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Qualificazione spaccio lieve entità: i criteri della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di tre individui condannati per spaccio. Essi chiedevano la riqualificazione del reato in fatto di lieve entità, data la modesta quantità di droga ceduta nei singoli episodi. La Corte ha stabilito che la qualificazione spaccio lieve entità è esclusa quando l’attività, pur caratterizzata da piccole cessioni, è svolta con metodi professionali, organizzati e continuativi, come l’uso di appartamenti fortificati e vedette, che denotano una notevole capacità criminale e pericolosità sociale.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Qualificazione Spaccio Lieve Entità: Quando l’Organizzazione Esclude il Fatto Lieve

La distinzione tra spaccio di sostanze stupefacenti e la sua forma attenuata, il cosiddetto “fatto di lieve entità”, è uno dei temi più dibattuti nelle aule di tribunale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre chiarimenti cruciali sui criteri da adottare per la qualificazione spaccio lieve entità, sottolineando come la modalità organizzativa dell’attività illecita possa essere decisiva, anche a fronte di singole cessioni di modesta quantità. Approfondiamo questa importante pronuncia per capire meglio i confini tra le due fattispecie di reato.

I Fatti del Caso

Tre individui venivano condannati in appello per diversi episodi di cessione di sostanze stupefacenti, tra cui cocaina, ai sensi dell’art. 73, comma 1, del d.P.R. 309/1990. Ritenendo la pena eccessiva, proponevano ricorso in Cassazione sostenendo che la loro condotta dovesse essere ricondotta all’ipotesi di minor gravità prevista dal comma 5 dello stesso articolo, ovvero il fatto di lieve entità. A sostegno della loro tesi, evidenziavano le esigue quantità di droga cedute in ogni singola occasione. Due di loro lamentavano, inoltre, il mancato riconoscimento della circostanza attenuante del danno di speciale tenuità.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando la valutazione dei giudici di merito. I ricorsi, infatti, non contestavano vizi di legittimità, ma miravano a una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di Cassazione. La Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza d’appello congrua, logica e completa nel negare sia la lieve entità del fatto sia l’attenuante richiesta.

Le Motivazioni: Oltre la Singola Cessione

Il cuore della decisione risiede nelle argomentazioni utilizzate per giustificare l’esclusione del fatto di lieve entità. La Corte ha spiegato che la valutazione non può limitarsi al solo dato quantitativo della singola cessione, ma deve abbracciare l’intera condotta criminale.

L’Importanza della Modalità Organizzativa per la qualificazione dello spaccio

I giudici hanno evidenziato come l’attività di spaccio non fosse occasionale o “da strada”, ma si svolgesse all’interno di vere e proprie basi logistiche. Gli elementi che hanno dimostrato una struttura organizzata e professionale sono stati determinanti:

* Appartamenti fortificati: L’uso di portoncini blindati, spioncini elettronici e microtelecamere trasformava gli immobili in centrali operative sicure.
* Vedette e turnazioni: La presenza di persone con il compito di sorvegliare l’area, organizzate in turni, indicava un’attività strutturata e non improvvisata.
* Segnali convenzionali: L’utilizzo di segnali specifici, noti solo agli acquirenti, per comunicare la disponibilità della merce.
* Sistemi di occultamento: La predisposizione di secchielli nei bagni per eliminare rapidamente la sostanza in caso di irruzione delle forze dell’ordine.

Questi fattori, nel loro insieme, delineavano un’attività illecita di tipo imprenditoriale, capace di controllare lo spaccio in una zona specifica e di garantire un flusso costante di cessioni a una vasta clientela.

La Valutazione Globale del Fatto

La Corte ha ribadito un principio consolidato: per la qualificazione spaccio lieve entità, il giudice deve considerare tutti gli indici rilevanti. La pluralità di episodi, il tipo di sostanza (in questo caso, droghe pesanti come la cocaina) e, soprattutto, le modalità organizzate e professionali della condotta sono elementi che, complessivamente, denotano una gravità tale da escludere l’applicazione della fattispecie attenuata, anche se le singole quantità cedute sono modeste.

Il Rigetto della Circostanza Attenuante

Anche la richiesta di applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) è stata respinta. La Corte ha ricordato che, per la sua concessione, è necessario che sia l’entità del lucro che la gravità dell’evento dannoso o pericoloso siano di speciale tenuità. In questo caso, la modalità organizzata e la capacità di diffondere droga in modo non episodico hanno dimostrato una pericolosità sociale elevata, incompatibile con il requisito della speciale tenuità del danno.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza della Cassazione conferma che la valutazione sulla lieve entità del fatto di spaccio non è un mero calcolo matematico sulla quantità di droga. Il contesto operativo è fondamentale. Un’attività di spaccio, seppur basata su piccole dosi, perde il carattere della lieve entità quando è supportata da una struttura organizzativa che ne aumenta la pericolosità e la capacità di penetrazione nel territorio. La decisione serve da monito: la professionalità nel commettere il reato è un fattore che aggrava la condotta e preclude l’accesso a benefici e attenuanti.

Quando è esclusa la qualificazione di spaccio come fatto di lieve entità?
La qualificazione di fatto di lieve entità è esclusa quando, nonostante le singole cessioni riguardino quantità modeste di stupefacente, l’attività è svolta con modalità organizzate e professionali che indicano una significativa capacità criminale e pericolosità, come l’uso di appartamenti fortificati, vedette e una struttura operativa stabile.

La piccola quantità di droga venduta è sufficiente per ottenere l’attenuante del fatto di lieve entità?
No, la piccola quantità è solo uno degli elementi da valutare. Il giudice deve considerare l’intera condotta, inclusa la pluralità degli episodi, il tipo di droga (leggera o pesante) e, soprattutto, le modalità organizzative. Se l’attività è strutturata e non occasionale, il fatto non può essere considerato di lieve entità.

Perché la Corte ha negato anche l’attenuante del danno di speciale tenuità?
L’attenuante del danno di speciale tenuità è stata negata perché richiede che sia l’entità del lucro che la gravità del pericolo siano minime. In questo caso, la complessiva modalità di realizzazione del reato, ampia e non occasionale, ha evidenziato una gravità dell’evento dannoso e un pericolo per la collettività tali da essere incompatibili con il requisito della “speciale tenuità”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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