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Qualifica soggettiva peculato: autista e fuel card

La Cassazione chiarisce la qualifica soggettiva peculato per un autista di ambulanza che ha usato una fuel card aziendale per scopi personali. Svolgendo mansioni materiali, non commette peculato ma appropriazione indebita. La Corte annulla con rinvio la condanna, riqualificando il reato.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Qualifica Soggettiva Peculato: Quando l’Uso Indebito della Fuel Card non è Reato contro la P.A.

La distinzione tra peculato e appropriazione indebita dipende strettamente dalla qualifica soggettiva peculato dell’autore del reato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento su questo punto, analizzando il caso di un autista di ambulanze che aveva utilizzato la carta carburante di servizio per scopi personali. La Corte ha stabilito che, in assenza di funzioni pubblicistiche, il reato commesso non è peculato, bensì appropriazione indebita. Analizziamo insieme la vicenda e le motivazioni dei giudici.

I fatti del caso

Il caso riguarda un autista di autoambulanze del servizio pubblico 118, dipendente di un’Azienda Sanitaria Provinciale. L’uomo aveva a disposizione una ‘fuel card’ per rifornire di carburante i mezzi di servizio. Tuttavia, invece di utilizzare la carta esclusivamente per fini lavorativi, se ne appropriava per acquistare carburante per uso personale.

Una volta scoperto, l’autista ha ammesso i fatti e ha provveduto a risarcire integralmente il danno causato all’ente pubblico. Nonostante ciò, è stato condannato in primo e secondo grado per il reato di peculato continuato, previsto dall’articolo 314 del codice penale.

Il ricorso in Cassazione e la qualifica soggettiva peculato

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la correttezza della qualificazione giuridica del fatto. Il punto centrale del ricorso era la qualifica soggettiva peculato attribuita all’autista. Secondo i legali, le mansioni svolte dal loro assistito erano di natura prettamente materiale e di ordine, prive di quelle caratteristiche pubblicistiche necessarie per configurare il reato di peculato.

L’articolo 358 del codice penale, infatti, definisce gli ‘incaricati di un pubblico servizio’, escludendo coloro che prestano ‘opera meramente materiale’. La difesa ha sostenuto che il proprio assistito rientrasse proprio in questa categoria esclusa, rendendo impossibile la configurazione del reato di peculato.

L’analisi delle mansioni dell’autista soccorritore

La Corte di Cassazione ha accolto la tesi difensiva, procedendo a un’attenta analisi delle mansioni concrete svolte dall’autista soccorritore. Sulla base dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) di riferimento, le attività dell’imputato includevano:

* Trasporto di persone in ospedale.
* Interventi di primo soccorso e rianimazione cardiopolmonare.
* Manutenzione ordinaria del mezzo.
* Comunicazioni radio con la centrale operativa.
* Registrazione degli interventi effettuati.
* Collaborazione con l’equipe assistenziale.

I giudici hanno osservato che quasi tutte queste attività, pur essendo svolte nell’ambito di un servizio pubblico essenziale, consistono in operazioni di natura esclusivamente materiale o in semplici mansioni di ordine. Anche la registrazione degli interventi è stata interpretata come una mera trascrizione di dati, priva di poteri certificativi o autoritativi.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che, per integrare la figura dell’incaricato di pubblico servizio, non è sufficiente operare all’interno della Pubblica Amministrazione. È necessario che il soggetto svolga funzioni che, pur senza i poteri tipici del pubblico ufficiale, contribuiscano a formare o manifestare la volontà della pubblica amministrazione o si caratterizzino per l’esercizio di poteri autoritativi o certificativi.

Nel caso specifico, le mansioni dell’autista soccorritore, sebbene cruciali, sono state ritenute prive di tali connotati. L’autista esegue ordini, svolge compiti tecnici e materiali, ma non esercita una funzione pubblica in senso proprio. Di conseguenza, non possiede la qualifica soggettiva peculato richiesta dall’art. 314 c.p.

Per questo motivo, la Corte ha riqualificato il fatto non come peculato, bensì come appropriazione indebita (art. 646 c.p.), aggravata dall’aver commesso il fatto con abuso di prestazione d’opera (art. 61, n. 9, c.p.).

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un importante precedente per la corretta definizione dei reati contro la Pubblica Amministrazione. Stabilisce che la valutazione della qualifica soggettiva peculato non può basarsi su un inquadramento astratto del ruolo, ma deve scendere nel dettaglio delle mansioni effettivamente svolte. Un dipendente pubblico che si appropria di beni aziendali commette peculato solo se le sue funzioni implicano l’esercizio, anche mediato, di una potestà pubblica. In caso contrario, come per l’autista di ambulanze le cui mansioni sono state ritenute meramente materiali, il reato configurabile è quello, meno grave, di appropriazione indebita. La Corte ha quindi annullato la sentenza di condanna e ha rinviato il caso alla Corte d’appello per un nuovo giudizio basato sulla corretta qualificazione giuridica.

Un autista di ambulanza che usa la fuel card aziendale per scopi personali commette peculato?
No. Secondo la Cassazione, se le sue mansioni sono puramente materiali e di ordine, non possiede la qualifica soggettiva di incaricato di pubblico servizio necessaria per il reato di peculato. Il fatto viene riqualificato come appropriazione indebita aggravata.

Qual è la differenza tra peculato e appropriazione indebita in questo contesto?
La differenza fondamentale risiede nella qualifica soggettiva dell’agente. Il peculato può essere commesso solo da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio. L’appropriazione indebita è un reato comune, che può essere commesso da chiunque si appropri di un bene altrui di cui ha il possesso.

Cosa si intende per ‘semplici mansioni di ordine’ o ‘opera meramente materiale’?
Si tratta di compiti che non comportano l’esercizio di funzioni pubbliche con poteri decisionali, autoritativi o certificativi. Nel caso esaminato, attività come guidare l’ambulanza, eseguire manovre di primo soccorso standard e registrare gli interventi sono state considerate mansioni meramente materiali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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