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Provvedimento abnorme: quando un diniego è legittimo?

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una cittadina contro il diniego di accesso agli atti di un procedimento di prevenzione concluso. La Corte ha stabilito che il diniego, pur se potenzialmente errato, non costituisce un provvedimento abnorme in quanto rientra nei poteri del giudice e non causa la stasi di un procedimento in corso.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Provvedimento Abnorme: Quando il Diniego di Accesso agli Atti è Impugnabile?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2911/2025, offre un importante chiarimento sulla nozione di provvedimento abnorme, specialmente in relazione al diniego di accesso agli atti processuali. La decisione nasce dal ricorso di una cittadina che si era vista negare la possibilità di visionare ed estrarre copia dei documenti di un procedimento di prevenzione, ormai concluso, che aveva portato alla confisca di beni a lei intestati. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, delineando i confini tra un atto meramente illegittimo e un atto abnorme, l’unico in grado di aprire le porte a un’impugnazione straordinaria.

Il Contesto del Caso: La Richiesta di Accesso agli Atti Post-Confisca

Una cittadina, risultata terza interessata in un procedimento di prevenzione che si era concluso con la confisca di alcuni suoi beni, presentava un’istanza al Tribunale per ottenere visione e copia degli atti del fascicolo. L’obiettivo era quello di raccogliere la documentazione necessaria per valutare la proposizione di un incidente di esecuzione o di un’istanza di revoca della confisca, esercitando così il proprio diritto di difesa.

Il Tribunale, tuttavia, rigettava la richiesta, motivando che la ricorrente aveva già avuto modo di esercitare le proprie difese nel corso del procedimento originario. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che tale diniego costituisse un provvedimento abnorme.

Il Ricorso e la Tesi del Provvedimento Abnorme

La difesa ha argomentato che il diniego del Tribunale fosse abnorme sotto un duplice profilo:

* Strutturale: La motivazione sarebbe stata talmente irragionevole da collocare il provvedimento al di fuori del sistema processuale, minando il diritto di difesa costituzionalmente garantito.
* Funzionale: L’atto avrebbe determinato una stasi del procedimento, impedendo di fatto alla cittadina di intraprendere nuove azioni legali (come l’incidente di esecuzione) per tutelare i propri diritti.

Secondo la ricorrente, negare l’accesso agli atti significava precluderle ogni possibilità di contestare la confisca, creando un blocco insuperabile all’esercizio della giustizia.

Le Motivazioni della Corte: Perché il Diniego non è un Provvedimento Abnorme

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente la tesi difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile. La motivazione della Corte si fonda su due pilastri fondamentali.

Il Principio di Tassatività dei Mezzi di Impugnazione

In primo luogo, la Corte ricorda che, secondo l’art. 586 del codice di procedura penale, le impugnazioni sono ammesse solo nei casi espressamente previsti dalla legge (principio di tassatività). Il provvedimento con cui un giudice nega l’accesso agli atti non rientra tra quelli per cui è previsto uno specifico mezzo di impugnazione. Pertanto, l’unica via percorribile era quella, tentata dalla difesa, di qualificare l’atto come abnorme, per poter accedere al ricorso per cassazione come rimedio eccezionale.

La Definizione di Abnormità e l’Assenza di Stasi Processuale

La Corte, richiamando la giurisprudenza consolidata delle Sezioni Unite, ha ribadito che un provvedimento abnorme è un atto che presenta anomalie genetiche o funzionali così radicali da non poter essere inquadrato nello schema normativo processuale. Deve trattarsi di uno sviamento della funzione giurisdizionale che si colloca al di là di ogni ragionevole limite. Un provvedimento semplicemente illegittimo o errato non è, di per sé, abnorme.

Nel caso specifico, la decisione del Tribunale di negare l’accesso, pur potendo essere discutibile nel merito, rientrava comunque nel potere del giudice di valutare i presupposti di un’istanza (ex art. 116 c.p.p.). Non si trattava, quindi, di un atto avulso dal sistema.

Inoltre, e questo è il punto cruciale, non si poteva parlare di ‘stasi processuale’. La richiesta di accesso agli atti, infatti, non si inseriva in un procedimento in corso, ma era preparatoria a un eventuale e futuro procedimento. Il procedimento di prevenzione originario era già concluso. Di conseguenza, il diniego non ha paralizzato alcun iter giudiziario pendente.

Le Conclusioni: Inammissibilità e Condanna alle Spese

Sulla base di queste argomentazioni, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso. Non essendo ravvisabile la categoria dell’abnormità, l’impugnazione era priva del suo presupposto fondamentale. La ricorrente è stata quindi condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a causa della manifesta infondatezza e della colpa nell’aver proposto un’impugnazione non consentita dalla legge.

Un provvedimento che nega l’accesso agli atti di un procedimento concluso è sempre impugnabile?
No, secondo la Corte non è impugnabile attraverso i mezzi ordinari. Il provvedimento di diniego non rientra nel novero degli atti per i quali la legge prevede specificamente un mezzo di impugnazione, in base al principio di tassatività.

Quando un provvedimento del giudice può essere considerato ‘abnorme’?
Un provvedimento è ‘abnorme’ quando presenta anomalie così radicali da non poter essere inquadrato nello schema processuale, oppure quando causa una paralisi insuperabile del procedimento (‘stasi processuale’). Una semplice illegittimità non è sufficiente a renderlo abnorme.

Il diniego di accesso agli atti per un procedimento già concluso causa una ‘stasi processuale’?
No. La Corte ha chiarito che non si può parlare di stasi processuale perché la richiesta di accesso agli atti non si inserisce in una fase processuale in corso, ma è funzionale a un eventuale e futuro procedimento (come la richiesta di revoca della confisca). Il procedimento originario è già terminato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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