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Provvedimento abnorme: i limiti del GUP in udienza

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un Giudice dell’udienza preliminare (GUP) qualificandola come provvedimento abnorme. Il GUP, dopo aver riqualificato un’imputazione, aveva erroneamente restituito tutti gli atti al Pubblico Ministero, ignorando che un altro capo d’accusa richiedeva comunque la celebrazione dell’udienza preliminare. Tale decisione ha creato una stasi procedimentale insuperabile, portando la Suprema Corte a intervenire per garantire il corretto svolgimento del processo.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Provvedimento Abnorme: i Limiti del GUP nella Riqualificazione del Reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11 del 2024, offre un importante chiarimento sui poteri del Giudice dell’udienza preliminare (GUP) e sulla nozione di provvedimento abnorme. La decisione analizza il caso di un’ordinanza con cui il GUP, dopo aver modificato l’accusa per un reato, restituiva l’intero fascicolo al Pubblico Ministero, generando però una paralisi processuale. Questo intervento della Suprema Corte è fondamentale per delineare i confini dell’azione giudiziaria e garantire la corretta progressione del processo penale.

I Fatti di Causa: Dalla Richiesta di Rinvio a Giudizio alla Restituzione degli Atti

Il caso ha origine da una richiesta di rinvio a giudizio formulata dal Pubblico Ministero presso il Tribunale di Roma nei confronti di diversi imputati per reati di illecita concorrenza con minaccia o violenza (art. 513-bis c.p.) e danneggiamento (art. 635 c.p.).

Durante l’udienza preliminare, il GUP decideva di riqualificare uno dei principali capi di imputazione (capo A), riconducendolo al reato meno grave di violenza privata (art. 610 c.p.). Sulla base di questa nuova qualificazione, il giudice disponeva la trasmissione di tutti gli atti al Pubblico Ministero, ritenendo che per i reati contestati si dovesse procedere con citazione diretta a giudizio, senza quindi la necessità di un’udienza preliminare. Tuttavia, il GUP ometteva di considerare un altro capo d’imputazione (capo E), analogo a quello riqualificato e contestato ad altri imputati, per il quale la legge prevede obbligatoriamente la celebrazione dell’udienza preliminare.

Il Ricorso del PM e il concetto di provvedimento abnorme

Il Pubblico Ministero ha impugnato l’ordinanza del GUP davanti alla Corte di Cassazione, denunciandone l’abnormità. Secondo l’accusa, la decisione del giudice avrebbe creato una stasi procedimentale insuperabile. Infatti, il PM si sarebbe trovato nell’impossibilità di procedere con citazione diretta per tutti i reati, dato che per il capo E) era ancora necessaria l’udienza preliminare.

Questo avrebbe innescato un cortocircuito processuale: un eventuale decreto di citazione diretta sarebbe stato nullo, con conseguente nuova restituzione degli atti al PM. Si configura così un provvedimento abnorme di tipo ‘funzionale’, ovvero un atto che, pur essendo previsto dalla legge, viene utilizzato in un contesto che porta a una regressione indebita e a una paralisi del procedimento.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, ritenendo fondata la censura di abnormità. I giudici hanno sottolineato che il GUP, pur avendo il potere di riqualificare un’imputazione, non ha escluso la sussistenza del reato contestato al capo E), per il quale la competenza del Tribunale in composizione collegiale e la celebrazione dell’udienza preliminare rimangono invariate, anche dopo le recenti riforme legislative.

Di conseguenza, la restituzione di tutti gli atti al PM, compresi quelli relativi al capo E), si traduce nell’imposizione di compiere un’attività processuale (l’emissione di un decreto di citazione diretta) in violazione di legge. Tale atto sarebbe nullo e determinerebbe una nuova regressione del procedimento, creando quella ‘indebita stasi procedimentale’ che caratterizza il provvedimento abnorme.

La Corte, richiamando precedenti pronunce delle Sezioni Unite (in particolare la sentenza ‘Scarlini’), ha affermato che l’ordinanza è affetta da abnormità funzionale perché produce un blocco insuperabile del processo. L’accoglimento del ricorso ha quindi portato all’annullamento senza rinvio dell’ordinanza impugnata, con l’ordine di trasmettere gli atti all’Ufficio del Giudice dell’udienza preliminare di Roma per la prosecuzione del giudizio secondo le regole corrette.

Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio cruciale per la corretta amministrazione della giustizia penale: i poteri del giudice, anche quando esercitati legittimamente come nel caso della riqualificazione giuridica di un reato, devono sempre essere bilanciati con la necessità di assicurare un ordinato e progressivo svolgimento del processo. Un’ordinanza che, ignorando la complessità del quadro accusatorio, genera una paralisi procedurale insuperabile, si configura come un provvedimento abnorme e deve essere annullata. La decisione della Cassazione serve da monito per garantire che ogni fase processuale si svolga nel pieno rispetto delle norme, evitando deviazioni che possano compromettere l’efficienza e la legalità del sistema giudiziario.

Cosa si intende per provvedimento abnorme?
Un provvedimento abnorme è un atto del giudice che si pone al di fuori del sistema processuale, sia perché non previsto dalla legge (abnormità strutturale), sia perché, pur essendo previsto, il suo esercizio provoca una stasi insuperabile e una regressione indebita del procedimento (abnormità funzionale), come avvenuto nel caso di specie.

Perché l’ordinanza del GUP è stata considerata abnorme in questo caso?
L’ordinanza è stata considerata abnorme perché, ordinando la restituzione di tutti gli atti al Pubblico Ministero, ha ignorato che uno dei capi d’imputazione (capo E) richiedeva obbligatoriamente la celebrazione dell’udienza preliminare. Questa decisione ha creato una paralisi del processo, poiché il PM non avrebbe potuto procedere correttamente, innescando un circolo vizioso di restituzioni.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza del GUP. Ha ordinato la trasmissione degli atti al Tribunale di Roma, specificamente all’Ufficio del Giudice dell’udienza preliminare, affinché il procedimento prosegua correttamente con la celebrazione dell’udienza per tutti i capi d’imputazione che la richiedono.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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