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Qualificazione ricorso appello: quando si converte

Un soggetto, condannato per abusi edilizi e paesaggistici a una pena pecuniaria, presenta ricorso diretto in Cassazione. La Suprema Corte, tuttavia, non decide nel merito ma opera una qualificazione del ricorso in appello, trasmettendo gli atti alla Corte d’Appello competente. La decisione si fonda sul principio per cui un ricorso per saltum, che lamenti anche vizi di motivazione, deve essere convertito in un regolare appello, garantendo così il doppio grado di giudizio di merito.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Qualificazione del Ricorso in Appello: La Cassazione e la Conversione dell’Impugnazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento su una questione procedurale cruciale: la qualificazione del ricorso in appello quando una parte decide di impugnare una sentenza direttamente in Cassazione, saltando il secondo grado. Il caso, originato da una condanna per reati edilizi, si è trasformato in una lezione sul corretto utilizzo dei mezzi di impugnazione, dimostrando come il sistema giudiziario garantisca il diritto a un esame completo del merito.

I Fatti del Caso

Un imprenditore era stato dichiarato penalmente responsabile dal Tribunale per una serie di reati legati alla realizzazione di opere edilizie in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico e demaniale. Nello specifico, le opere contestate includevano la creazione di un terrazzamento con muri a secco, l’installazione di una scala in legno e metallo e l’occupazione di un’area demaniale con attrezzature da spiaggia, il tutto senza le necessarie autorizzazioni. Il Tribunale aveva irrogato una pena di 30.000,00 euro di ammenda, concedendo la sospensione condizionale subordinata al ripristino dei luoghi.

I Motivi del Ricorso e il Vizio di Motivazione

L’imputato, anziché rivolgersi alla Corte d’Appello, ha proposto ricorso diretto per Cassazione (ricorso per saltum) basato su otto diversi motivi. Tra questi, spiccavano censure relative alla violazione del principio del ne bis in idem, alla prescrizione dei reati, ma soprattutto alla configurabilità stessa dei reati contestati. In particolare, il ricorrente lamentava un vizio di motivazione da parte del Tribunale nel ritenere che le opere realizzate costituissero un abuso edilizio e paesaggistico e un’occupazione abusiva di bene demaniale. Proprio la presenza di queste specifiche censure si rivelerà decisiva per l’esito del giudizio di legittimità.

La Qualificazione del Ricorso in Appello da parte della Cassazione

La Corte di Cassazione, esaminando l’impugnazione, non è entrata nel merito delle singole doglianze. Ha invece focalizzato la propria attenzione sulla natura stessa del ricorso. I giudici hanno rilevato due elementi fondamentali:

1. La sentenza era appellabile: La condanna, pur essendo a una pena pecuniaria (ammenda), era stata inflitta anche come sanzione sostitutiva di una pena detentiva (arresto). La giurisprudenza consolidata stabilisce che le sentenze per contravvenzioni che applicano pene sostitutive dell’arresto sono sempre appellabili.
2. Il ricorso conteneva censure sulla motivazione: Come anticipato, diversi motivi del ricorso lamentavano un vizio di motivazione ai sensi dell’art. 606, comma 1, lett. e), del codice di procedura penale.

In base a queste premesse, la Corte ha applicato l’articolo 569, comma 3, del codice di procedura penale. Tale norma prevede che, sebbene una parte possa scegliere di presentare ricorso diretto per Cassazione contro una sentenza appellabile, qualora il ricorso includa motivi relativi al vizio di motivazione, esso si converte automaticamente in appello. Di conseguenza, la Suprema Corte ha proceduto alla qualificazione del ricorso in appello e ha disposto la trasmissione di tutti gli atti alla Corte d’Appello di Roma, quale giudice competente per la trattazione.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si basa sulla necessità di preservare il doppio grado di giurisdizione di merito. Il giudizio d’appello ha lo scopo di riesaminare integralmente i fatti e le prove del processo, un compito che non spetta alla Corte di Cassazione, la quale è invece giudice della sola legittimità (cioè della corretta applicazione della legge). Consentire un ricorso diretto in Cassazione che lamenti vizi di motivazione (che implicano una rivalutazione del ragionamento del primo giudice sui fatti) priverebbe l’imputato e l’ordinamento di un grado di giudizio fondamentale.

La conversione del ricorso, quindi, non è una sanzione per la parte che ha scelto un mezzo di impugnazione errato, ma un meccanismo procedurale che assicura che il processo segua il suo corso naturale. La Corte ha chiarito che questa conversione è obbligatoria e non dipende dalla volontà delle parti, purché il ricorso non sia palesemente inammissibile o strumentale.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio procedurale di grande importanza pratica. La decisione di operare la qualificazione del ricorso in appello dimostra che la scelta del mezzo di impugnazione deve essere attentamente ponderata. Un ricorso per saltum è uno strumento utile, ma limitato ai soli vizi di violazione di legge. Quando le censure investono anche il merito e la logicità della motivazione della sentenza di primo grado, la via maestra resta quella dell’appello. La vicenda non si conclude, ma viene correttamente reindirizzata al giudice naturale per la valutazione del merito, garantendo così il pieno rispetto dei diritti di difesa e dei principi del giusto processo.

Quando un ricorso diretto per Cassazione viene convertito in appello?
Secondo la decisione, un ricorso diretto per Cassazione (ricorso per saltum) contro una sentenza appellabile si converte in appello quando tra i motivi di impugnazione vengono sollevate censure relative a un vizio di motivazione della sentenza stessa.

Una sentenza di condanna per una contravvenzione a una pena pecuniaria è sempre appellabile?
No, ma lo diventa se la pena pecuniaria è stata inflitta in tutto o in parte come sanzione sostitutiva di una pena detentiva, come l’arresto. In questo caso, come ribadito dalla Corte, la sentenza è pienamente appellabile.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione nel caso specifico?
La Corte di Cassazione non si è pronunciata sui motivi del ricorso. Ha invece qualificato l’impugnazione come un appello e ha ordinato la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello di Roma, che sarà il giudice competente a decidere nel merito della vicenda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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