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Quantum della pena: discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso che contestava l’eccessività della pena. La decisione riafferma che la determinazione del quantum della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, se adeguatamente motivata secondo gli articoli 132 e 133 del codice penale.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Quantum della Pena: Quando la Decisione del Giudice è Insindacabile in Cassazione

La determinazione della giusta pena è uno dei compiti più delicati del giudice. L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione sul quantum della pena e sui limiti del suo riesame in sede di legittimità. L’analisi di questa decisione chiarisce perché non è possibile appellarsi alla Suprema Corte semplicemente lamentando una sanzione ritenuta eccessiva.

I Fatti del Processo e il Ricorso

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. La ricorrente contestava unicamente l’entità della pena inflittale, ritenendola sproporzionata. L’unico motivo di ricorso si concentrava, quindi, sulla presunta eccessività della sanzione, senza sollevare questioni relative a vizi procedurali o a un’errata interpretazione della legge.

La Discrezionalità del Giudice sul Quantum della Pena

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato nella giurisprudenza. La valutazione e la quantificazione della pena rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito (cioè il giudice di primo e secondo grado). Questo potere non è arbitrario, ma deve essere esercitato nel rispetto dei principi guida stabiliti dagli articoli 132 e 133 del codice penale, che impongono al giudice di tenere conto della gravità del reato e della capacità a delinquere del colpevole.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha sottolineato che il suo ruolo, in sede di legittimità, non è quello di ricalcolare la pena o di sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Il controllo della Cassazione si limita a verificare che la decisione sulla pena sia supportata da una motivazione congrua e non manifestamente illogica. Nel caso di specie, i giudici hanno ritenuto che la Corte d’Appello avesse adempiuto al proprio onere argomentativo, facendo riferimento agli elementi ritenuti decisivi per la commisurazione della sanzione, come specificato nella sentenza impugnata. Di conseguenza, contestare il quantum della pena senza denunciare una violazione di legge o un vizio logico della motivazione si traduce in una richiesta inammissibile di riesame del merito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza conferma che la strategia difensiva in Cassazione non può basarsi su una semplice doglianza per la severità della condanna. Per avere successo, un ricorso deve identificare specifici errori di diritto o palesi contraddizioni nel ragionamento del giudice di merito che ha fissato la pena. La decisione sul quantum della pena resta saldamente nelle mani dei giudici che hanno esaminato le prove e i fatti, e la loro discrezionalità, se correttamente esercitata e motivata, è insindacabile. La ricorrente, a seguito della dichiarazione di inammissibilità, è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.

È possibile ricorrere in Cassazione sostenendo solo che la pena è troppo alta?
No. Secondo questa ordinanza, un ricorso basato esclusivamente sulla contestazione dell’eccessività della pena è inammissibile. La Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito la decisione discrezionale del giudice sulla quantificazione della sanzione.

Quali sono i poteri del giudice di merito nel determinare la pena?
Il giudice di merito ha il potere discrezionale di graduare la pena, tenendo conto delle circostanze aggravanti e attenuanti. Questo potere deve essere esercitato in aderenza ai principi stabiliti dagli articoli 132 e 133 del codice penale, motivando adeguatamente la propria decisione.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso esaminato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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