava le forze dell’ordine. All’arrivo della pattuglia, i due soggetti erano intenti a manomettere una delle biciclette con un cacciavite. Sottoposti a perquisizione personale, venivano trovati in possesso di altri strumenti da scasso, come tenaglie e punte di trapano. Il Tribunale convalidava l’arresto e applicava una misura cautelare.

I due uomini proponevano ricorso in Cassazione, sostenendo l’illegittimità del loro arresto. A loro dire, mancavano i presupposti della flagranza o della quasi flagranza, poiché nessuno (né il testimone, né la polizia) li aveva visti compiere materialmente il furto e l’inseguimento era scattato sulla base di un mero sospetto.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto entrambi i ricorsi, ritenendoli infondati. I giudici hanno confermato la piena legittimità dell’operato delle forze dell’ordine e la correttezza della decisione del Tribunale, ribadendo che nel caso di specie sussistevano tutti gli elementi della quasi flagranza di reato, così come definita dall’articolo 382 del codice di procedura penale.

Secondo la Corte, non è necessario che la polizia giudiziaria abbia una percezione diretta del reato. È invece sufficiente che abbia la percezione diretta di elementi che, con ‘altissima probabilità’, colleghino la persona a un crimine commesso ‘immediatamente prima’.

Le motivazioni: i presupposti della quasi flagranza di reato

Il cuore della motivazione risiede nell’interpretazione della seconda parte dell’art. 382 c.p.p., che definisce lo stato di quasi flagranza. Questa condizione si verifica quando qualcuno, subito dopo il reato, è sorpreso con ‘cose o tracce’ dalle quali appaia che egli abbia commesso il reato immediatamente prima.

Nel caso specifico, gli elementi decisivi sono stati:
1. Il nesso temporale: I due erano stati fermati pochissimo tempo dopo essere stati visti fuggire dal garage, grazie all’inseguimento ininterrotto del testimone e al tempestivo intervento della polizia.
2. Le ‘cose o tracce’: Le biciclette rubate e gli strumenti da scasso (cacciavite, tenaglie, punte di trapano) trovati in loro possesso costituivano prove materiali inequivocabili che li collegavano direttamente e immediatamente al furto.

La Corte ha sottolineato che questo ‘collegamento immediato’ con il reato non deriva solo dalla visione diretta della condotta illecita, ma anche e soprattutto dal rinvenimento di questi elementi oggettivi. La presenza della refurtiva e degli arnesi da scasso integrava pienamente i requisiti di legge, creando quella ‘altissima probabilità’ di colpevolezza che legittima l’arresto.

Le conclusioni: implicazioni pratiche

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale per l’operatività delle forze dell’ordine. Si stabilisce chiaramente che per procedere all’arresto in quasi flagranza di reato non è indispensabile aver visto il ladro ‘con le mani nel sacco’. È invece cruciale il riscontro oggettivo e immediato di elementi che, come un filo diretto, collegano il sospettato al crimine appena commesso. Il possesso della refurtiva o di strumenti chiaramente finalizzati allo scasso, in un contesto temporale e spaziale prossimo a quello del reato, è una condizione sufficiente per far scattare le manette, garantendo così una risposta rapida ed efficace alla commissione dei reati.

È necessario che la polizia veda il reato per arrestare qualcuno in quasi flagranza?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che non è necessaria la percezione diretta del reato da parte della polizia giudiziaria. È sufficiente che gli agenti percepiscano direttamente elementi (come il possesso di refurtiva) che rendano altamente probabile la commissione del reato da parte del soggetto fermato.

Cosa si intende per ‘cose o tracce’ che giustificano l’arresto in quasi flagranza di reato?
Si intendono elementi materiali, come la refurtiva (in questo caso, le biciclette) o gli strumenti usati per commettere il reato (cacciavite, tenaglie, punte di trapano), trovati addosso o in possesso della persona, che la collegano in modo inequivocabile al delitto appena commesso.

Un cittadino che insegue un ladro può contribuire a creare lo stato di quasi flagranza?
Sì, l’inseguimento da parte di un cittadino, se avviene subito dopo il reato e senza che il sospettato venga mai perso di vista fino all’arrivo delle forze dell’ordine, è un elemento fondamentale per stabilire la continuità temporale e spaziale richiesta dalla legge per configurare la quasi flagranza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati