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Qualificazione giuridica incendio: la decisione della Cass.

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per incendio aggravato. La Corte ha confermato la corretta qualificazione giuridica incendio (art. 423 c.p.) basata sul concreto pericolo per la pubblica incolumità, derivante dalla vicinanza del veicolo in fiamme all’abitazione della persona offesa. Respinta anche la censura sulla graduazione della pena, ribadendo la discrezionalità del giudice di merito.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Qualificazione Giuridica Incendio: La Cassazione Sottolinea il Pericolo per la Pubblica Incolumità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sulla corretta qualificazione giuridica incendio, delineando con precisione il confine tra il grave delitto di incendio (art. 423 c.p.) e la meno grave fattispecie di danneggiamento seguito da incendio (art. 424 c.p.). La decisione evidenzia come il criterio fondamentale per la distinzione risieda nella valutazione del concreto pericolo per la pubblica incolumità, un principio cardine nel diritto penale a tutela della collettività.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un uomo condannato in primo e in secondo grado per il delitto di incendio aggravato. L’imputato aveva appiccato il fuoco a un’automobile, la quale si trovava parcheggiata a breve distanza dall’ingresso dell’abitazione della persona offesa. L’accusato ha deciso di ricorrere in Cassazione, contestando due aspetti principali della sentenza d’appello: la qualificazione giuridica del fatto e il bilanciamento delle circostanze attenuanti e aggravanti.

Le Argomentazioni del Ricorrente

Il ricorrente ha fondato la sua difesa su due motivi principali:
1. Errata qualificazione giuridica del fatto: Sosteneva che la sua condotta dovesse essere inquadrata nel reato di danneggiamento seguito da incendio (art. 424 c.p.), che punisce chi incendia una cosa propria o altrui al solo scopo di danneggiarla, e non in quello di incendio (art. 423 c.p.), che presuppone un pericolo per la sicurezza pubblica.
2. Mancata prevalenza delle attenuanti generiche: Chiedeva una valutazione più favorevole nel bilanciamento delle circostanze, con la prevalenza delle attenuanti generiche sulle aggravanti contestate e sulla recidiva, al fine di ottenere una pena più mite.

L’Analisi della Cassazione sulla Qualificazione Giuridica Incendio

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambe le argomentazioni, dichiarando il ricorso inammissibile. Per quanto riguarda la qualificazione giuridica incendio, i giudici hanno ritenuto la motivazione della Corte d’Appello pienamente congrua e priva di vizi logici. La decisione dei giudici di merito si basava su elementi probatori solidi, come le immagini del sistema di videosorveglianza e le fotografie che attestavano la breve distanza tra il veicolo in fiamme e l’abitazione. Questi elementi hanno permesso di accertare, senza ricorrere a un giudizio meramente probabilistico, l’esistenza di un concreto e reale pericolo per la pubblica incolumità.

La Corte ha inoltre specificato che l’elemento soggettivo (il dolo) del reato più grave è stato correttamente desunto da fattori oggettivi, quali la quantità di liquido infiammabile utilizzato e le specifiche modalità dell’azione criminale, che indicavano la volontà di cagionare un incendio pericoloso e non un semplice danneggiamento.

Le Motivazioni

Le motivazioni alla base della decisione di inammissibilità sono chiare. In primo luogo, la Corte ha stabilito che la valutazione dei giudici di merito sulla qualificazione del reato era immune da censure, poiché fondata su un’analisi accurata degli elementi di fatto che dimostravano il pericolo per la pubblica incolumità, elemento distintivo del reato di cui all’art. 423 c.p. In secondo luogo, riguardo alla richiesta di un diverso bilanciamento delle circostanze, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la graduazione della pena rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. Quest’ultimo esercita tale potere basandosi sui criteri degli articoli 132 e 133 del codice penale, e una censura che miri a una nuova valutazione sulla congruità della pena è inammissibile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio interpretativo: per distinguere tra incendio e danneggiamento seguito da incendio, il fattore determinante è l’effettiva potenzialità dell’incendio di propagarsi e minacciare la sicurezza di un numero indeterminato di persone. Non è sufficiente l’atto di appiccare il fuoco, ma è necessario valutare il contesto in cui l’azione si svolge. Per i cittadini e gli operatori del diritto, questa pronuncia ribadisce che la valutazione del pericolo e dell’intenzione si fonda su prove oggettive e che il giudizio di Cassazione non costituisce una terza istanza di merito per rimettere in discussione l’adeguatezza della pena inflitta.

Qual è l’elemento decisivo per distinguere il reato di incendio (art. 423 c.p.) da quello di danneggiamento seguito da incendio (art. 424 c.p.)?
L’elemento decisivo è l’esistenza di un concreto pericolo per la pubblica incolumità, ovvero la potenziale capacità del fuoco di propagarsi e minacciare la sicurezza di un numero indeterminato di persone.

Come viene accertata l’intenzione di commettere il reato più grave di incendio?
L’elemento soggettivo (dolo) del delitto di incendio può essere desunto da elementi oggettivi e fattuali, come la quantità di liquido infiammabile utilizzato e le specifiche modalità dell’azione, che dimostrano la volontà di causare un pericolo diffuso.

È possibile contestare davanti alla Corte di Cassazione la misura della pena decisa dai giudici di primo e secondo grado?
No, la graduazione della pena, inclusa la decisione su aumenti e diminuzioni per circostanze aggravanti e attenuanti, rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non può essere oggetto di una nuova valutazione di congruità nel giudizio di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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