LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Quantum della pena: quando il ricorso è inammissibile

Un uomo, condannato per furto pluriaggravato e resistenza, ha impugnato la sentenza lamentando che la pena inflitta fosse troppo alta per consentire la sospensione condizionale. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la determinazione del quantum della pena è una valutazione discrezionale del giudice di merito. Se la decisione è logicamente motivata, come in questo caso dalla gravità dei fatti, non è sindacabile in sede di legittimità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Quantum della pena: la discrezionalità del giudice non si discute se ben motivata

La determinazione del quantum della pena è uno dei momenti più delicati del processo penale, in cui il giudice esercita un potere ampiamente discrezionale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire i limiti entro cui tale discrezionalità può essere esercitata e le condizioni che rendono un ricorso contro la misura della pena inammissibile. Il caso riguarda un imputato condannato per furto pluriaggravato e resistenza a pubblico ufficiale, la cui difesa lamentava una pena eccessiva, tale da precludere l’accesso alla sospensione condizionale.

I Fatti del Caso: Furto Aggravato e Resistenza

L’imputato era stato ritenuto responsabile, sia in primo grado che in appello, dei reati di furto pluriaggravato e resistenza a pubblico ufficiale, aggravata dal nesso teleologico. La condanna definitiva era stata fissata in due anni e due mesi di reclusione, oltre al pagamento di una multa. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo la nullità della sentenza per manifesta illogicità e insufficienza della motivazione. Il punto centrale del ricorso era il mancato contenimento della pena entro i limiti che avrebbero consentito la concessione del beneficio della sospensione condizionale, previsto dall’art. 163 del codice penale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Secondo gli Ermellini, la sentenza impugnata era sorretta da un apparato argomentativo coerente e completo. Il motivo di ricorso, incentrato sulla presunta scorrettezza del trattamento sanzionatorio e sul conseguente diniego della sospensione condizionale, è stato giudicato ‘manifestamente infondato’. La Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le motivazioni della Corte sulla determinazione del quantum della pena

Il cuore della decisione risiede nel principio, costantemente affermato dalla giurisprudenza, secondo cui la determinazione del quantum della pena rientra nella valutazione discrezionale del giudice di merito. Questa valutazione è insindacabile in sede di legittimità, a meno che non sia il risultato di un mero arbitrio, di un ragionamento illogico o non sia supportata da un’adeguata motivazione. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e rispettosa dei criteri stabiliti dall’art. 133 del codice penale, che elenca gli indici per la commisurazione della pena (gravità del reato, capacità a delinquere del colpevole). I giudici di merito avevano analizzato attentamente le ‘allarmanti modalità della condotta’ tenuta dall’imputato, concludendo che la gravità del fatto non consentiva un’ulteriore riduzione della pena. Di conseguenza, la pena inflitta, superando il limite dei due anni, escludeva automaticamente la possibilità di concedere la sospensione condizionale. La Cassazione ha quindi confermato che, in presenza di una motivazione adeguata e non contraddittoria, non è possibile rivedere la decisione sul quantum della pena.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chi opera nel diritto penale: non è sufficiente lamentare una pena ritenuta ‘eccessiva’ per ottenere una riforma in Cassazione. È necessario dimostrare che la decisione del giudice di merito sia viziata da un errore logico palese o da una totale assenza di motivazione. L’ampia discrezionalità del giudice nella commisurazione della pena è un caposaldo del sistema, bilanciato dall’obbligo di motivare le proprie scelte in base ai criteri legali. Per la difesa, ciò significa che le strategie processuali devono concentrarsi non tanto sulla ‘quantità’ della pena, quanto sulla ‘qualità’ della motivazione che la sorregge, evidenziando eventuali profili di arbitrarietà o illogicità manifesta.

È possibile impugnare in Cassazione la misura della pena decisa dal giudice di merito?
No, la determinazione della misura della pena (quantum) è una valutazione discrezionale del giudice di merito. È insindacabile in Cassazione, a meno che la decisione non sia frutto di mero arbitrio, di un ragionamento illogico o non sia sorretta da un’adeguata motivazione.

Perché in questo caso non è stata concessa la sospensione condizionale della pena?
La sospensione condizionale non è stata concessa perché la pena inflitta (due anni e due mesi di reclusione) superava il limite massimo di due anni previsto dalla legge per la concessione di tale beneficio. La Corte ha ritenuto che la gravità del fatto non consentisse di ridurre ulteriormente la pena per farla rientrare in tale limite.

Cosa significa che un ricorso è “manifestamente infondato”?
Significa che i motivi presentati nel ricorso sono palesemente privi di qualsiasi fondamento giuridico. La Corte ritiene l’argomentazione così debole da poter respingere l’impugnazione senza un esame approfondito nel merito, dichiarandola inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati