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Quasi flagranza di reato: arresto legittimo

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un Tribunale che non aveva convalidato un arresto, chiarendo il concetto di quasi flagranza di reato. La Corte ha stabilito che per l’arresto sono sufficienti elementi come il comportamento del sospettato e tracce che, nel loro insieme, rivelino in modo inequivocabile la recentissima commissione di un delitto, anche senza la sorpresa in atto.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Quasi flagranza di reato: la Cassazione espande il concetto di “traccia”

Con la sentenza n. 22557 del 2025, la Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione è intervenuta per chiarire i contorni applicativi della quasi flagranza di reato, un istituto fondamentale della procedura penale. La pronuncia, che annulla un’ordinanza di non convalida di un arresto, sottolinea come il concetto di “traccia” del reato debba essere interpretato in senso ampio, includendo anche l’atteggiamento del sospettato e una serie di elementi indiziari che, nel loro complesso, rendono altamente probabile la commissione del delitto.

I fatti di causa

Il caso trae origine dal ricorso del Pubblico Ministero contro la decisione del Tribunale di non convalidare l’arresto di un individuo. Quest’ultimo era stato fermato dalle forze dell’ordine poco dopo la commissione di diversi reati, tra cui ricettazione e resistenza. Sebbene non colto nell’esatto momento del fatto, l’uomo era stato rintracciato nei pressi del luogo dove era stata abbandonata un’auto di lusso risultata rubata. Al momento del fermo, presentava abiti e scarpe bagnate, era privo di documenti e tentava nuovamente la fuga. Inoltre, era stato formalmente riconosciuto dal personale operante che lo aveva precedentemente notato a bordo del veicolo sottratto. Il Tribunale, tuttavia, aveva ritenuto non sussistenti i presupposti della quasi flagranza, motivando in modo ritenuto dal PM “stereotipato e apparente”.

La decisione della Corte sul concetto di quasi flagranza di reato

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le argomentazioni del Pubblico Ministero, ritenendo il ricorso fondato e annullando l’ordinanza impugnata. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio di diritto cruciale: lo stato di quasi flagranza di reato sussiste quando l’indagato viene sorpreso dalla polizia giudiziaria con cose e tracce che rivelano in modo inequivocabile la recentissima commissione del delitto.

La Corte ha specificato che la nozione di “tracce del reato” non deve essere intesa in senso meramente letterale o materiale. Essa può comprendere anche l’atteggiamento assunto dall’autore del fatto, se questo costituisce, con assoluta probabilità, un indicatore dell’avvenuta perpetrazione del reato in un momento temporalmente molto vicino all’intervento delle forze dell’ordine.

Le motivazioni

Nella sua analisi, la Cassazione ha censurato il Tribunale per aver adottato una lettura eccessivamente limitante e incompleta delle norme, senza considerare adeguatamente tutti gli elementi forniti. Il comportamento dell’indagato, il suo esplicito riconoscimento da parte degli agenti, la sua presenza in un luogo compatibile con la fuga, gli indumenti bagnati (indicativi di un tentativo di nascondersi) e il nuovo tentativo di sottrarsi al controllo, costituivano un quadro indiziario solido e convergente. Questi elementi, visti nel loro insieme, rappresentavano quelle “tracce” inequivocabili che la legge richiede per giustificare l’arresto in stato di quasi flagranza. Il Tribunale, invece, si era discostato da una corretta applicazione della legge, fornendo una motivazione apparente che non aveva attribuito il giusto rilievo a prove decisive.

Le conclusioni

Questa sentenza rafforza un’interpretazione estensiva e pragmatica dell’istituto della quasi flagranza. La Corte di Cassazione chiarisce che la valutazione non deve fermarsi alla ricerca di prove dirette e materiali, ma deve estendersi a un’analisi complessiva degli indizi e dei comportamenti. Un atteggiamento sospetto, unito a una stretta contiguità spazio-temporale con il reato e al riconoscimento da parte degli agenti, può legittimamente fondare un arresto. La decisione offre quindi un importante principio guida per le forze dell’ordine e per i giudici, volto a garantire l’efficacia dell’azione repressiva nel pieno rispetto delle garanzie legali.

Cosa si intende per “quasi flagranza di reato”?
Si ha quasi flagranza quando una persona, subito dopo aver commesso un reato, viene inseguita dalle forze dell’ordine, dalla persona offesa o da altre persone, oppure viene sorpresa con cose o tracce dalle quali appaia che abbia appena commesso il reato.

Il comportamento di una persona può essere considerato una “traccia” del reato ai fini dell’arresto?
Sì. La Corte di Cassazione ha specificato che la nozione di “tracce” può includere anche l’atteggiamento assunto dall’autore del fatto, come un tentativo di fuga o un comportamento sospetto, se questo indica con alta probabilità che un reato è stato appena commesso.

Perché la Cassazione ha annullato la decisione del Tribunale che non convalidava l’arresto?
La Cassazione l’ha annullata perché il Tribunale aveva interpretato in modo troppo restrittivo il concetto di quasi flagranza, ignorando una serie di elementi cruciali (riconoscimento da parte degli agenti, abiti bagnati, tentativo di fuga) che, nel loro complesso, costituivano tracce inequivocabili della recentissima commissione del reato e quindi legittimavano l’arresto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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