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Quasi flagranza: arresto valido anche a ore di distanza

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che non convalidava l’arresto di alcuni soggetti per rapina, basandosi su un criterio puramente temporale. La Suprema Corte ha ribadito che per la configurabilità della quasi flagranza non è decisivo il tempo trascorso, ma la presenza di tracce o cose che colleghino in modo inequivocabile l’indiziato al reato appena commesso. Di conseguenza, l’arresto effettuato anche a distanza di ore è stato ritenuto legittimo.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Quasi Flagranza: La Cassazione chiarisce i limiti dell’arresto

L’istituto della quasi flagranza rappresenta uno strumento cruciale per l’operato delle forze dell’ordine, ma i suoi confini applicativi sono spesso oggetto di dibattito. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 10405 del 2024, interviene per ribadire un principio fondamentale: il criterio temporale non è l’unico né il più importante per legittimare un arresto. La presenza di tracce inequivocabili che collegano una persona a un reato appena commesso è sufficiente, anche se sono trascorse alcune ore.

Il Fatto: L’arresto non convalidato dal GIP

Il caso trae origine da un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di L’Aquila, che aveva rifiutato di convalidare l’arresto di tre individui accusati di rapina aggravata. Secondo il GIP, non sussistevano i presupposti per la quasi flagranza. La sua decisione si basava su due considerazioni principali:

1. La sottrazione del veicolo era avvenuta circa due ore prima della minaccia utilizzata per assicurarsi la fuga.
2. Gli indagati erano stati fermati ben due ore dopo la sottrazione del bene.

Il giudice di prime cure aveva quindi ritenuto che il lasso di tempo intercorso fosse eccessivo per poter parlare di quasi flagranza. Contro questa decisione, il Pubblico Ministero ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che il GIP avesse interpretato la norma in modo eccessivamente restrittivo e in contrasto con la giurisprudenza consolidata.

L’arresto in quasi flagranza e la percezione delle tracce

Il punto centrale del ricorso del Pubblico Ministero era che il GIP aveva ignorato elementi cruciali. Le forze dell’ordine, infatti, avevano avuto una percezione immediata delle tracce del reato e del loro collegamento inequivocabile con uno degli indagati. Da lì era partita l’immediata opera di rintraccio degli altri due complici. Secondo l’accusa, escludere la quasi flagranza solo sulla base del criterio temporale era una decisione errata, definita “eccentrica” rispetto all’orientamento costante della Corte di Cassazione.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per ribadire il loro orientamento consolidato in materia. Hanno chiarito che l’ipotesi di “quasi flagranza“, che si realizza quando l’indiziato viene “sorpreso con cose o tracce dalle quali appaia che egli abbia commesso il reato immediatamente prima”, non richiede necessariamente che la polizia giudiziaria abbia avuto una percezione diretta della commissione del reato. A differenza del caso dell’inseguimento, è sufficiente:

* L’immediata percezione delle tracce del reato.
* Il loro collegamento inequivocabile con l’indiziato.

La Corte ha citato un precedente significativo (Sez. 4, n. 53553/2017), in cui era stato ritenuto legittimo l’arresto per omicidio stradale e fuga di due soggetti, sorpresi quattro ore dopo i fatti sulla base di testimonianze e tracce evidenti (un asciugamano insanguinato e lesioni personali). La sentenza ha inoltre richiamato le Sezioni Unite (n. 39131/2016), che sottolineano la necessità di una “coessenziale correlazione” tra la percezione del fatto delittuoso (anche attraverso le tracce) e il successivo intervento di privazione della libertà.

Conclusioni: L’impatto pratico della sentenza

La decisione della Cassazione annulla senza rinvio il provvedimento del GIP e dichiara la legittimità dell’arresto. Questa sentenza rafforza un principio di fondamentale importanza pratica: nella valutazione della quasi flagranza, la qualità degli elementi raccolti (le tracce del reato) prevale sulla mera quantità di tempo trascorso. L’arresto è legittimo se le forze dell’ordine, subito dopo aver ricevuto la notizia del reato o averne scoperto le tracce, si attivano senza soluzione di continuità per rintracciare il responsabile. Questo approccio garantisce l’efficacia dell’azione repressiva, evitando che un’interpretazione eccessivamente formalistica del requisito temporale possa vanificare l’operato della polizia giudiziaria e favorire l’impunità dei colpevoli.

Quando si può parlare di “quasi flagranza” per un arresto?
Si parla di quasi flagranza quando una persona, subito dopo il reato, viene sorpresa con cose o tracce dalle quali appare evidente che lo abbia commesso immediatamente prima.

L’arresto in quasi flagranza richiede che la polizia veda il reato mentre viene commesso?
No, a differenza del caso dell’inseguimento, non è necessaria la percezione diretta della commissione del reato. È sufficiente che la polizia giudiziaria abbia l’immediata percezione delle tracce del reato e del loro collegamento inequivocabile con l’indiziato.

Quanto tempo può passare dal reato per poter comunque procedere a un arresto in quasi flagranza?
La sentenza chiarisce che il criterio temporale non è l’unico né il più importante. L’arresto può essere legittimo anche se sono trascorse alcune ore, a condizione che vi sia una stretta continuità tra la percezione delle tracce del reato e l’intervento per privare l’autore della libertà.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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