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Prove Sky-Ecc: la Cassazione conferma la custodia

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10056/2025, ha rigettato il ricorso di un indagato sottoposto a custodia cautelare per associazione di stampo mafioso e narcotraffico. Il caso verteva sull’utilizzabilità delle prove Sky-Ecc, acquisite tramite ordine europeo di indagine. La Corte ha confermato la piena validità di tali prove, ribadendo che l’acquirente stabile di stupefacenti può essere considerato partecipe del sodalizio criminale, e ha respinto le censure sulla mancanza di attualità delle esigenze cautelari.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prove Sky-Ecc: la Cassazione convalida l’uso delle chat criptate per la custodia cautelare

Con una recente e significativa sentenza, la Corte di Cassazione ha affrontato ancora una volta il tema cruciale dell’utilizzo delle prove Sky-Ecc nei procedimenti penali. La decisione n. 10056/2025 chiarisce la piena legittimità dell’acquisizione di dati da comunicazioni criptate tramite Ordine Europeo di Indagine (OEI) e delinea i confini tra il ruolo di semplice acquirente di droga e quello di partecipe a un’associazione criminale. Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale per i processi relativi a criminalità organizzata e narcotraffico.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso presentato da un individuo sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere per reati gravissimi, tra cui l’associazione per delinquere di stampo mafioso e il traffico di sostanze stupefacenti. L’indagato aveva impugnato l’ordinanza del Tribunale del Riesame che confermava la misura restrittiva, basando le sue doglianze su due argomenti principali: l’inutilizzabilità delle prove provenienti dalla piattaforma di comunicazione criptata Sky-Ecc e l’insussistenza di gravi indizi di colpevolezza riguardo alla sua partecipazione al sodalizio criminale.

I Motivi del Ricorso

La difesa ha contestato la legittimità delle prove digitali su più fronti. In primo luogo, ha lamentato la violazione delle norme processuali e dei diritti fondamentali, sostenendo che l’acquisizione dei dati in territorio francese, poi trasmessi all’Italia, non offriva garanzie sufficienti. Mancavano, a dire della difesa, informazioni essenziali sull’algoritmo di decifrazione, sulle modalità di selezione dei messaggi e sulla natura dei reati che avevano originariamente giustificato l’intercettazione all’estero.
In secondo luogo, si contestava il quadro indiziario. L’indagato si sarebbe limitato ad acquistare cocaina dal gruppo per un breve periodo, senza un vero e proprio inserimento organico nell’associazione. Infine, il ricorrente criticava la valutazione sulle esigenze cautelari, ritenuta viziata per non aver considerato il tempo trascorso dai fatti contestati.

Le Motivazioni della Cassazione sulle Prove Sky-Ecc

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente il ricorso, fornendo motivazioni nette e in linea con i più recenti approdi delle Sezioni Unite. Per quanto riguarda le prove Sky-Ecc, i giudici hanno ribadito un principio ormai consolidato: i dati acquisiti tramite Ordine Europeo di Indagine sono pienamente utilizzabili. Non è necessario che lo Stato estero (in questo caso, la Francia) abbia seguito pedissequamente tutte le regole procedurali previste dall’ordinamento italiano.
La cooperazione giudiziaria europea si basa sul principio del mutuo riconoscimento, e l’eventuale inutilizzabilità può derivare solo dalla prova di una violazione concreta e specifica dei diritti fondamentali della difesa, onere che nel caso di specie non è stato assolto. La Corte ha inoltre specificato che l’impossibilità per la difesa di accedere all’algoritmo di decriptazione non costituisce, di per sé, una lesione del diritto di difesa, poiché il contenuto del messaggio è inscindibilmente legato alla sua chiave di cifratura, scongiurando il rischio di alterazioni.

Dal Semplice Acquisto alla Partecipazione Associativa

Un punto centrale della sentenza riguarda la qualificazione del ruolo dell’indagato. La Cassazione ha avallato la tesi del Tribunale, secondo cui l’indagato non era un semplice cliente occasionale, ma un “acquirente stabile”. La sua condotta, caratterizzata da acquisti costanti e ingenti di sostanza stupefacente, lo rendeva un canale di smaltimento affidabile e fondamentale per l’economia del sodalizio.
Questo rapporto durevole e funzionale agli scopi dell’organizzazione trasforma il ruolo da quello di mero contraente in un rapporto sinallagmatico a quello di partecipe al programma criminoso. La stabilità, la frequenza e la fiducia che caratterizzavano le transazioni dimostravano un’adesione consapevole agli obiettivi dell’associazione, integrando così i gravi indizi di colpevolezza per il reato associativo.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto infondate anche le censure relative alle esigenze cautelari. I giudici hanno spiegato che il mero decorso del tempo non è sufficiente a elidere la pericolosità sociale dell’indagato, specialmente in contesti di criminalità organizzata. La valutazione deve tenere conto della personalità del soggetto, del suo radicamento in ambienti criminali e della sua persistente attitudine a delinquere. Nel caso specifico, la profonda integrazione dell’indagato nel sodalizio mafioso e la sua professionalità nel traffico di droga rendevano concreto e attuale il rischio di reiterazione dei reati, giustificando il mantenimento della misura cautelare più afflittiva. La Corte ha sottolineato come il tempo possa avere un significato neutro o persino negativo, se non accompagnato da elementi concreti che dimostrino un reale percorso di risocializzazione.

Le Conclusioni

La sentenza n. 10056/2025 si pone in continuità con l’orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità, offrendo importanti conferme su temi di grande attualità. In primo luogo, solidifica il quadro normativo sull’utilizzabilità delle prove digitali provenienti da sistemi di comunicazione criptati e acquisite tramite cooperazione internazionale, respingendo le eccezioni di carattere formale. In secondo luogo, traccia una linea chiara sulla configurabilità della partecipazione a un’associazione criminale, evidenziando come la stabilità e la funzionalità del rapporto di fornitura di droga possano essere indici rivelatori di un’adesione al patto criminale. Infine, ribadisce la rigorosa valutazione richiesta per superare la presunzione di pericolosità nei reati di mafia, dove il semplice trascorrere del tempo non basta a far venir meno le esigenze cautelari.

I dati acquisiti dalla piattaforma criptata Sky-Ecc tramite Ordine Europeo di Indagine sono utilizzabili nel processo penale italiano?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato la loro piena utilizzabilità. Secondo la sentenza, non è necessario che lo Stato estero che ha raccolto i dati abbia rispettato tutte le procedure italiane. L’inutilizzabilità può essere dichiarata solo se la difesa dimostra una violazione concreta dei diritti fondamentali, come il diritto a un equo processo.

Quando un acquirente di droga può essere considerato partecipe di un’associazione criminale?
Un acquirente diventa partecipe quando il suo rapporto con l’organizzazione supera la singola compravendita e si trasforma in una relazione stabile, continuativa e funzionale agli scopi del sodalizio. La costante disponibilità ad acquistare ingenti quantitativi di sostanza, diventando un canale di distribuzione affidabile, dimostra un’adesione al programma criminoso dell’associazione.

Il solo trascorrere del tempo è sufficiente a far decadere le esigenze cautelari e ottenere la revoca della custodia in carcere?
No, la sentenza chiarisce che il decorso del tempo è un fattore neutro. Per revocare una misura cautelare, specialmente per reati di mafia, devono emergere elementi concreti che dimostrino un effettivo cambiamento nella vita dell’indagato e un allontanamento dal contesto criminale. In assenza di ciò, la pericolosità sociale si presume persistente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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