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Prove Sky Ecc: legittime con Ordine Europeo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, confermando la piena utilizzabilità delle prove Sky Ecc. La sentenza stabilisce che le chat criptate, ottenute da autorità estere tramite un Ordine Europeo di Indagine, sono legittime. Il giudice italiano non può sindacare le modalità di acquisizione avvenute all’estero, in virtù del principio di reciproco riconoscimento e fiducia tra gli Stati membri dell’UE, a meno di una palese violazione dei diritti fondamentali, non riscontrata nel caso di specie.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prove Sky Ecc: la Cassazione ne sancisce la piena utilizzabilità se acquisite tramite Ordine Europeo di Indagine

Con la sentenza n. 44046 del 2024, la Corte di Cassazione ha affrontato una questione di cruciale importanza nel panorama processuale penale moderno: la legittimità e l’utilizzabilità delle prove Sky Ecc. Questi dati, provenienti da un sistema di comunicazione criptato e acquisiti tramite Ordine Europeo di Indagine (O.E.I.), sono stati al centro di un complesso caso di narcotraffico internazionale. La decisione consolida un orientamento fondamentale basato sui principi di cooperazione e fiducia reciproca all’interno dell’Unione Europea.

I fatti del processo

Il caso trae origine da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Bologna nei confronti di un soggetto indagato per gravi reati, tra cui la partecipazione a un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana) e la detenzione illecita di armi. Secondo l’accusa, l’indagato svolgeva un ruolo di supporto logistico fondamentale per l’organizzazione, fornendo furgoni e documenti fittizi per il trasporto della droga, agendo anche come intermediario e acquirente.
Le prove decisive a carico dell’indagato provenivano in larga parte dalle comunicazioni intercorse sulla piattaforma criptata Sky Ecc, acquisite dalle autorità giudiziarie italiane per mezzo di un Ordine Europeo di Indagine emesso nei confronti delle autorità francesi, che avevano già decriptato e raccolto i dati nell’ambito di una loro autonoma investigazione.

I motivi del ricorso: dubbi sulla gestione delle prove Sky Ecc

La difesa dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse eccezioni, incentrate principalmente sull’inutilizzabilità delle conversazioni acquisite da Sky Ecc. I principali motivi di doglianza riguardavano:

1. Violazione del diritto di difesa: La difesa lamentava la mancata ostensione delle modalità di acquisizione e decriptazione dei dati da parte delle autorità estere, sostenendo che ciò impedisse una verifica sul rispetto delle norme inderogabili e dei principi fondamentali dell’ordinamento italiano.
2. Mancanza di garanzie sull’integrità dei dati: Si contestava l’assenza di una catena di conservazione forense tracciabile, come la mancata generazione di un doppio codice hash, e la consegna dei dati in formato Excel, un file intrinsecamente modificabile. Secondo il ricorrente, queste modalità non garantivano l’autenticità e l’affidabilità delle conversazioni.
3. Violazione dei principi del giusto processo: La difesa riteneva che l’impossibilità di accedere all’algoritmo di decriptazione e di verificare l’intero processo di captazione costituisse una lesione irreparabile del diritto a un equo processo.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sulle prove Sky Ecc

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo una motivazione articolata e di grande rilevanza giuridica. Il fulcro della decisione risiede nell’applicazione dei principi che governano l’Ordine Europeo di Indagine e la cooperazione giudiziaria in ambito UE.

La Corte ha chiarito che, quando si acquisiscono prove già raccolte da un altro Stato membro (i cosiddetti ‘dati freddi’), l’autorità giudiziaria italiana non ha il potere di riesaminare la legittimità delle procedure di indagine seguite dall’autorità estera. Questo si basa sul principio di reciproco riconoscimento e fiducia, secondo cui si presume che ogni Stato membro rispetti i diritti fondamentali e le garanzie processuali.

Il controllo del giudice italiano è quindi limitato alla verifica che non vi sia stata una palese violazione dei principi fondamentali dell’ordinamento. Nel caso delle prove Sky Ecc, la Corte ha stabilito che la mancata conoscenza dell’algoritmo di decriptazione non costituisce, di per sé, una tale violazione. La scienza informatica, infatti, insegna che un messaggio criptato è inscindibilmente legato alla sua chiave di cifratura: una chiave errata non produce una decifrazione parziale o alterata, ma solo una sequenza di caratteri priva di senso. Ciò esclude, salvo prova contraria concreta, il rischio di manipolazioni.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che l’integrità dei dati può essere garantita anche con metodi alternativi al codice hash. Nel caso specifico, il riversamento dei file su supporti ottici non riscrivibili (come CD-ROM o DVD-R) da parte delle autorità francesi è stato ritenuto un meccanismo idoneo a cristallizzare il contenuto, sopperendo alla potenziale modificabilità del formato file originario con l’immodificabilità del contenitore finale.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un punto fermo nell’utilizzo processuale delle prove digitali provenienti da sistemi di comunicazione criptata e acquisite tramite cooperazione europea. La Corte di Cassazione ribadisce che il sistema dell’Ordine Europeo di Indagine si fonda sulla fiducia e non permette una revisione nel merito delle attività investigative estere. Le garanzie per la difesa sono assicurate dal contraddittorio che si instaura in Italia sulla prova una volta acquisita, non sulle modalità con cui essa è stata originariamente raccolta all’estero. Questa decisione, pertanto, rafforza gli strumenti di cooperazione internazionale nella lotta alla criminalità organizzata, bilanciando le esigenze investigative con il rispetto dei principi fondamentali del giusto processo.

Le prove raccolte all’estero tramite un Ordine Europeo di Indagine (O.E.I.) sono sempre utilizzabili in Italia?
Sì, in linea di principio sono utilizzabili. Il giudice italiano non può riesaminare la legittimità delle modalità con cui la prova è stata acquisita nello Stato estero, in virtù del principio di reciproco riconoscimento. L’utilizzabilità può essere esclusa solo se emerge una violazione dei principi fondamentali e dei diritti inviolabili garantiti dall’ordinamento italiano, ma questo accertamento è molto rigoroso.

La difesa ha il diritto di verificare le modalità tecniche con cui le comunicazioni criptate (come quelle di Sky Ecc) sono state acquisite e decifrate all’estero?
No, secondo la Corte la difesa non ha un diritto incondizionato a conoscere i dettagli tecnici dell’attività di captazione e decriptazione svolta dall’autorità estera. La procedura di acquisizione è regolata dalla legge dello Stato che esegue l’indagine (in questo caso, la Francia) e si presume legittima. L’impossibilità di accedere all’algoritmo non costituisce di per sé una violazione del diritto di difesa.

Come viene garantita l’integrità dei dati digitali se non viene utilizzato un codice hash?
L’integrità dei dati può essere assicurata attraverso metodi alternativi. La Corte ha ritenuto che il riversamento dei dati su supporti di memoria non modificabili, come CD-ROM o DVD-R, costituisce una garanzia sufficiente. In questo modo, l’immodificabilità del ‘contenitore’ supplisce alla potenziale modificabilità del ‘contenuto’ (es. un file Excel), garantendo che i dati trasferiti all’autorità italiana siano gli stessi di quelli originali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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