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Provvisionale inammissibile: la decisione della Cassazione

Due soggetti, condannati per il reato di molestie, hanno impugnato la sentenza lamentando l’errata valutazione dell’elemento soggettivo e la sproporzione della provvisionale di 5.000 euro. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Ha stabilito che le censure sull’elemento soggettivo erano questioni di fatto, non valutabili in sede di legittimità. Riguardo la somma, ha ribadito che la determinazione della provvisionale è un giudizio di merito insindacabile, a meno di motivazioni illogiche, e ha confermato che una motivazione specifica non è necessaria quando l’importo rientra nel danno prevedibile. Di conseguenza, il ricorso sulla provvisionale è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Provvisionale Inammissibile: La Cassazione e i Limiti del Giudizio di Legittimità

L’istituto della provvisionale rappresenta un importante strumento di tutela per la parte civile nel processo penale, ma quando è possibile contestarne l’importo? Con l’ordinanza n. 33889/2024, la Corte di Cassazione torna sul tema, chiarendo i confini del proprio sindacato e confermando che un ricorso generico sulla quantificazione del danno provvisorio rende la questione della provvisionale inammissibile. Questo principio riafferma la netta distinzione tra il giudizio di merito, incentrato sui fatti, e quello di legittimità, dedicato alla corretta applicazione del diritto.

I Fatti del Caso: dalla Condanna alla Provvisionale

Il Tribunale di Ragusa aveva condannato due persone per il reato di molestia o disturbo alle persone, previsto dall’art. 660 del codice penale. Oltre alla pena principale di cinquemila euro di ammenda, le imputate erano state condannate al risarcimento dei danni in favore delle parti civili. Il giudice aveva inoltre disposto il pagamento di una provvisionale, immediatamente esecutiva, pari a cinquemila euro. La concessione dei benefici della non menzione e della sospensione condizionale della pena era stata subordinata proprio all’effettivo pagamento di tale somma.

I Motivi del Ricorso e la questione sulla provvisionale inammissibile

La difesa delle condannate ha presentato ricorso, che la Corte d’Appello ha correttamente qualificato come ricorso per cassazione. I motivi di impugnazione erano due:
1. Vizio di motivazione sull’elemento soggettivo del reato: si contestava la sussistenza della volontà colpevole necessaria per configurare il reato di molestie.
2. Sproporzione della provvisionale: si chiedeva di escludere o, in subordine, ridurre l’importo della provvisionale, ritenuto eccessivo.

Entrambi i motivi sono stati giudicati dalla Suprema Corte manifestamente infondati e, di conseguenza, il ricorso sulla provvisionale inammissibile nel suo complesso.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte ha rigettato il ricorso dichiarandolo inammissibile. Questa decisione si fonda su principi consolidati della procedura penale, che meritano un’analisi approfondita.

Le motivazioni

La Corte ha smontato punto per punto i motivi del ricorso. Per quanto riguarda il primo motivo, relativo all’elemento soggettivo del reato, i giudici hanno sottolineato che le argomentazioni della difesa erano “integralmente versati in fatto”. In altre parole, si chiedeva alla Cassazione di rivalutare le prove e i fatti del processo, un compito che spetta esclusivamente al giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e che è precluso in sede di legittimità. La motivazione del Tribunale sulla sussistenza del reato è stata quindi ritenuta “ineccepibile”.

Il cuore della decisione, però, riguarda il secondo motivo, quello sulla provvisionale. Anche su questo punto, la Corte ha dichiarato il motivo inammissibile. La motivazione è duplice. In primo luogo, la determinazione della somma assegnata a titolo di provvisionale è riservata al “giudizio insindacabile del giudice di merito”. La Cassazione può intervenire solo se la motivazione è totalmente assente o manifestamente illogica, cosa che non è avvenuta in questo caso. In secondo luogo, la Corte ha ribadito un principio importante: il giudice di merito non ha l’obbligo di fornire una motivazione espressa e dettagliata sull’importo della provvisionale quando questo, per la sua non particolare rilevanza, “rientri nell’ambito del danno prevedibile”. La critica della difesa è stata giudicata non specifica, poiché non indicava le ragioni per cui l’ammontare del danno riconosciuto dal giudice fosse errato.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti spunti pratici. Chi intende contestare l’importo di una provvisionale in Cassazione non può limitarsi a lamentarne una generica “sproporzione”. È necessario, invece, articolare una censura specifica, che evidenzi un vizio logico o una totale carenza di motivazione da parte del giudice di merito. In assenza di tali elementi, il ricorso si scontrerà inevitabilmente con una declaratoria di inammissibilità. La decisione ribadisce la solidità del principio secondo cui la quantificazione del danno, anche in via provvisoria, è una valutazione di fatto, che sfugge al controllo della Corte di Cassazione, la quale è chiamata a vigilare sulla corretta applicazione delle norme di diritto, non a riscrivere il processo.

È possibile contestare l’importo di una provvisionale in Cassazione?
No, di regola non è possibile. La determinazione dell’importo della provvisionale è una valutazione di fatto riservata al giudice di merito. Il ricorso in Cassazione è ammissibile solo se la motivazione del giudice è totalmente assente o manifestamente illogica, non per una semplice contestazione della cifra.

Perché il giudice non deve sempre motivare in dettaglio l’importo della provvisionale?
Secondo la Cassazione, non è richiesta una motivazione espressa e dettagliata quando l’importo liquidato non ha una particolare rilevanza e rientra nell’ambito del danno che si poteva ragionevolmente prevedere come conseguenza del reato.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
Comporta che la sentenza impugnata diventi definitiva e non possa più essere messa in discussione. Inoltre, chi ha proposto il ricorso viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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