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Pubbliche riunioni: la Cassazione chiarisce i limiti

Due soggetti sottoposti a sorveglianza speciale vengono condannati per aver partecipato a un evento sportivo. Le Sezioni Unite della Cassazione annullano la condanna, stabilendo un principio fondamentale: il divieto di partecipare a pubbliche riunioni, previsto come misura di prevenzione, si applica esclusivamente alle riunioni in “luogo pubblico” (es. piazze, strade) e non a quelle in “luogo aperto al pubblico” (es. stadi, teatri), a meno che non sia imposta una prescrizione specifica e motivata dal giudice. La sentenza ridefinisce così l’ambito di applicazione di una delle più comuni prescrizioni per i sorvegliati speciali.

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Pubblicato il 13 agosto 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pubbliche Riunioni e Sorveglianza Speciale: la Cassazione Fissa i Paletti

La Corte di Cassazione, con la sentenza delle Sezioni Unite n. 46595 del 2019, ha tracciato una linea netta sulla definizione di pubbliche riunioni e sui limiti del divieto di partecipazione imposto ai soggetti sottoposti a sorveglianza speciale. Questa pronuncia è di fondamentale importanza perché chiarisce un dubbio interpretativo che aveva generato decisioni contrastanti, offrendo una lettura rigorosa e costituzionalmente orientata della norma.

Il Caso: Dallo Stadio alla Suprema Corte

Il caso riguardava due persone sottoposte alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno. Tra le varie prescrizioni imposte, figurava quella di “non partecipare a pubbliche riunioni”.
I due venivano sorpresi all’interno di un palazzetto dello sport mentre assistevano a un torneo internazionale di tennis. Per questa condotta, oltre che per la violazione del divieto di frequentare pregiudicati, venivano condannati in primo e in secondo grado.
La difesa, tuttavia, contestava che assistere a un evento sportivo potesse essere considerato “partecipare a pubbliche riunioni” ai sensi della legge. Il contrasto giurisprudenziale sul punto ha reso necessario l’intervento delle Sezioni Unite per dirimere la questione.

Il Divieto di Partecipare a Pubbliche Riunioni: la Distinzione Chiave delle Sezioni Unite

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella distinzione, derivata direttamente dall’articolo 17 della Costituzione, tra “luogo pubblico” e “luogo aperto al pubblico”.

Cos’è un Luogo Pubblico?

È un luogo (come una piazza, una via) in cui ogni persona può transitare e trattenersi liberamente, senza bisogno di autorizzazioni o del rispetto di particolari condizioni. L’accesso è libero e incondizionato per tutti.

Cos’è un Luogo Aperto al Pubblico?

È un luogo (come un cinema, un teatro, uno stadio o, come nel caso di specie, un palasport) il cui accesso è sì consentito a un numero indeterminato di persone, ma è subordinato a specifiche condizioni stabilite dal proprietario o gestore (es. il pagamento di un biglietto, il rispetto di un orario).

Le Sezioni Unite hanno stabilito che la prescrizione obbligatoria e automatica prevista dall’art. 8, comma 4, del D.Lgs. 159/2011 (Codice Antimafia) di “non partecipare alle pubbliche riunioni” si riferisce esclusivamente alle riunioni che si tengono in luogo pubblico.

Le Motivazioni: Certezza del Diritto e Rispetto delle Libertà

La Corte ha fondato la sua decisione su principi cardine dell’ordinamento giuridico. In primo luogo, il principio di tassatività e determinatezza della norma penale: un cittadino deve poter sapere con esattezza quale condotta è vietata e quale è lecita. Un’interpretazione estensiva del concetto di “pubbliche riunioni” avrebbe creato incertezza, lasciando un’eccessiva discrezionalità al giudice.
In secondo luogo, la Corte ha sottolineato che le misure di prevenzione, pur essendo finalizzate a tutelare la sicurezza pubblica, comprimono diritti fondamentali, come la libertà di circolazione e di riunione. Pertanto, ogni limitazione deve essere interpretata in modo restrittivo e deve essere strettamente funzionale allo scopo della misura, che è quello di facilitare il controllo sul sorvegliato per prevenire la commissione di reati.
Secondo la Cassazione, la partecipazione a una riunione in un luogo pubblico rende il controllo delle forze dell’ordine estremamente difficile, se non impossibile, vanificando di fatto la misura di sorveglianza. Questo non avviene, o avviene in misura minore, in un luogo aperto al pubblico, dove le modalità di accesso e la struttura stessa del luogo possono facilitare i controlli.
Ciò non significa che un sorvegliato speciale sia sempre libero di andare allo stadio o al cinema. Il giudice della prevenzione, infatti, ha la facoltà di imporre prescrizioni aggiuntive e specifiche (ai sensi dell’art. 8, comma 5, D.Lgs. 159/2011), come il divieto di accedere a manifestazioni sportive. Tuttavia, una tale prescrizione non può essere generica, ma deve essere dettata “in rapporto alla pericolosità del soggetto” e adeguatamente motivata.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza delle Sezioni Unite ha conseguenze pratiche immediate:

1. Per i sorvegliati speciali: La condotta di partecipare a un evento (sportivo, culturale, etc.) in un luogo aperto al pubblico non costituisce, di per sé, violazione della prescrizione generica di non partecipare a pubbliche riunioni. Il reato si configura solo se il giudice ha imposto un divieto specifico e motivato.
2. Per i giudici della prevenzione: Devono essere più precisi nel formulare le prescrizioni. Se ritengono necessario vietare l’accesso a stadi o altri luoghi aperti al pubblico, devono inserire una prescrizione ad hoc, spiegando perché tale limitazione sia necessaria in relazione alla specifica pericolosità del soggetto.
3. Per i giudici penali: In assenza di una prescrizione specifica, non possono condannare un sorvegliato per la sola presenza in un luogo aperto al pubblico, poiché il fatto non sussiste. Di conseguenza, la sentenza impugnata è stata annullata senza rinvio limitatamente a questo capo d’accusa.

A una persona con sorveglianza speciale è sempre vietato andare allo stadio o al cinema?
No. La sentenza chiarisce che il divieto automatico di non partecipare a “pubbliche riunioni” riguarda solo quelle che avvengono in “luogo pubblico” (es. piazze, strade). Per vietare l’accesso a un “luogo aperto al pubblico” come uno stadio o un cinema, è necessaria una prescrizione aggiuntiva, specifica e motivata dal giudice della prevenzione in base alla pericolosità del soggetto.

Qual è la differenza fondamentale tra “luogo pubblico” e “luogo aperto al pubblico”?
La differenza risiede nelle modalità di accesso. Un “luogo pubblico” ha un accesso libero e incondizionato per chiunque (es. una via). Un “luogo aperto al pubblico”, invece, pur essendo accessibile a tutti, prevede delle condizioni per l’ingresso (es. pagare un biglietto, rispettare un orario).

Perché la Corte ha fatto questa distinzione?
Per garantire la certezza del diritto e per interpretare le limitazioni alla libertà personale in modo restrittivo, come impone la Costituzione. La Corte ha ritenuto che solo la partecipazione a riunioni in luoghi pubblici rende di fatto impossibile il controllo sul sorvegliato, vanificando lo scopo della misura di prevenzione e giustificando così la sanzione penale per la violazione della prescrizione generica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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