LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Quantificazione della pena: discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per omicidio stradale. L’ordinanza affronta il tema della quantificazione della pena, ribadendo l’ampia discrezionalità del giudice di merito nel determinare la sanzione e l’entità delle riduzioni per le attenuanti, anche in caso di risarcimento del danno effettuato dall’assicurazione. La Corte ha ritenuto logica e non censurabile la valutazione del giudice d’appello, che aveva considerato il ruolo solo secondario dell’imputato nel risarcimento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Quantificazione della pena: i limiti al potere discrezionale del giudice secondo la Cassazione

La corretta quantificazione della pena è uno dei nodi cruciali del processo penale e spesso oggetto di doglianza in sede di impugnazione. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui confini del potere discrezionale del giudice nel determinare la sanzione, specialmente in relazione all’applicazione delle circostanze attenuanti. Il caso esaminato riguardava un ricorso avverso una condanna per omicidio stradale, in cui l’imputato lamentava una pena base eccessiva e una riduzione insufficiente per le attenuanti riconosciute.

I fatti del caso

L’imputato, condannato in appello, ha proposto ricorso per Cassazione affidandosi a tre motivi principali. In primo luogo, contestava la contraddittorietà della motivazione sulla pena base: pur avendo la Corte d’Appello riconosciuto il concorso di colpa della persona offesa (attenuante ex art. 589-bis, comma 7, c.p.), aveva fissato una pena superiore al minimo edittale. In secondo luogo, lamentava che la riduzione per l’attenuante del risarcimento del danno (art. 62, n. 6, c.p.) non fosse stata applicata nella massima estensione, nonostante il danno fosse stato integralmente risarcito dalla compagnia assicurativa. Infine, sosteneva la mancata valutazione di un’ulteriore attenuante legata alla presenza di un albero non protetto sulla carreggiata, che a suo dire costituiva una corresponsabilità dell’ente proprietario della strada.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici di legittimità hanno ritenuto i motivi proposti come una mera riproposizione di censure già esaminate e correttamente respinte dalla Corte d’Appello, senza una reale critica alla logicità delle argomentazioni della sentenza impugnata. Secondo la Cassazione, il giudice di merito si è mosso correttamente all’interno dei binari normativi e giurisprudenziali.

Le motivazioni sulla quantificazione della pena

Il cuore della decisione risiede nel principio della discrezionalità del giudice di merito. La Cassazione ha ribadito che la determinazione della pena, tra il minimo e il massimo previsto dalla legge, rientra nell’ampio potere del giudice, che deve valutare gli elementi indicati nell’art. 133 c.p. (gravità del reato, capacità a delinquere del reo). Il riconoscimento di una circostanza attenuante non obbliga il giudice a partire dal minimo edittale. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fissato una pena base inferiore a quella media, motivandola in relazione alla gravità del fatto e all’incoscienza colposa dell’imputato. Tale valutazione, secondo la Cassazione, non è né illogica né arbitraria e, pertanto, non è sindacabile in sede di legittimità.

Le motivazioni sulla riduzione per risarcimento del danno

Anche riguardo al secondo motivo, la Cassazione ha confermato la correttezza dell’operato dei giudici d’appello. Se è vero che il risarcimento effettuato dal terzo assicuratore è valido ai fini del riconoscimento dell’attenuante, a patto che l’imputato ne sia a conoscenza e mostri la volontà di farlo proprio, l’entità della riduzione della pena è anch’essa una valutazione discrezionale. La Corte d’Appello aveva motivato la mancata applicazione della massima riduzione in considerazione del “ruolo secondario” svolto dall’imputato nel risarcimento. Questa motivazione, seppur sintetica, è stata ritenuta congrua e sufficiente dalla Cassazione, che ha richiamato il proprio orientamento secondo cui anche formule come “si ritiene congruo” possono adempiere all’obbligo di motivazione.

Le motivazioni su altri fattori e l’assorbimento dei motivi

Infine, il terzo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La questione della presunta responsabilità dell’ente proprietario della strada per la presenza di un albero è stata considerata assorbita nel riconoscimento della prima attenuante. La Cassazione ha chiarito che la previsione di cui all’art. 589-bis, comma 7, c.p. (evento non esclusiva conseguenza dell’azione del colpevole) è una clausola generale che ricomprende tutte le possibili cause concorrenti, che siano esse la condotta della vittima o altre situazioni esterne. Tali fattori convergono tutti in un’unica circostanza attenuante, che non può essere duplicata o invocata per ottenere ulteriori e distinte riduzioni di pena.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida alcuni principi fondamentali in materia di quantificazione della pena. Innanzitutto, rafforza l’ampia discrezionalità del giudice di merito, il cui operato è censurabile in Cassazione solo se viziato da manifesta illogicità o arbitrarietà. In secondo luogo, chiarisce che il ruolo personale dell’imputato nel risarcire il danno può legittimamente influenzare non il riconoscimento dell’attenuante, ma l’entità della relativa riduzione di pena. Infine, conferma che l’attenuante speciale prevista per i reati stradali in caso di concorso di cause esterne ha carattere onnicomprensivo, assorbendo in un’unica valutazione tutte le circostanze che escludono la responsabilità esclusiva dell’imputato.

Se il giudice riconosce una circostanza attenuante, è obbligato ad applicare la pena minima?
No. Secondo la Corte, il riconoscimento di una circostanza attenuante non impone al giudice di partire dal minimo edittale. La determinazione della pena rientra nel suo potere discrezionale, basato sulla valutazione complessiva dei fatti e dei criteri dell’art. 133 del codice penale.

Il risarcimento del danno pagato dall’assicurazione vale come attenuante per l’imputato?
Sì, il risarcimento effettuato dalla compagnia di assicurazione è valido per il riconoscimento dell’attenuante di cui all’art. 62, n. 6, c.p., a condizione che l’imputato ne sia a conoscenza e abbia mostrato la volontà di farlo proprio. Tuttavia, la misura della riduzione della pena resta discrezionale per il giudice, che può considerare il ruolo più o meno attivo dell’imputato nel processo risarcitorio.

Se più fattori esterni (es. colpa della vittima, condizioni della strada) contribuiscono all’incidente, si possono ottenere più riduzioni di pena?
No. L’attenuante prevista dall’art. 589-bis, comma 7, c.p. (quando l’evento non è conseguenza esclusiva dell’azione del colpevole) assorbe in un’unica valutazione tutte le cause concorrenti non imputabili all’agente. Pertanto, la presenza di più fattori esterni non dà diritto a distinte e plurime riduzioni di pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati